ROMA. A CASAMICA CON TANTA AMICIZIA E QUALCHE LITIGIO SI VINCE IL DOLORE

La struttura per malati che devono curarsi lontano da casa e per i loro familiari è aperta da quasi due anni. La storia di Patrizia

di Ilaria Dioguardi

«Mi sono avvicinata a CasAmica di Roma, quando era appena nata, ad agosto 2016, e l’abbiamo fatta crescere. I primi tempi non sono stati facili, ma ora ci sono molti ospiti e la struttura è conosciuta», racconta Anna Mignanelli, volontaria, 70 anni , «ma ne dimostro 55. Mi piace dedicare il mio tempo a CasAmica, in alcune situazioni ci avviciniamo a persone che sono in momenti particolari della loro vita, ci arricchiamo a vicenda: do molto e ricevo tantissimo».

CasAmica Onlus è un’organizzazione di volontariato che accoglie malati e loro familiari in difficoltà perché, per essere curati,  devono soggiornare lontano da casa, anche per lunghi periodi.

 

L’AMICIZIA. Mentre Anna mi racconta la sua storia è in viaggio con Patrizia, ospite di CasAmica. «L’ho portata con me qualche giorno in Sardegna, dove ho una casa. Noi siamo la dimostrazione che possono nascere grandi amicizie quando si fa volontariato, anche in contesti particolari. Stiamo vivendo questa settimana con naturalezza e divertimento, ci conosciamo pochissimo, ma è come se ci conoscessero da tempo. In questi giorni stiamo girando: Cagliari, Sassari, Alghero».

«Non faccio la volontaria per riempire dei vuoti, mi piace dedicare il mio tempo in questa struttura che ho visto nascere. Ho cinque nipoti e ora due figli e mezzo, il mezzo figlio è Patrizia». Si conoscono da parecchi mesi, ma la loro amicizia è nata ad aprile, dopo Pasqua. «Siamo andati a San Pietro all’udienza del Papa, e dopo la visita Patrizia non voleva tornare nella struttura; siamo andate a mangiare insieme, lei si è comprata un paio di scarpe. È stato tutto molto naturale. Ora siamo in viaggio da sole».

 

CasAmicaLA CASA A ROMA. CasAmica a Roma ha aperto i battenti a Roma nel 2016, nel territorio del IX Municipio, in prossimità del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, dell’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena e dell’Ospedale Sant’Eugenio. I primi tempi di sono stati duri, poi piano piano c’è stato un passaparola. «Sono molto contenta del risultato ottenuto. Siamo in una zona decentrata, ma un servizio di navetta accompagna le persone ovunque hanno bisogno: aeroporto, stazione, ospedali».

La struttura ha 24 stanze, può ospitare fino a 45 persone. Essendo così grande, questa casa ha dei costi non indifferenti, sostenuti quasi interamente da chi l’ha fondata. «Con più risorse, potremmo migliorare la struttura e i servizi, rendendola ancora più accogliente: vogliamo sistemare una casetta nel giardino, per farla diventare un posto di studio e di svago per i bambini, dove fare anche laboratori».

 

CasAmicaI VOLONTARI. Nella struttura c’è tanto bisogno di volontari. «Stiamo facendo proseliti, ma non bastiamo mai. Chi vuole aiutarci, come volontario o economicamente, può trovare tutte le informazioni sul nostro sito», dice Anna. «Cerchiamo di stare vicino a persone con bisogni contingenti: fare la spesa, accompagnarle in ospedale, parlare con loro. Il nostro gruppo di volontari è molto coeso, cerchiamo di coinvolgere gli ospiti: abbiamo appena fatto la Festa di Primavera, facciamo lavoretti con laboratori. Inoltre, alcune volontarie svolgono lavori di ufficio, altri fanno sostegno scolastico per i bambini, c’è chi si occupa di extra comunitari con problemi di documenti e di poca dimestichezza con la lingua italiana.»

Potrebbe essere un luogo di dolore, ma non è così: «È una realtà bellissima, di totale condivisione delle gioie e dei dolori. C’è tanto verde, molto spazio, tanti colori, molti bambini che danno gioia, il giardino con il gazebo, il barbecue dove si cucina per tutti. Tre volontari uomini si dedicano ai lavoretti in casa, dal giardinaggio alle riparazioni, dalla cura del caminetto alla manutenzione della struttura», spiega Anna.

 

CasAmicaGLI OSPITI. Gli ospiti sono i parenti dei malati che si devono operare e devono curarsi a Roma, e i malati stessi, prima e dopo i ricoveri e durante i day hospital. La maggior parte sono italiani, vengono soprattutto dal Sud, in particolare da Calabria, Sicilia e Puglia. Poi ci sono molti bambini, in maggioranza stranieri. «È nato un bambino pochi giorni fa, di una mamma del Marocco, ospite da noi con una figlia di 3 anni in cura al Bambino Gesù: ora, con il cordone ombelicale del secondo figlio, questa mamma può aiutare la prima figlia malata. Una volontaria, che ha supportato la nostra ospite in tutte le fasi della gravidanza, ha assistito al parto perché il padre doveva stare con la figlia più grande. Al ritorno a casa, è stato emozionante organizzare una festa di benvenuto», racconta Anna.

«Arrivano da noi anche molte persone dell’Ucraina, della Romania, della Bulgaria. Ci sono state molte persone che avrebbero potuto continuare a curarsi nei propri Paesi, ma che hanno preferito rimanere a Roma, per stare insieme a noi. Facciamo di tutto per farli sentire a casa. A volte si litiga, come in tutte le migliori famiglie, è una realtà in cui si vive anche per periodi lunghi sei mesi-un anno e alla fine gli spazi comuni diventano un po’ di tutti, è giusto che ognuno voglia dire la sua».

 

CasAmicaLA STORIA DI PATRIZIA.  «Sono a CasAmica da ottobre, per curarmi dal tumore al seno al Campus Biomedico», racconta Patrizia Costa, con la voce rotta dall’emozione. Lei ha 49 anni, viene dalla Calabria, è originaria del Canada e da 30 anni vive in Italia. «A parte la cura, che dà ovviamente dei problemi, nella struttura mi sento in famiglia; spesso mi svegliano i bambini, che sono ospiti da noi, e facciamo colazione tutti insieme.  Siamo una grande famiglia e cerchiamo il più possibile di distrarci dai pensieri della malattia. Dopo aver finito la terapia, nelle aree comuni mi prendo un thè, a volte andiamo a fare una passeggiata o a mangiare al ristorante, nel centro di Roma. Abbiamo momenti duri quando torniamo dall’ospedale. Se viene una persona che ha appena fatto la terapia, tutti gli altri chiedono com’è andata, con un supporto e un interesse sinceri. Oggi è mercoledì, sono in Sardegna, non sono in ospedale e sono felice. Quest’estate spero di tornare in Calabria, ma con Anna continuerò a sentirmi tutti i giorni e a vedermi, a Roma o in Calabria. Ora che è nata quest’amicizia non ci fermerà di certo la distanza!.»

 

CASAMICA. Secondo un’indagine Censis, la mobilità ospedaliera interrregionale conta ogni anno 750.000 ricoveri circa. Un numero che non corrisponde a quello delle persone, perché alcuni malati vengono ricoverati più di una volta nello stesso anno (circa l’8-9%), altri addirittura più di due volte durante l’anno (il 12-13%).
Dal 1986 CasAmica Onlus accoglie malati e loro familiari in difficoltà che devono soggiornare lontano da casa, anche per lunghi periodi, per ricevere le cure di cui hanno bisogno dalle strutture ospedaliere. L’Associazione gestisce a Milano, con l’aiuto di 90 volontari, 4 Case di accoglienza (tre dedicate agli adulti e una ai bambini), per un totale di circa 100 posti letto.
Da agosto 2016 è stata aperta, oltre a quella di Roma, una struttura anche a Lecco, così l’associazione ha raddoppiato l’accoglienza.

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