ADOLESCENTI: COSA PENSANO GLI UNDER 18 E COSA DICONO GLI ADULTI
Il 58% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni non si sentono compresi dal mondo adulto. Per il 59% degli adulti la scuola non è adeguata al contesto che vivono. L'indagine Demopolis e Con I Bambini misura le distanze tra adolescenti e adulti, che hanno uno sguardo al futuro a due velocità
27 Novembre 2024
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Che tra adolescenti e adulti, figli e genitori, insegnanti e alunni ci siano incomprensioni non è storia nuova. Scoprire, però, che nel nostro Paese il 58% dei minori compresi tra i 14 e 17 anni dichiara che i grandi non li capiscano elencando le cause del perché ciò avviene, è tutt’altra faccenda, più complessa perché rileva un deficit di ascolto che porta con sé conseguenze da non sottovalutare. A fornirci i dati è l’indagine Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti condotta dall’Istituto Demopolis e promossa dall’Impresa sociale Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
La risposta alle proposte delle agenzie educative che affiancano la scuola è carente
“Viviamo in un periodo storico diverso” (49%), “le nostre idee non vengono comprese” (46%), “non riconoscono le nostre priorità” (43%) sono i tre motivi più ricorrenti per cui ragazze e ragazzi affermano oggi di non sentirsi compresi. Eppure, nonostante questo divario, sono loro stessi a dichiarare che “famiglia”, “amicizia” e “amore” sono ai primi posti tra le dimensioni più importanti della loro vita, lasciando per ultime la fede (14%) e l’impegno politico (6%), questi ultimi due dati sintomatici di una crisi di valori non più condivisi dai giovani. E poi c’è il web, i social media e gli spazi digitali che il 39% degli intervistati ammette di frequentare tra le 5 e 10 ore al giorno; purtroppo ciò avviene per lo più in modo passivo con la maggioranza del campione che li usa per guardare e/o condividere immagini o reels e solo in terza e quarta posizione per informarsi sull’attualità e conoscere nuove persone. Se però per l’84% degli adulti il rischio di una “dipendenza da internet e Smartphone” rappresenta un rischio concreto, solo il 22% degli adolescenti lo reputa un reale pericolo. Carente anche la loro risposta a proposte di agenzie educative che affiancano la scuola (associazioni, oratori, centri sportivi, eccetera): 4 su 10 non praticano affatto attività fisiche o sportive, meno di un quinto svolte attività musicali (19%), artistiche o teatrali (16%). Eppure più di 1 adolescente su 2 afferma che nel rapporto coi coetanei si sente più agio ad interagire di persona (62%) rispetto ai mezzi online (29%).
Cala la fiducia verso gli insegnanti, a favore del ruolo della comunità educante
Chi perde sempre più efficacia di azione è la scuola con un 59% degli adulti che non la reputano adeguata per il contesto che vivono; il 54% ritiene che questa garantisca in parte e con livelli di qualità differenti, uguaglianza di opportunità per le ragazze e i ragazzi che la frequentano. Di riflesso cala anche la fiducia nel ruolo degli insegnanti ed educatori a cui solo 5% di loro confiderebbe un problema personale. Di fronte a questa carenza di un’istituzione formativa secolare, però, l’83% degli adulti – con un trend in forte salita – è convinto che la “responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità”. Sul ruolo attivo della comunità educante per abbattere le povertà minorili in Italia, si è focalizzata la campagna Non sono emergenza, promossa da Con i bambini per dichiarare che la povertà assoluta ed educativa minorile non è più un dato emergenziale ma strutturale (l’Istat rileva nel nostro Paese 1 milione 295mila bambini e ragazzi vivono in povertà assoluta). Il documentario realizzato da Arianna Massimi con le immagini di Riccardo Venturi nell’ambito della campagna ha raccolto, da nord a sud, le storie di ragazze e ragazzi, tra luci ed ombre della loro adolescenza. E quando si riesce ad interagire con il mondo dei grandi, di cosa si parla? “Studio e scuola”, “fatti accaduti nella zona in cui si vive” e “questioni personali” sono i tre argomenti più condivisi con gli adulti; ancora pochi, invece, i minori che affrontano in famiglia temi relativi alla politica (20%) e alla sessualità (10%), quest’ultima più dibattuta con amici e compagni di classe. Il futuro? Va a due velocità diverse, stavolta più incoraggiante per i più giovani (e aggiungerei, menomale!). Il 45% degli adolescenti vede il loro futuro in Italia con ottimismo a differenza del 73% dei loro genitori che prevedono pessimismo per gli anni a venire.
Quattro proposte per cambiare punto di vista
Se da questa indagine volessimo andare oltre la semplice fotografia di dati e percezioni potremmo ricavare quattro consigli (o cambi di visione) per provare a mutare lo stato delle cose. Se gli adolescenti non parlano di certi argomenti con noi adulti, non esitiamo a fare noi il primo passo, loro stessi dichiarano di credere nella famiglia e nelle relazioni interpersonali; in quanto ‘comunità educante’ fatta di luoghi di aggregazione, realtà associative e agenzie educative proponiamo attività, incontri, occasioni in cui parlare dei loro reali ostacoli come anche dei loro interessi; educhiamoli a un ruolo più attivo negli ambienti digitali, che alimenti le loro passioni e aspirazioni; smettiamola di guardare con pessimismo il loro futuro e di generare paure più nostre che loro. L’indagine completa può essere consultata qui
Immagine di copertina tratta dal trailer del documentario per Non sono emergenza