34MO DOSSIER IMMIGRAZIONE: ALTRO CHE INVASIONE
A fine 2023, i residenti stranieri nel Lazio crescono di poco più del 2%, a Roma dell'1,7%. Tra scuola, lavoro, sistema di accoglienza i numeri del 34mo Dossier Statistico Immigrazione presentato a Roma
05 Novembre 2024
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Altro che invasione. A dicembre 2023, secondo i dati provvisori dell’Istat, gli stranieri residenti nel Lazio «hanno raggiunto le 647.765 unità, con una variazione del +2,2% rispetto ai 634.045 stranieri censiti a fine 2022. L’aumento più cospicuo riguarda Viterbo (+5%), seguita da Rieti (+4,8%), Frosinone (+3,5%) e Latina (+3,2%). Per converso, Roma si attesta al di sotto dell’incremento medio regionale, facendo registrare un +1,7%». Gli immigrati crescono dunque nel Lazio, situazione analoga rispetto all’incidenza percentuale dei residenti stranieri sul totale della popolazione. Lo evidenziano Veronica Riccardi e Lisa Stillo, dell’Università Roma Tre, nel 34° Dossier statistico immigrazione presentato a Roma a cura del Centro studi e ricerche Idos, con il Centro studi e rivista Confronti e l’Istituto di studi politici “S. Pio V”, grazie al sostegno dell’Otto per Mille della Tavola Valdese.
Popolazione straniera fondamentale per la crescita demografica e l’abbassamento dell’età media
Nel Lazio i residenti stranieri continuano a essere «più giovani rispetto agli italiani, con il 62,8% di persone tra i 30 e i 64 anni, a fronte del 48,1% di italiani (+14,7 punti percentuali). Una quota più alta per la popolazione straniera si registra anche per i minori, attestati al 18,1% contro il 14,8% degli italiani (+3,3 punti)», scrivono le autrici del capitolo dedicato alla nostra regione, evidenziando «il ruolo fondamentale della popolazione straniera nel supporto alla crescita demografica e all’abbassamento dell’età media della popolazione regionale (47,5 anni l’età media degli italiani, 38,2 quella degli stranieri)». Per quanto riguarda le provenienze, in testa rimangono i romeni (196.583 residenti), «quasi un terzo di tutti gli stranieri presenti nella regione (31%), segnando una differenza ben marcata anche rispetto al dato nazionale (21%)». Bangladesh e Filippine «esprimono sì la seconda e la terza collettività più numerose, ma entrambe con una percentuale ferma al 6,7% rispetto al totale dei residenti stranieri». I Paesi europei «sono di gran lunga i più rappresentati, con il 50,8% dei residenti stranieri, seguiti da quelli asiatici (28,1%), africani (13,1%) e americani (7,9%)». Tuttavia sono marcate le differenze a livello provinciale: infatti «nel territorio di Viterbo il 62,5% degli stranieri ha cittadinanza europea, valore ben superiore rispetto alla media regionale (50,8%) nonché nazionale (47,0%). Al contempo, la provincia di Frosinone registra una quota elevata di cittadini stranieri provenienti dal continente africano (24,9%), mentre quella di Latina un’alta concentrazione di residenti emigrati dall’Asia, facendo segnare un cospicuo 35,1%, anche in questo caso con un ampio scarto rispetto alla media nazionale (23%)». La presenza femminile, il 50,7% dei residenti stranieri (dato in leggero calo), ricalca la tipologia di lavori delle donne immigrate dall’Est europeo, impiegate spesso come colf e badanti. Ad esempio, le province di Rieti e Viterbo «presentano una ingente sovrarappresentazione di donne europee tra le residenti straniere, con quote rispettivamente del 71,8% e del 67,7%, sensibilmente più alte rispetto al tasso calcolato su base nazionale (54,3%)».
Lazio al terzo posto tra le regioni per numero di migranti accolti
Relativamente al sistema di accoglienza, «al 30 giugno 2024 il Lazio si colloca al terzo posto tra le regioni italiane per numero di migranti accolti (9,1% del totale nazionale), dopo Lombardia (13,0%) ed Emilia Romagna (9,5%), mantenendo una quota costante tra il 2022 e il 2024. Tra il 2022 e il 2023, tuttavia, in regione si è rilevato un aumento consistente delle presenze nel sistema di accoglienza, dovuto per buona parte all’arrivo dei profughi ucraini, con numeri che passano da 9.336 unità a 12.231, facendo così registrare un incremento percentuale del 31%. Aumento che si evidenza, anche se in misura molto più contenuta, nel successivo passaggio dal 2023 ai primi sei mesi del 2024, con un ulteriore incremento del 2,6%». Riguardo ai soggiornanti non Ue, come si legge nel 34mo Dossier Statistico Immigrazione, «a dicembre 2023 il Lazio concentra quasi la metà di tutti i titolari di permesso del Centro Italia (408.594), grazie soprattutto al ruolo attrattivo della Capitale. A tal proposito, sembra utile segnalare come la Città metropolitana di Roma, con 337.457 titolari, copra da sola quasi un decimo (9,4%) di tutti i permessi di soggiorno rilasciati in Italia. Rispetto alla durata dei permessi, si evidenzia una percentuale maggiore di soggiornanti di lungo periodo (62%) e una quasi assoluta prevalenza di titolari di permessi di durata pari o superiore a 13 mesi (90%), con un’età media dei soggiornanti per lo più concentrata tra i 30 e i 64 anni. Tra i permessi a termine le motivazioni dei rilasci sono maggiormente legate ai ricongiungimenti familiari (29,4%) e alle richieste di protezione internazionale (27,7%), a conferma del periodo di intense conflittualità nel mondo che continuano a far aumentare i flussi migratori a causa di guerre e persecuzioni a danno dei civili».
34mo Dossier Statistico Immigrazione: i numeri tra i banchi di scuola
Venendo alle scuole del Lazio, nell’anno scolastico 2022/2023 hanno registrato 83.716 alunne e alunni provenienti da contesti migratori, di cui 55.349 nati in Italia, in aumento rispetto all’anno scolastico precedente (80.362). «Anche l’incidenza di questi studenti sul totale degli iscritti è in crescita, passando dal 10,2% (2021/2022) al 10,7%», dato inferiore alla media nazionale (11,2%) come negli anni precedenti. Il Lazio «assorbe il 9,2% degli studenti con cittadinanza non italiana presenti in Italia», concentrati soprattutto a Roma che conta 66.385 iscritti, pari a quasi l’80% degli studenti con cittadinanza non italiana delle scuole laziali. Seguono le province di Latina (7.503 iscritti, pari al 9% del totale regionale), Viterbo (4.514), Frosinone (3.402) e Rieti (1.912). Gli studenti romeni restano in testa «con 24.701 presenze, pari a quasi il 30% degli studenti con origini migratorie, seguita dalla comunità bangladese con 6.078 presenze (7,3%) e albanese con 5.626 (6,7%). Quella romena è la cittadinanza più rappresentata in tutte le province laziali ad eccezione di Latina, dove è superata, seppur leggermente, da quella indiana, che registra 2.204 iscritti nelle scuole della provincia, pari al 29,4% del totale stranieri». Nelle superiori gli alunni e le alunne con origini migratorie sono concentrati soprattutto nei licei «con 11.315 iscrizioni (49,3% sul totale degli studenti con cittadinanza non italiana). Se però guardiamo all’incidenza degli studenti con cittadinanza non italiana sul totale degli iscritti, il valore raggiunge il 12,8% negli istituti professionali, il 12,5% negli istituti tecnici e solo il 6,7% nei percorsi liceali».
Lavoro: l’87,6% è un lavoratore dipendente, il 22,2% è impiegato nel lavoro domestico
Sul fronte lavoro, secondo il 34mo Dossier Statistico Immigrazione, lo scorso anno in regione erano circa 182.900 i disoccupati (quasi 11.400 in meno rispetto all’anno precedente), «di cui gli stranieri costituiscono il 21%, dato leggermente inferiore al 21,3% del 2022. La componente femminile straniera continua ad essere la più svantaggiata in termini di accesso al mercato del lavoro, rappresentando il 41,5% dei connazionali occupati, un dato inferiore all’incidenza media delle donne sugli occupati totali (43,7%)». L’87,6% degli occupati non italiani è un lavoratore dipendente e il 12,4% un autonomo; il 72,9% (contro l’83% degli italiani) è impiegato nel settore terziario, «tra cui il 22,2% nel lavoro domestico (che invece assorbe l’1,2% degli italiani). Nel settore dell’agricoltura lavora il 9,6% degli stranieri, contro l’1,6% degli italiani, mentre nell’industria il 17,6% degli stranieri, contro il 15,4% degli autoctoni, tra cui l’11% nel settore delle costruzioni». La quota di impiegati, addetti alle vendite e ai servizi personali «è simile tra autoctoni (32,2%) e stranieri (30,3%), mentre la situazione è molto diversa per quanto riguarda i lavori dirigenziali e intellettuali svolti dal 45% degli occupati italiani e solo dall’11,1% degli stranieri». Resta preoccupante la percentuale (44,1%) di lavoratori stranieri sovraistruiti, +4% rispetto al 2022, attestandosi al valore decisamente superiore a quello nazionale (35,5%)». Nelle 80.362 imprese gestite da immigrati nel 2023, il 12,2% di quelle in Italia e il 13,4% di quelle attive nella regione (contro l’11,1% del dato nazionale), il 23,3% ha una titolare donna, «dato leggermente in aumento rispetto agli anni precedenti e al 2022 (22,7%)». A Roma si trova oltre l’80% delle aziende “immigrate” del Lazio, mentre i Paesi più rappresentati fra i titolari nati all’estero si confermano il Bangladesh (21,8%), la Romania (17,6%) e il Marocco (6,9%).