21 MARZO, DON CIOTTI: CONTRO LE MAFIE LA MEMORIA DIVENTI ETICA DEL PRESENTE
In 100mila ieri al Circo Massimo a Roma per ricordare le vittime di mafia nel nostro Paese. Ilaria Ioculano: «Ai giovani dico: gli ideali di chi è morto siano le vostre azioni. Fateli camminare con le vostre gambe».
22 Marzo 2024
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«Carlo Alberto Dalla Chiesa», «Peppino Impastato», «Giancarlo Siani», «Piersanti Mattarella», «Mario Spampinato», «Graziella De Palo», «Emanuela Sansone», «Luciano Nicoletti». Mille e ottantuno nomi, pronunciati con fierezza e in qualche modo scagliati uno a uno come pietre contro l’indifferenza, mentre sul palco del Circo Massimo di Roma l’accompagnamento musicale dei violini del conservatorio di Santa Cecilia portava quel preciso momento al di fuori dello spazio e del tempo. Perché ogni nome conta, ogni nome è una vita spezzata.
Mille e ottantuno sono le vittime innocenti delle mafie nel nostro Paese, ricordate dai loro familiari commossi e da altre 100 mila persone in una giornata inaugurata da un corteo silenzioso partito da Piazza Esquilino. Il 21 marzo tantissime persone sono arrivate a Roma da tutta Italia. Perché Roma? Perché «su Roma l’importante è fare i soldi» come disse un collaboratore di giustizia durante il processo Gramigna contro il clan Casamonica. «I morti qui non li vuole nessuno. Roma è una banca di soldi per tutti i gruppi criminali, quindi si sa benissimo che i morti meno se ne fanno e meglio è».
Le mafie si rafforzano con l’atteggiamento passivo di quelli che non si schierano
Quella per ricordare le vittime di mafia è stata una giornata a schiena dritta, costellata di parole affidate ai cuori più che al vento. Come quelle di don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, associazione che dal 1995 si batte contro le mafie e a favore della giustizia sociale, per la tutela dei diritti e per una politica trasparente. Don Ciotti, l’uomo al quale una mamma, piangendo, chiese conto del figlio perso nella strage di Capaci che nessuno ricordava, è salito sul palco allestito al Circo Massimo per rivolgere un appello: «Memoria e impegno vanno di pari passo. Ma questa memoria del passato va trasformata in un’etica del presente, altrimenti è tutto inutile. Dobbiamo liberarci dalla retorica della memoria. Non ci servono le occasioni per ricordare in morte ciò che abbiamo dimenticato di proteggere in vita». Nei giorni scorsi Ciotti ha ricordato a Casal di Principe don Peppe Diana, a distanza di 30 anni dal suo omicidio. «Lui ci ha insegnato a chiamare il male con il proprio nome. Non serve dare bacetti alla Madonna se non abbiamo la forza di sporcarci le mani per la giustizia sociale. Lo dico anche ai preti: uscite dalla sacrestia, scendete dall’altare. Toccate con mano». Le parole del presidente di Libera, come sempre, sono parole anche politiche: dopo averne spese a difesa del sindaco di Bari Decaro e del procuratore antimafia De Raho, in questi giorni entrambi al centro della bagarre tra i partiti, si è scagliato contro la modifica della legge 85, definita «un guaio, perché ci vogliono norme più stringenti per il mercato delle armi e non più leggere». E a proposito della guerra, il sacerdote ha ricordato come «i conflitti tra gli Stati favoriscono le alleanze con le mafie» e che le mafie stesse «si rafforzano con l’atteggiamento passivo di quelli che delegano e non si schierano».
Ilaria Ioculano: «Ognuno di noi può fare antimafia sociale con le proprie scelte quotidiane»
Si sono tenuti anche diversi seminari in vari punti della città: riflessioni condivise su diritti, giustizia, informazione e ruolo dei giovani utili a creare una coscienza collettiva, il vero anticorpo sociale alla criminalità. Particolarmente significativa la testimonianza di Ilaria Ioculano, figlia di Luigi detto Gigi, freddato sotto casa dai killer della ‘ndrangheta mentre si accingeva ad aprire il suo studio medico a Gioia Tauro: «Ognuno di noi può fare paura alle mafie e fare antimafia sociale con le proprie scelte quotidiane. Però mi chiedo: come fa un Paese come l’Italia a sopportare un debito di giustizia così pesante? Le pigre istituzioni onorino il loro debito di verità e giustizia, prendetevi cura della memoria dei nostri martiri». Con gli occhi gonfi di lacrime, Ilaria ha concluso così il suo intervento: «E ai giovani dico: gli ideali di chi è morto siano le vostre azioni. Fateli camminare con le vostre gambe».
A Roma una presenza diversificata di mafie
L’incidenza delle organizzazioni mafiose è molto forte anche a Roma e nel Lazio, con numeri in preoccupante aumento. La Città Eterna, del resto, offre un mercato ideale alle mafie grazie all’estensione del suo territorio, all’ampio numero di imprese, alla prossimità con le istituzioni e alla mimetizzazione degli investimenti. «Roma e il Lazio sono, per le mafie, una grande lavanderia dove ripulire i proventi illeciti nelle più svariate attività» ricordano da Libera. Ne sono un esempio le forme classiche di riciclaggio che impoveriscono e drogano l’economia sana, il gioco d’azzardo, i rifiuti, gli stabilimenti balneari, gli appalti, il traffico di droga e i reati tributari. Nel 2022 in tutta la regione sono state svolte il 17% delle operazioni antidroga in Italia e Roma è il capoluogo in cui si consuma più cocaina, con una media di 18,5 dosi al giorni per 1000 abitanti; la Capitale oggi corre il rischio che i miliardi di PNRR e Giubileo finiscano nelle mani sbagliate. «Nelle periferie le mafie usano la povertà e il degrado per arruolare i giovani per farne staffette dello spaccio» ha spiegato il sindaco Gualtieri. «Stiamo cercando di intervenire sia con blitz e presidi ma soprattutto con opere di rigenerazione urbana per portare lavoro, scuola, cura e sostenere le associazioni».
Servono presidi sul territorio
La provincia di Roma guida la classifica italiana dei reati contro l’ambiente e quella dei reati contro fauna e animali ed è seconda dietro Napoli in quella del ciclo illegale dei rifiuti. Il corposo tessuto sociale fatto di associazioni ed enti e l’inaugurazione di un percorso espositivo multimediale su mafie e antimafie all’interno di un bene confiscato – si chiama ExtraLibera, si trova a pochi passi da Piazza Bologna ed è uno spazio immersivo e interattivo che coinvolge il visitatore tra consapevolezza e azione – sono lì a dimostrare che comunque una forte rete di protezione in città esiste e che la collettività risponde “presente” al bisogno di sradicare il male alla radice alimentando roccaforti di legalità. «Roma ha una presenza molto ampia e diversificata di mafie: tradizionali, romane, straniere» ci racconta Gaetano Salvo, referente di Libera Roma. «Esistono tanti clan che si spartiscono i quartieri e come Libera lavoriamo su vari fronti: da quello socio educativo nelle scuole, facendo anche corsi per i docenti, al tema della memoria, della sensibilizzazione, dei beni confiscati, 112 mappati in città». Alcuni diventano empori solidali, come quelli nel quartiere San Lorenzo in memoria di Antonio Esposito Ferraioli e in zona Esquilino, dedicato al bracciante Jerry Masslo. «Roma è periferia, non solo centro, dove i contesti socio-economici sono talvolta complessi» ricorda Gaetano Salvo. Libera Roma è animata dall’impegno di circa 50 volontari, divisi per municipi. La difficoltà principale? «Far capire che c’è davvero bisogno di presidi sul territorio. Perché qui la mafia agisce sotto traccia e sempre meno con episodi eclatanti. Il narcotraffico ad esempio è gestito in maniera capillare e silenziosa da varie organizzazioni che poi riportano tutto nel riciclaggio in attività legali, dal mondo commerciale e alberghiero alle slot machine fino alle imprese immobiliari».