AFFIDO FAMILIARE. UN MANIFESTO IN NOVE PUNTI CON LE PROPOSTE DEL TAVOLO
Un evento a Roma per sensibilizzare le istituzioni e rendere davvero esigibile il diritto alla famiglia. Le proposte del Tavolo riassunte in un manifesto. Tra queste l'istituzione della Giornata nazionale dell’affidamento familiare
09 Maggio 2024
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Sentirsi soli, desiderare di uscire da un ambiente complesso abbinato al timore di trovarne uno sconosciuto e altrettanto ostile, perdere le proprie radici, ricominciare, credere in un futuro migliore. Le storie di Michele, Deborah, Francesco e Giorgio sono quelle di migliaia di ragazzi e ragazze in affido – forma di intervento che consiste nell’aiutare una famiglia ad attraversare un periodo difficile prendendosi cura dei suoi figli – e sono state raccontate martedì 7 maggio durante un evento organizzato al Senato con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni per rendere davvero esigibile il diritto alla famiglia e alle relazioni familiari per ogni minorenne. Un diritto basilare e autentico, ma non scontato: è il diritto di far parte di una rete che sappia tenere insieme le persone grazie ai suoi nodi e proteggerle dalle cadute, permettendo a ciascuno di rialzarsi e rilanciarsi. Amici dei Bambini, Cometa, Comunità Papa Giovanni XXIII, Famiglie per l’Accoglienza, ANFAA, ANFN, CAM, CNCA, Coordinamento affido Roma, Coordinamento Care, Progetto Famiglia, Ubi Minor, Salesiani per il Sociale, Affidamento.Net, Co.Fa.Mi.Li, Associazione Fraternità, Fondazione L’Albero della Vita e, come membri osservatori, Metacometa e Centro comunitario Agape, hanno messo insieme vissuti, competenze ed esperienze pregresse per formulare una serie di richieste alla politica. Tramite la legge 184 del 1983 è stata istituita infatti una collaborazione tra la sfera istituzionale e quella della solidarietà legata al terzo settore e sono state messe a sistema una serie di azioni precedentemente affidate principalmente al volontariato e all’azione dei singoli. Ma questo impianto normativo ha più di 40 anni e oggi, in una società molto diversa da quella degli anni Ottanta, il tema andrebbe di nuovo approfondito e sviluppato.
Affido: logica dell’emergenza, strumentalizzazioni e slogan sono dannosi
Le ultime rilevazioni al 31 dicembre 2021 indicano 13.248 minorenni in affidamento familiare nel nostro Paese, di cui il 44% intrafamiliari (vivono da nonni, zii, cugini) e il 56% eterofamiliari, quindi affidati a persone esterne al nucleo in difficoltà. La prevalenza, in termini di età, è nella fase di adolescenza e preadolescenza; il 29,8% dei ragazzi ha tra gli 11 e i 14 anni e più di 8 affidi su 10 avvengono tramite provvedimenti giudiziari, spesso con effetti traumatici. Per la delicatezza del tema e la fragilità dei soggetti coinvolti, durante l’incontro in Senato è stato fatto un richiamo esplicito al linguaggio e alla comunicazione da utilizzare nel raccontare questo argomento: la logica dell’emergenza adottata dai media, le strumentalizzazioni politiche, gli slogan elettorali e le speculazioni di vario genere risultano sempre parecchio dannose per i minori. Da qui, il coinvolgimento della politica che si estende a proposte concrete, che qui proviamo a riassumere.
Tavolo affido: le richieste alla politica
Prima di tutto, il Tavolo ha chiesto interventi adeguati a sostegno della famiglia d’origine, evidenziando la necessità che l’affido sia un intervento preventivo più che riparativo. Questo potrebbe avvenire soltanto se l’investimento dello Stato fosse davvero strutturale, se il contributo di rimborso spese per la famiglia affidataria diventasse cogente in tutte le regioni e se in ogni territorio – senza distinzioni geografiche – servizi sociali, centri affido e tribunali avessero le stesse risorse. Solo a questo punto l’affido familiare diventerebbe davvero un LEP, cioè un livello essenziale delle prestazioni, entrando a far parte di quegli indicatori previsti dall’articolo 117 della Costituzione riferiti al godimento dei diritti civili e sociali determinati e garantiti per tutti. Altro punto è il coinvolgimento delle famiglie affidatarie nella realizzazione di progetti specifici in tema di accoglienza, esplicitando ancora meglio l’attuazione del principio di sussidiarietà. E ancora: definire politiche, azioni e procedure di garanzia per un’efficace integrazione sociale e sanitaria, favorendo l’accesso alla neuropsichiatria infantile, alla psicologia clinica e ai servizi territoriali riabilitativi per i minorenni fuori famiglia, stanno diventando urgenze non più rinviabili. Non vanno infine dimenticati i neo maggiorenni, coloro i quali si trovano spesso in una zona di confine tra la fine e il proseguimento del procedimento amministrativo di affido familiare, offrendo loro sostegno per avviare la cosiddetta autonomia fatta di accesso al mondo del lavoro, alla casa (si parla di valorizzazione in tal senso del patrimonio edilizio confiscato alle mafie) e alla formazione post scuola secondaria. Le relazioni socio-affettive consolidatesi durante l’affidamento sono considerate, in aggiunta, parecchio positive, e vanno tutelate qualora a conclusione dell’affidamento il minore faccia ritorno nella famiglia d’origine, sia dato in affidamento ad altra famiglia o sia adottato da altra famiglia. «Siamo molto preoccupati dall’iter applicativo della riforma Cartabia» hanno spiegato gli organizzatori, riferendosi a «derive lesive dei diritti dei minori e delle famiglie».
Le proposte del Tavolo affido in un manifesto
Queste proposte, raggruppate, hanno portato il tavolo a mettere nero su bianco una sorta di manifesto in nove punti:
1) istituire la Giornata nazionale dell’affidamento familiare per il 4 maggio di ogni anno;
2) rendere obbligatoria la ratifica in tutte le regioni delle linee di indirizzo per l’affidamento familiare approvate l’8 febbraio dalla Conferenza Stato Regioni;
3) predisporre le risorse necessarie per consentire a enti locali e autorità giudiziaria di svolgere i compiti affidati;
4) garantire il mantenimento del tavolo tecnico presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il monitoraggio delle linee di indirizzo;
5) sostenere e dare impulso all’attivazioni di tavoli in tutta Italia per i minori fuori famiglia;
6) garantire il riconoscimento del ruolo delle associazioni, coinvolgendole nei processi relativi a proposte di legge o altri provvedimenti di modifica della 184/83;
7) istituire un gruppo di lavoro permanente per monitorare l’applicazione della riforma Cartabia;
8) mettere a disposizione in modo permanente e aggiornato i dati sul fenomeno anche per valutare le ragioni dell’allontanamento, il tipo di supporto ricevuto e gli esiti;
9) sostenere e rilanciare una vasta campagna di promozione dell’affidamento familiare.
L’istituzione di registri nazionali e di un osservatorio
Durante la conferenza stampa che ha presentato l’iniziativa è intervenuta la senatrice Elisa Pirro (Movimento 5 Stelle), prima firmataria del DDL “Istituzione della Giornata Nazionale dell’Affidamento Familiare”, oltre alle colleghe Malpezzi (Pd), Spinelli (Fratelli d’Italia) e Minasi (Lega). «L’affido familiare non è né di destra, né di sinistra né di centro, non ha colori né bandiere politiche» il pensiero di Valter Martini del Tavolo nazionale affido, e in effetti l’iniziativa è stata sposata trasversalmente da tutte le forze politiche. «Speriamo che questo aspetto faccia correre l’iter» l’auspicio di Pirro, secondo la quale «va valorizzato sempre di più il ruolo fondamentale delle famiglie che donano gratuitamente e per pura generosità il loro affetto per un tempo che già sanno dover essere limitato». Minasi, che fa parte della commissione politiche sociali, ha sottolineato «che l’affido non sia “sine die” e che bisogna aiutare la famiglia d’origine a uscire dallo stato di disagio nel quale si trova». Per Spinelli, componente della commissione infanzia, «vanno portate avanti delle proposte che poi possano camminare da sole, anche su altre gambe. Ecco perché abbiamo una responsabilità enorme». Durante l’incontro si è parlato inoltre della modifica degli articoli 1 e 2 della legge 184, affinché possano essere istituiti dei registri nazionali presso il dipartimento delle politiche della famiglia e presso il tribunale, oltre a un osservatorio nazionale sull’affido. «Gran parte di queste proposte del tavolo sono a costo zero, quindi non avremo neppure il problema delle coperture», ha evidenziato Malpezzi. «Accendendo un faro su questo tema ricorderemo inoltre che l’affido non è una colpa in nessun caso, né di chi vive momenti di fragilità né di chi si prende carico di una situazione complessa. Dobbiamo uscire da questo schema».
Alessandra: la mia storia è stata un’opportunità
«Una parola per descrivere la mia storia? Opportunità» ha raccontato con commozione Alessandra, 26 anni, recentemente laureata in giurisprudenza proprio con una tesi in affidamento familiare dopo essere stata lei stessa una bambina affidata. «Opportunità di vivere in un ambiente più idoneo, opportunità per la mia famiglia di superare il momento difficile e sapere che la propria figlia è in un ambiente protetto. La mia famiglia era come una barca nelle intemperie di un oceano. Durante la tempesta io e mia sorella Ilenia abbiamo incontrato un rimorchiatore che ci ha condotte in un porto sicuro». Ciro e Graziella le hanno accolte nella loro casa, «e non si sono mai imposti come genitori, anzi ci hanno chiesto di considerarli come degli zii che non sapevamo di avere. Ci hanno salvate».
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