AD ANZIO E NETTUNO LA RETE CURA SI FA CARICO DELLA COMUNITÀ
Cittadini e associazioni contro la povertà educativa, in aiuto ai più poveri e per l'integrazione dei migranti.
06 Dicembre 2021
La Rete Cura (Comunità urbana di reciproco aiuto) è la nuova realtà di cittadini e associazioni di Anzio e Nettuno. Nata nell’autunno 2021 per ideare e realizzare iniziative e percorsi comuni in ambito sociale, a poche settimane dalla sua fondazione il network pontino ha già stretto collaborazioni con alcuni tra i più importanti enti del Terzo settore nazionale e locale. Ad oggi sono attivi tre filoni di attività importanti per la riqualificazione dell’area tra Roma e Latina.
Contro la povertà educativa
È il caso del doposcuola popolare nel quartiere Falasche, gestito dalla onlus AmistadeLab, che ha intercettato la mancanza di autostima degli studenti e di un adeguato orientamento delle loro famiglie durante il periodo della didattica a distanza. Aprendo una sede fisica dove accogliere gli alunni nel pomeriggio, i volontari intendono fornire uno spazio creativo e relazionale alternativo alle mura domestiche. L’obiettivo finale però è moltiplicare le aule per tutti i quadranti della città laziale, coprendo in questo modo più territorio possibile.
«Siamo partiti con un sostegno online, ma la parola d’ordine è prossimità», afferma la responsabile Manuela Vela. «Ogni ragazza o ragazzo in difficoltà economiche deve avere la possibilità di raggiungerci e usufruire del nostro servizio. Qui da noi troverà modelli di formazione adatti alle necessità del contesto in cui risiede».
Gli istituti possono rivolgersi a loro per progetti di partecipazione attiva della cittadinanza all’educazione dei più piccoli, come quelli per il contrasto alla dispersione scolastica o l’inserimento nell’offerta formativa di ulteriori laboratori e assistenze suggeriti proprio dai discenti. L’ultima scuola in ordine di tempo a dare fiducia al team è stato il liceo Innocenzo XII di Anzio, il cui dirigente ha approvato da gennaio un modulo di alternanza scuola-lavoro.
Il progetto pasti
L’operato della rete però va ben oltre i libri. Il progetto pasti ad esempio nasce per essere un contributo per chi vive la povertà nel suo aspetto più essenziale, ossia il nutrimento. Attraverso una turnazione redatta in anticipo l’organizzazione accoglie il dono mensile di una pietanza per quindici persone per ogni cuoco disponibile. Quanto raccolto viene distribuito ai più bisognosi dalla sezione locale della Comunità Sant’Egidio. Si raccomandano costanza, puntualità e di non utilizzare la carne di maiale, spesso rifiutata dai richiedenti per motivi religiosi. «In alternativa i panini possono essere farciti con verdure, pomodori, insalata, insaccati di tacchino, polpette e hamburger di carne, tonno, filetti di pesce, frittate: ogni lunedì consegniamo circa 60 pasti caldi e 15 freddi», specifica il supervisore Rodolfo Siraco. In pochi giorni hanno aderito ventidue persone di buona volontà, sintomo che c’è tanta voglia di mettersi in gioco dopo la quarantena. Ora stiamo organizzando una raccolta di alimenti in scadenza presso i commercianti della zona per evitare sprechi alimentari».
Gli stranieri e la burocrazia
Grande attenzione viene riservata all’integrazione dei cittadini stranieri. In piena crisi pandemica governo e amministratori regionali e locali hanno erogato bonus e sussidi per aiutare gli indigenti a far fronte alla crisi economica. Unica richiesta da parte degli enti pubblici è stata la consegna dei documenti comprovati lo stato di necessità. Non per tutti però è stato facile capire quali certificati cercare, dove reperirli e come inviarli. «Ecco perché abbiamo ritenuto opportuno riunire gli esperti che conoscevamo chiedendo di guidare gratuitamente gli immigrati affinché anche loro possano godere del welfare di Stato», racconta il coordinatore Luca Brignone. «Chi ha trovato più difficoltà è stata la comunità indiana, perché tutte le domande da compilare erano scritte in italiano. Per ora forniamo assistenza sporadica, vincolata a determinati periodi e richieste. Tuttavia contiamo di formare un organico pronto a rispondere con prontezza e professionalità ai dubbi di chi non è abituato ai tecnicismi della burocrazia. Da questa esperienza abbiamo deciso di mappare i bisogni dei nostri quartieri e indirizzare chi ne ha bisogno verso i canali adatti alle sue esigenze, sostituendoci di fatto ai comuni che possono contare su poco personale».