ROMA. IL GIOCO D’AZZARDO È NELLA MENTE DEGLI ADOLESCENTI
Una ricerca della Caritas Roma e una guida del Bambino Gesù con un indirizzo mail dedicato ripropongono il problema. Sempre più grave
27 Giugno 2018
Adolescenti e azzardo: Caritas Roma e ospedale Bambino Gesù hanno presentato una guida sulla dipendenza dal gioco d’azzardo e più in generale sul fenomeno del gioco d’azzardo tra gli adolescenti. I dati sono allarmanti: nella città di Roma, due ragazzi su tre (66,3%) di età compresa dai 13 ai 17 anni, gioca d’azzardo almeno una volta all’anno; il 36,3% ha dichiarato di essere giocatore abituale (almeno una volta al mese) attraverso scommesse sportive, gratta e vinci, slot machine, concorsi a premio.
Secondo gli studi IPSAD ed ESPAD del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in Italia il 33,6% degli under 18 tenta la sorte con i “gratta e vinci” e nelle agenzie di scommesse. Negli ultimi quattro anni, negli adulti, il fenomeno ha subito un aumento del 70%: dai 10 milioni di dipendenti si è passati a 17 milioni.
LA RICERCA. Adolescenti e azzardo: cresceranno dipendenti? è una ricerca effettuata su 1600 soggetti romani, dai 13 ai 17 anni. «Siamo stati molto determinati sulla ricerca del campione perché volevamo parlare di minori», dice Elisa Manna, responsabile del Centro studi della Caritas Diocesana di Roma, in un’intervista a Reti Solidali. «I dati ci dicono che i tredicenni sono a loro volta coinvolti nel gioco d’azzardo, per questo è stato importante rivolgerci a ragazzi di quest’età. Le interviste sono state realizzate face to face nelle scuole e nelle parrocchie, non attraverso il computer o il telefono, quindi sono più affidabili; sono state realizzate in circa la metà dei municipi di Roma: c’è una sufficiente distribuzione tra centro e periferia e non abbiamo notato differenze tra ragazzi delle zone centrali e di quelle periferiche. Se i ragazzi che frequentano le parrocchie hanno questi livelli elevati di dipendenza dal gioco d’azzardo, figuriamoci gli altri, che non hanno neanche questo riferimento. I genitori possono fare molto, devono capire che il contatto con l’universo Internet presuppone delle capacità di discernimento che prima di 12-13 anni non ci sono. Oltre a genitori ed insegnanti, altre realtà possono sostenere le famiglie in difficoltà a causa di questo problema».
La Caritas, per esempio, organizza iniziative di sensibilizzazione nelle scuole e nelle parrocchie ed è un punto di riferimento anche per questo tipo di problemi. Altre associazioni, come Alea, che ha come presidente il sociologo Maurizio Fiasco, sono molto attive. Un movimento a livello nazionale, No slot, cerca di sensibilizzare nel territorio rispetto alla piaga del gioco d’azzardo.
LA GUIDA PER GENITORI E INSEGNANTI. Spesso genitori e insegnanti non sono in grado di riconoscere i segnali lanciati dai giovani a rischio. Una guida – promossa dall’Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell’Adolescente, diretto dal professor Alberto Ugazio – dà suggerimenti su come riconoscere e gestire il problema e indica i percorsi terapeutici da seguire in caso di dipendenza. «Il fenomeno è molto grave, bisogna intervenire, vigilando sulle famiglie, ma anche su internet e sui cellulari», dice Monsignor Angelo De Donatis, vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma. «Non basta dare l’allarme e denunciare i rischi. Bisogna prendere in mano il compito gravoso di educare alla vita i giovani. “Riesce a educare veramente soltanto chi si ama veramente”, diceva il Cardinal Martini. Forse è il momento di educare i giovani all’uso consapevole della propria libertà. È doveroso non lasciare in solitudine le persone che sono entrate nel gioco d’azzardo e aiutarle a rialzarsi. Circa la metà delle richieste d’aiuto arrivate al numero verde, che è stato attivo per un po’ di mesi, provengono dalle famiglie di chi diventa dipendente del gioco d’azzardo. Bisogna fornire uno strumento per uscire dall’isolamento. Vogliamo evidenziare i pericoli e poter contribuire a un aiuto concreto per supportare le famiglie e indicare i percorsi di accesso e di fruizione degli interventi specialistici. Compito dell’ospedale è sostenere le famiglie nei momenti più difficili».
È stato attivato anche l’indirizzo mail iogioco@opbg.net ,con l’obiettivo di chiedere aiuto agli specialisti di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico bambino Gesù.
«Il gioco d’azzardo è un problema che investe la comunità nel suo insieme, è un problema culturale ed educativo oltre che sociale», afferma Alberto Ugazio responsabile dell’Istituto Bambino Gesù’ per la Salute del Bambino e dell’Adolescente. «La guida alla dipendenza dal gioco d’azzardo vuole essere uno strumento per aiutare i genitori, scritto dagli specialisti di neuropsichiatria infantile. I genitori devono aiutarci a riconoscere i primi segnali, se non vengono colti subito è molto difficile uscire da questa dipendenza, se non viene rapidamente riconosciuta. Quello di oggi è solo l’inizio di un percorso, in cui tutta la società è coinvolta».
TUTTI SANNO TUTTO. Dall’indagine su adolescenza e azzardo a Roma emerge che i giochi d’azzardo sono conosciuti dalla quasi totalità degli adolescenti: quasi il 95% degli adolescenti coinvolti conosce il gratta e vinci, quasi il 90% il Lotto e il Superenalotto, l’89% conosce le Lotterie, l’87,5% le Scommesse sportive, l’87% le slot machine, l’84% il Bingo e così via. L’azzardo appartiene all’universo psichico dei giovani.
«Dal Bingo al Gratta e vinci i giochi d’azzardo sono conosciuti da tutti», spiega Elisa Manna, responsabile centro studi Caritas Diocesana di Roma. Tra i 13enni il 37,2% conosce altri ragazzi che giocano d’azzardo. C’è un universo del tutto familiare per i ragazzi. Ne vengono a conoscenza soprattutto attraverso la pubblicità televisiva: ci sarebbe bisogno di una strategia di contenimento, molti testimonial popolari purtroppo si sono prestati a dare il loro volto e questo non fa che rendere legittimo e desiderabile il gioco d’azzardo. Il 60% dei giovani si imbatte nelle pubblicità on line e altri ne vengono a conoscenza nei bar tabacchi. Si tratta di un azzardo di prossimità, sparso in maniera molecolare, negli interstizi della vita quotidiana: a 5 minuti da scuola trovano un luogo in cui giocare».
Il device d’elezione è lo smartphone, nel 69% dei casi. «Per questo è molto difficile per i genitori scovare i giochi dei figli. Nelle valutazioni dei ragazzi, sui motivi che li spingono a giocare, esce fuori che giocano per vincere altro denaro. Sono immersi in una cultura basata sul denaro: il desiderio della vincita favolosa, se assistiti dalla fortuna. Tante piccole vincite assicurano un ritorno che nessun lavoretto adolescenziale può garantire», continua Manna. «Più del 50% dei minori gioca da qualche volta l’anno a tutti i giorni, i maschi risultano essere più costanti delle femmine. Eventuali fattori protettivi non stanno funzionando: la consapevolezza dei rischi è bassissima. Solo il 18% è a conoscenza dei rischi per la salute, non si rendono conto dei problemi che può indurre il gioco d’azzardo; i figli con genitori che possiedono un diploma superiore sono un po’ più consapevoli dei rischi per la salute».
L’ATTESA DELLA VINCITA. Secondo Elisa Manna, la ricerca su adolescenti e azzardo suscita allarme: «ne emerge che il gioco d’azzardo arriva a penetrare l’universo giovanile, riguarda la realtà normale. Sono forti il convincimento e la fiducia che con un po’ di abilità e di fortuna si possa controllare. Bisogna andare verso una forma di sensibilizzazione dei ragazzi e degli adulti, i soli che possono filtrare questa realtà. Sono auspicabili delle politiche sociali».
«Quello che spinge i ragazzi a giocare è l’attesa della vincita», spiega Monsignor Enrico Feroci. «Questo fa parte della cultura di voler risolvere i problemi con un colpo di fortuna: in molti casi si alimenta la spinta a risolvere i problemi con la buona sorte, invece che con l’impegno, l’aiuto ed il supporto. Roma è capitale europea dell’azzardo. Tutti noi dobbiamo essere altoparlanti, amplificatori di questo fenomeno, per poter dare una mano a risolverlo».
I SEGNALI DI ALLARME. Secondo Stefano Vicari, responsabile Neuropsichiatria infantile Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, «di fronte alla dipendenza sono importanti due aspetti. Il primo è il trattamento: bisogna dare aiuto a chi ci finisce dentro. Il secondo riguarda genitori e insegnanti, che devono essere molto attenti ai segnali di cambiamento: cambiano gli aspetti legati all’umore, il rendimento scolastico è più basso. I genitori non possono delegare ad altri la funzione educatrice. Ogni trattamento per il minore è un minore è un trattamento per i genitori».
Come possiamo prevenire, fare in modo che un bambino non inizi a giocare? «È importante fornire strumenti che lo aiutino a scegliere: la base biologica è certa per le dipendenze del gioco d’azzardo, ma intervengono molti fattori ambientali. È fondamentale educare un bambino all’autonomia, alla capacità di discernimento. I genitori devono essere messi in condizione di stare con i loro figli. Purtroppo la nostra società non è organizzata al meglio, ma dalle 16:00-17:00 in poi i genitori dovrebbero stare tutti i giorni con i figli. Serve la quantità, non solo la qualità. Lasciare un bambino da solo davanti alla tv prima dei 5 anni o lasciare entro i 12 anni un bambino con lo smartphone o il tablet è inconcepibile”.
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