“DIRE FARE CAMBIARE”: UN MANIFESTO PER LA CULTURA BENE COMUNE
Per ripartire dopo l’emergenza Coronavirus è d'aiuto anche l'iniziativa dell'associazione Chiave di Svolta, per una nuova narrazione culturale
02 Aprile 2020
Finita l’emergenza del Covid-19, le istituzioni dovranno pensare a concrete misure a sostegno del settore culturale e creativo, così profondamente provato dall’emergenza
Coronavirus. «In questo momento storico una nuova narrazione diventa fondamentale», dice Giulia Morello, presidente dell’associazione Chiave di Svolta, che ha dato vita al progetto “Dire Fare Cambiare”, con il Manifesto per la Cultura Bene Comune e Sostenibile.
Perché il nome “Dire, Fare, Cambiare”? Come nasce l’idea del Manifesto per la cultura?
«Dire Fare Cambiare è il nome del primo progetto della nostra associazione.
È più di un motto per noi, direi la nostra visione, una specie di formula matematica: dire + fare = cambiare.
Il Manifesto per la Cultura Bene Comune e Sostenibile nasce dal bisogno di una nuova narrazione culturale: è uno strumento fondamentale di cittadinanza e di attuazione di sviluppo sostenibile fra coloro che, sottoscrivendolo, ne condividono i valori e si impegnano a praticarli. La cultura, bene comune e anche diritto di ognuno, deve essere un elemento fondamentale per il rilancio dell’economia e del Paese e questo può avvenire soltanto cambiando la sua narrazione. A partire dal primo assunto da capovolgere, che vede ancora la cultura tra le prime voci ad essere azzerate in caso di crisi economiche, quasi a sminuirne la funzione ad elemento di mero intrattenimento, il primo quindi al quale si può rinunciare».
Perché è importante questo “impegno di realtà condivisa” proprio adesso?
«In questo momento storico una nuova narrazione diventa fondamentale quando, finita l’emergenza del Covid-19, le istituzioni dovranno pensare a come sostenere i vari settori e non dovranno certo mancare misure a sostegno del settore culturale e creativo, così profondamente provato dall’emergenza Coronavirus. Ed è proprio alle istituzioni competenti, che abbiamo intenzione di rivolgerci alla fine di questo periodo di emergenza, per sollecitare la nascita di un protocollo tra i ministeri competenti, per far sì che una produzione culturale realmente sostenibile sia favorita e incentivata. Per questo è importante in questo momento storico: non vogliamo che tutto torni come prima. Che questo momento così difficile e drammatico sia l’occasione per cambiare le cose, guardando a un futuro e costruendolo a misura di ognuno di noi».
Chi può aderire?
«Al Manifesto possono aderire organizzazioni, associazioni, istituzioni, artisti, luoghi culturali, cittadini chiunque ne condivida i valori e sia pronto a impegnarsi a praticarli.
Il Manifesto diventa così una sorta di marchio di qualità/riconoscimento per qualsiasi attore del campo culturale, che voglia farsene parte attiva. Un festival, un evento, un comune, un’associazione che aderisce a questo manifesto se ne fa al contempo complice e bandiera, uniti dal credere in una società all’altezza di tutte e tutti».
Quali sono gli obiettivi?
«Il primo obiettivo è consegnare il manifesto firmato al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per sollecitare la nascita di un protocollo d’intesa che favorisca e incentivi una produzione culturale sostenibile».
Cos’è l’Associazione Chiave di Svolta, che ha dato vita al Manifesto?
«Siamo un gruppo di donne che condividono impegno, creatività e una certa esperienza nella produzione culturale. La chiave di volta è un elemento architettonico importante, un punto fermo, un riferimento, un elemento in grado di guidare il processo di cambiamento.
Così intendiamo la cultura: una chiave di (s)volta fondamentale e straordinaria per diffondere consapevolezza, ridurre le diseguaglianze e promuovere lo sviluppo sostenibile come indicato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite».
IL manifesto si può leggere e firmare a questo link
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