UNA SCUOLA GRANDE COME IL MONDO: LE PROPOSTE PER LA RIAPERTURA

Il documento, firmato da dieci sigle del Terzo settore, con le proposte per chiudere l'anno e riaprirlo a settembre, costruendo una scuola inclusiva

di Redazione

Pubblichiamo il testo del documento con le proposte per chiudere l’anno e per riaprire a settembre una scuola inclusiva, che guarda al futuro ascoltando le esigenze di tutti e rispettando i diritti dei bambini. L’hanno firmato una decina di realtà non profit, compreso CSV Lazio.

Siamo associazioni educative e pedagogiche, contesti educativi e formativi, associazioni di famiglie, servizi di volontariato, enti del Terzo settore profondamente sollecitati dal protrarsi della situazione di emergenza, attenti e vigili per le conseguenze sul piano della coesione sociale, della tenuta democratica, del peggioramento delle condizioni di vita dell’infanzia. I diritti di tutti i bambini non possono essere compressi ancora a lungo a causa dell’isolamento.
È necessario un approfondimento sul ruolo che la scuola ha e dovrebbe avere per il futuro nel nostro Paese, mettendo finalmente al centro i bambini e i loro diritti.
Bisogna pensare a come colmare i dislivelli di partenza, aggravati dal lungo periodo di sospensione per bambini e famiglie in situazioni di povertà e disagio. Riteniamo necessario promuovere un’azione condivisa e partecipata, che riesca a produrre un’analisi attenta dei diritti e delle differenze che condizioni sociali e culturali diverse producono sul loro godimento da parte di bambini e famiglie e a progettare interventi per la cura dei minori, dell’educazione, del tessuto sociale e del futuro della nostra democrazia, individuando opportune strategie, che siano capaci di dare valore, in primo luogo, ai desideri e alla creatività dei minori stessi.
L’educazione e la scuola devono essere uno spazio di esercizio di responsabilità comune e condivisa da tutti.
L’educazione costituisce il risultato ma anche la condizione della nostra democrazia che inizia dalla nascita e dal nido d’infanzia, trovando nei banchi di scuola la dimensione di universalità.

 

Insieme per la Curtis Draconis

Stiamo vivendo una situazione straordinaria, che coinvolge tutti i livelli della vita pubblica e delle istituzioni. In questa situazione alcuni aspetti basilari della funzione della scuola sono messi fortemente a rischio: 1) l’inclusione 2) la garanzia di contesti educativi e formativi adeguati alle diverse fasce d’età 3) la qualità dell’istruzione 4) il raggiungimento per tutti dello sviluppo pieno delle proprie potenzialità attraverso l’individualizzazione dell’insegnamento e la valutazione formativa. È rispetto a queste funzioni che vanno individuate, a nostro parere, le misure urgenti per la conclusione di questo anno scolastico, la riapertura del prossimo e la definizione di interventi per costruire nuove prospettive educative dalle scuole ai territori.

Come chiudere l’anno scolastico

1 – La chiusura repentina delle scuole e dei nidi d’infanzia a fine febbraio ha interrotto, e in parte trasformato, i percorsi educativi in atto. In particolare i bambini delle classi cosiddette apicali non potranno concludere esperienze pluriennali nelle modalità consuete. È importante che, in relazione ai protocolli sanitari, si progettino situazioni di saluto, consegna di materiali che portino a sintesi il percorso del gruppo, momenti di transizione a giugno o nel corso dell’estate o a settembre.

2 – La valutazione degli apprendimenti. Le proposte delle scuole agli studenti con la didattica a distanza non arrivano a tutti allo stesso modo, richiedono spesso la forte presenza e competenza dei genitori; difficoltà che si aggiungono a quelle a cui vanno incontro i più piccoli, i più disorientati, i bambini/ragazzi con disabilità. Proponiamo per il primo ciclo di non utilizzare i voti numerici per la valutazione conclusiva dell’anno scolastico, prevedendo una valutazione espressa con una breve descrizione delle attività svolte e delle competenze acquisite per ciascuna area disciplinare o gruppi di discipline.

3 – Scuola d’estate insieme. Se le condizioni lo permetteranno, durante l’estate 2020 nelle scuole, negli spazi pubblici, parchi, giardini, strutture sportive, colonie potranno essere svolte per tutti i minori attività di socializzazione, di educazione ambientale, didattiche. Proponiamo per lo 0/6 che vengano costruite le condizioni per i Comuni per organizzare situazioni sperimentali nell’estate, che rispondano da una parte alle esigenze dei genitori che riprenderanno il lavoro e dall’altra consentano di capire, in situazioni meno vincolate, risorse e limiti per l’attivazione dei servizi a settembre. Per la fascia 6/14 vanno promosse alleanze pedagogiche più strutturate sui territori, coinvolgendo soggetti diversi, con una sinergia tra educazione formale e non formale, facendo dialogare insegnanti e mondo associativo, del terzo settore, personale degli EE.LL.

Un Patto per l’educazione che potrebbe successivamente vedere gruppi di bambini/studenti impegnati in percorsi educativi, di apprendimento e ricerca in orario extra-scolastico su particolari temi/problemi che l’emergenza chiama potentemente in causa.

Come riaprire l’anno scolastico

Da settembre va assunta come priorità fondamentale l’apertura della scuola in presenza, prevedendo da subito l’attivazione di interventi/misure/investimenti per renderla possibile, al fine di limitare il più possibile il ricorso a formule miste, garantendo dal primo giorno la copertura di tutti i posti in organico e il potenziamento degli organici degli insegnanti, degli insegnanti di sostegno, degli ATA, e dei dirigenti scolastici.

 

scuola inclusivaÈ necessaria una risoluzione tempestiva delle problematiche relative alla gestione delle graduatorie d‘istituto, alla mobilità del personale, e all’immissione in ruolo degli insegnanti e degli ATA. È necessario mettere i Comuni gestori di servizi 0/6 nelle condizioni di poter assumere personale sia di ruolo che a tempo determinato derogando dai limiti di spesa attualmente vigenti.

Se si rendessero necessarie misure di distanziamento a settembre, vanno esplorate tutte le possibilità per garantire la dimensione pubblica e sociale della scuola fin dal nido, utilizzando:

  • tutte le strutture scolastiche disponibili nei territori in cui il calo demografico ha liberato aule/plessi;
  • tutte le strutture non scolastiche: biblioteche, aule magne, luoghi di socialità;
  • spazi aperti in parchi, giardini, campi sportivi…
  • prevedendo la messa in opera di tensostrutture;
  • estendendo il “tempo scuola” lungo tutta la giornata, cosı̀ come l’uso delle strutture scolastiche come sedi di partecipazione e progettualità sociale, attraverso accordi di collaborazione coordinati dalle istituzioni scolastiche.

La chiusura della scuola e tutte le misure restrittive dovute all’emergenza sanitaria hanno fortemente compresso e compromesso «l’esercizio dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza» previsto dalla legge 176/91 per molte settimane e mesi. Una parte dei minori, a causa delle misure per l’emergenza, hanno subito discriminazioni, esclusioni, sofferenza psicologica, educativa, relazionale, materiale. La scuola non può pensare di rispondere attraverso una pedagogia del recupero «disciplinare».

Occorre dare l’effettiva possibilità di riallineare gli apprendimenti per tutti con attività individualizzate, lavori per piccoli gruppi, in modo da promuovere il raggiungimento di obiettivi comuni attraverso percorsi differenziati per tutti. È necessario aumentare il numero di insegnanti e le ore di compresenza. La scuola deve proporsi di ri-progettare l’anno scolastico 2020/21 tenendo presente che non c’è nessun «programma da recuperare», ma nuove modalità di insegnamento inclusive, che mettano al centro l’apprendimento, da estendere e generalizzare.

Occorre investire sulle alleanze educative territoriali coinvolgendo soggetti diversi: scuole, associazioni di volontariato e del Terzo settore, società civile, amministratori per lavorare insieme all’attivazione di percorsi di educazione formale e non formale integrate tra orario scolastico ed orario extra-scolastico. Si tratta di costruire in modo diffuso reti ad alta densità educativa che, attraverso la piena attuazione dell’autonomia scolastica, riconoscano la scuola come principale agenzia educativa dei territori con una sua forte apertura verso l’esterno.

Per la scuola del futuro

1-MISURE STRAORDINARIE DI FORMAZIONE IN SERVIZIO PER GLI INSEGNANTI SU PRECISI TEMI E PER TUTTI

È necessario investire di più su una formazione diffusa degli insegnanti assunta dal Ministero in sinergia con Regioni e Comuni attraverso le loro strutture territoriali (in particolare i Coordinamenti Pedagogici Territoriali) e le reti di scuole, su tutto il territorio nazionale investendo su punti e tematiche comuni e valorizzando una modalità attiva e contestuale. Inoltre, visto che l’epidemia e i prolungati lockdown hanno messo in luce il grande bisogno di una formazione non come sapere individuale, ma come costruzione di un sapere condiviso, chiediamo un impegno dei sindacati a trattare la formazione nel
nuovo contratto (o nel contratto integrativo, decentrato …) riconosciuta in ore di lavoro da effettuare a scuola, e di inserire il piano formativo nel progetto di plesso o di Istituto.

2 – NON FARSI TROVARE IMPREPARATI

Chiediamo la disponibilità di una piattaforma unica, adottata dal Ministero per la didattica. Questa piattaforma, differenziata per ordini di scuola, avrebbe molti vantaggi:

  • tutte le scuole utilizzerebbero la stessa piattaforma eliminando l’attuale dispersione che disorienta insegnanti e ragazzi;
  • sarebbe adattata ai percorsi di apprendimento previsti dalle nostre Indicazioni nazionali e ai bisogni specifici delle scuole;
  • consentirebbe una gestione adeguata dei dati sensibili di milioni di studenti e di insegnanti.

La Scuola, come previsto dalla nostra Costituzione, rappresenta la condizione e nello stesso tempo il luogo di esercizio della democrazia nei territori. Riteniamo prioritario per questo affrontare nel post emergenza alcuni nodi critici per il miglioramento complessivo del sistema dei diritti di formazione delle persone e di un modello di sviluppo inclusivo del Paese.

VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI

La valutazione ha una fondamentale funzione democratica e comunicativa. Chiediamo con forza che nell’agenda dei decisori politici sia presente la revisione del decreto delegato D.Lgs 62/2017 sostituendo l’obbligo della compilazione con voti del documento di valutazione con forme di osservazione e valutazione narrativa, dialogica, descrittiva dei processi.

RILANCIO E VALORIZZAZIONE DEGLI OO.CC.

Abbiamo assistito al progressivo affievolimento dell’interesse sociale nei confronti della partecipazione scolastica. Gli Organi Collegiali hanno rischiato di servire soltanto a testimoniare in modo rituale la partecipazione come valore democratico astratto. L’emergenza ci ha invece dimostrato quanto sia importante la partecipazione e il coinvolgimento dei genitori.

 

scuola inclusivaÈ necessario partire da questa consapevolezza per costruire occasioni di trasformazione delle scuole in altrettanti laboratori di sviluppo e messa a punto di comportamenti, azioni e prassi di democrazia concreta. Va perseguita la possibilità di stabilire nuovi patti educativi per una collaborazione attiva tra insegnanti e genitori fondati sull’ascolto e sulla fiducia reciproca. Va inoltre ridefinito qual è il senso e il valore della partecipazione nella scuola a livello politico e nella società civile.

Il Patto Educativo di Corresponsabilità potrebbe essere il momento in cui gli adulti educatori (insegnanti, genitori, cittadini, amministratori, ragazzi delle scuole superiori) si ri-conoscono nel conseguimento dello stesso obiettivo. Per questo si rende indispensabile rafforzare i livelli rappresentativi di genitori e studenti a livello di singole istituzioni scolastiche, ma anche di territorio.

Valorizzare i processi di collaborazione a livello territoriale

La collaborazione si costruisce nelle pratiche: è necessario rivolgere l’attenzione alle amministrazioni locali che gestiscono le dinamiche territoriali, a partire da unità minime di territorio. Il welfare dei territori è fondamentale per la garanzia del diritto allo studio, il riconoscimento dei diritti dei minori, e la tenuta della coesione sociale. Vanno rafforzati gli Uffici di Piano affinché, sottratti ad adempimenti unicamente amministrativi (gestione gare), riescano a restituire ai contesti locali la visione complessiva della realtà dei territori.

Occorre valorizzare i soggetti del Terzo Settore per la loro competenza di attori territoriali e reinserirli con piena dignità nella strategia di costruzione di politiche pubbliche del territorio. Offrire linee guida che consentano ai Comuni e alle più piccole unità territoriali di costruire la collaborazione con il territorio, rendendo praticabili prospettive collaborative di co-programmazione, prima ancora che di co-progettazione. E infine va valorizzata la ricerca sociale. Abbiamo bisogno, ora più che mai, di apprendere dall’esperienza.

Cosa Chiediamo

Chiediamo che venga condiviso un patto di responsabilità educativa e che vengano promossi a livello nazionale e territoriale dei tavoli di lavoro con l’obiettivo di rendere strutturali le sinergie sui territori per superare l’emergenza e andare oltre.

C’è una lunga estate davanti.

C’è un anno tutto da progettare, un futuro da costruire.
Facciamolo insieme.

I firmatari del documento

  • Movimento Cooperazione Educativa: Anna D’Auria Segretaria nazionale
  • Coordinamento genitori democratici: Angela Nava Presidente
  • Legambiente Scuola e Formazione: Vanessa Pallucchi Presidente
  • Reggio Children Srl: Claudia Giudici Presidente e Paola Cagliari Pedagogista
  • Gruppo Nazione Nidi Infanzia: Aldo Garbarini Presidente
  • Federazione Italiana dei Cemea: Clotilde Pontecorvo Presidente
  • Centro Servizi per il Volontariato del Lazio: Paola Capoleva Presidente
  • Federazione Focus – Casa dei Diritti Sociali: Giulio Russo Presidente
  • Acque Correnti rete Nazionale SCU: Renato Perra Presidente
  • Across: Francesca Dolcetti Presidente

 

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