AFFIDO:IL PUZZLE DEL DARE E DEL RICEVERE AFFETTO
Storia di una famiglia che ha preso in affido un ragazzo bengalese, costruendo una “normalità che fa stare bene”
15 Settembre 2015
Alida e Luigi sono due persone semplici, altruiste, molto impegnate nel sociale. L’incontro con Dissan avvenne nella Casa famiglia del Borgo Ragazzi Don Bosco, con la quale davano un sostegno a distanza agli adolescenti in difficoltà.
“Tutto iniziò nel settembre 2013, quando partecipammo ad una giornata formativa sull’affido familiare”, racconta Alida. “Dopo questa giornata io e mio marito Luigi decidemmo di partecipare al corso di formazione per famiglie affidatarie. Volevamo capire se era veramente quella la strada che volevamo intraprendere, se eravamo in grado; ci sentivamo in dovere di guardarci dentro: chi avremmo incontrato avrebbe avuto bisogno di tutto il nostro affetto. E noi venivamo da una storia familiare molto dolorosa, nostra figlia, di origini colombiane adottata all’età di 4 anni, è venuta a mancare all’età di 20 anni per una grave malattia nel 2010.
Abbiamo partecipato a cinque incontri insieme ad altre famiglie. All’inizio del 2014 decidemmo di dare la nostra disponibilità e entrammo a far parte del gruppo di sostegno per famiglie affidatarie. Agli inizi di luglio dell’anno scorso ci è stato chiesto se eravamo disponibili all’affido di Dissan e non ci abbiamo pensato molto a dire di sì».
Dopo averlo incontrato in casa famiglia, con una scusa il ragazzo è andato a casa loro. «Per farlo venire da noi, in casa famiglia gli avevano detto che due amici avevano bisogno di un aiuto, avevano dei problemi con un televisore. È stata una situazione buffa, lui si aspettava di andare a casa di due ragazzi e invece ha trovato noi. Dopo l’estate dell’anno scorso ci siamo rivisti un po’ di volte e da dicembre è sempre a casa nostra. Ci ha subito conquistati».
La storia di Dissan
«La cosa che sorprende tutti e tre è la naturalezza del nostro rapporto. Sembra che stiamo insieme da sempre. A noi fa molto piacere avere qualcuno di cui avere cura e Dissan si trova molto bene con noi. I primi ad essere stupiti dalla naturalezza del nostro rapporto siamo noi. Siamo convinti di essere stati aiutati dall’alto», raccontano.
Dissan è nato in Bangladesh, all’età di 5 anni ha raggiunto il padre che era in Italia. Dopo è venuta qui anche sua madre ed è nata la sorellina, che oggi ha 10 anni. «Poi la madre di Dissan è morta e il padre ha deciso di tornare nel suo paese insieme ai due figli. Ma Dissan è tornato in Italia perché vuole studiare qui, mentre il padre è rimasto in Bangladesh insieme alla figlia più piccola. Purtroppo per il fatto che è partito ed è ritornato dovranno passare 10 anni per ottenere la cittadinanza italiana, il conto è ricominciato daccapo», spiega Luigi. «Le sue difficoltà qui in Italia sono quelle di un ragazzo straniero che si apre alla vita. È molto integrato ed è sereno nel contesto in cui vive. Gli mancano gli affetti che sono lontani, ma si vede e parla su Skype con la sorellina che è in Bangladesh e a cui è molto legato. Si impegna e gli piace molto studiare, frequenta il terzo anno dell’istituto informatico con specializzazione in tecniche informatiche».
Non bisogna avere paura
«A fine maggio abbiamo ottenuto il decreto di affido. Ad ottobre di quest’anno Dissan compirà 18 anni, ha un po’ paura perché l’affido terminerà. Ma abbiamo saputo pochi giorni fa che per motivi di studio l’affido si può prorogare. Ci fa molto piacere, anche se noi tre stiamo talmente bene insieme che non cambierà nulla, quando lui diventerà maggiorenne», dice Alida. «Siamo convinti che l’amore generi amore e che non bisogna avere paura ad aiutare gli altri. Se avessi avuto paura, dopo la nostra storia dolorosa, mi sarei chiusa ad un’esperienza che mi sta dando tanta gioia. Non bisogna chiudersi mai, neanche dopo tanto dolore, ma lasciarsi coinvolgere e guidare dal cuore. Se si riuscisse a fare il “salto”, ad aprirsi, si capirebbe che tante persone hanno bisogno di noi, non solo i bambini, ma anche gli adolescenti. I ragazzi hanno grandi necessità di essere accolti, ogni persona ha bisogno di una famiglia e bisogna pensare che si va incontro solo a qualcosa di positivo. Inoltre, l’adolescente è più consapevole, si mette di più in gioco, se si sente amato risponde di più. Io e Luigi avremmo potuto avere più resistenze, visto che Dissan aveva 17 anni al momento dell’affido, ma fortunatamente ha vinto l’amore».
Come un puzzle
«Pensando alla nostra storia mi viene in mente un puzzle. La vita mia e di mia moglie è andata in mille pezzi, ad un certo punto, come un puzzle costruito con cura e pazienza che si distrugge tutto insieme. Poi miracolosamente ogni pezzo è tornato al suo posto con l’arrivo di Dissan. Noi siamo molto credenti e crediamo che la nostra storia sia provvidenziale. La presenza di Dissan, secondo noi è stata “guidata”, non è arrivata per caso», racconta Luigi.
Alida e Luigi fanno parte del Movimento Famiglie Affidatarie e Solidali del Borgo Ragazzi Don Bosco. Inoltre, stanno portando avanti molto attivamente i progetti dell’associazione Quinto Mondo Onlus, che si occupa di adozioni a distanza e sostegno alle scuole in Colombia ed Uganda, di progetti educativi “Diritti con Marlen” nelle scuole.