L’USURA HA TANTE FACCE. E LE DENUNCE RESTANO POCHE
L’usura non è solo il cravattaro, è il sovra indebitamento per un divorzio, è l’usura legalizzata, è infiltrazione mafiosa...
29 Ottobre 2018
«Ricordo che, dal 1994 al 1996, 150 persone si sono tolte la vita per usura. E io sarei stato uno in più». «Lo Stato non pagava, ma noi avevamo spese enormi da portare avanti». «Il direttore della banca mi disse: “guarda che forse c’è una finanziaria che ti può aiutare”». «Mi hanno portato via un bene di 5 miliardi per 60 milioni». «Dovevo pagare 12 milioni al mese solo di interessi». «La mia famiglia l’ho tenuta all’oscuro di tutto. » «A mia figlia dissi: “io vado con questi signori, prendete la targa, se nel giro di un’ora non torno chiamate la polizia». «Io a questo signore ho restituito tre volte la somma che lui mi ha dato».
Testa stretta tra le mani, Italo Santarelli non è riuscito a trattenere la commozione mentre veniva proiettato il documentario che porta il suo nome, durante il convegno “Usura. Ieri – oggi – domani” organizzato da Airp nei giorni scorsi a Roma.
Imprenditore immobiliare vittima di una truffa, poi indebitato, come racconta il video, a causa dello Stato e delle banche, Italo si ritrova stretto nella morsa dell’usura, a rischio di essere ucciso prima e di uccidersi poi. La sua è la storia di un uomo che, a un passo dal suicidio, trova il coraggio di uscire allo scoperto, di denunciare, usare la sua disperazione per combattere, per sé e per tutti gli altri.
Fonda l’Airp, che se ne occupa. Siamo nel 1994. Quando nasce Airp «eravamo a 150 suicidi per usura. Negli ultimi anni 200 persone si sono tolte la vita per problemi economici. E io non ce la faccio più, non posso più vedere padri di famiglia che vengono in associazione, in lacrime perché hanno la casa all’asta. Domani, che sarà?»
IL FENOMENO. Ancora troppo sommerso, troppe poche denunce, troppa reticenza, troppa paura e solitudine. È questo in estrema sintesi il quadro che dell’usura viene tratteggiato durante il convegno, un tavolo di lavoro tra diversi attori che, a vario titolo, portano e possono portare un contributo nell’emersione e nella lotta a questo fenomeno. L’usura oggi non è più solo quella del famoso cravattaro, resta quella della vergogna dell’indebitamento e del fallimento, dell’omertà e della chiusura in se stessi, della disperazione. Ma si aggiungono elementi nuovi, paure nuove. « L’usura è diventata il bancomat della criminalità organizzata», ha spiegato Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza della Regione Lazio. «Non assicura i proventi del narcotraffico – solo a Roma siamo a circa 300 piazze che assicurano dai 200 ai 700mila euro a settimana – ma il controllo del territorio e l’infiltrazione nell’economia legale».
Ma perché si arriva a sovraindebitarsi? E perché si arriva a cadere nella trappola dell’usura? In realtà una questione complessa, sfaccettata.
Ci sono le persone comuni, che cadono nella morsa per un evento avverso improvviso, come ha spiegato Rino Tarelli, presidente del Fondo di Prevenzione e Usura Adiconsum. «Una malattia improvvisa, un licenziamento, una separazione o un divorzio: sono queste tre le cause della stragrande maggioranza dei casi in cui si configura un sovraindebitamento. E il dramma familiare, quella situazione di estrema tensione che si sviluppa un momento prima di arrivare all’usura resta ancora nell’ombra».
Ci sono i piccoli imprenditori, come ha sottolineato Giuseppe Goduto, operatore dell’Ente nazionale per il Microcredito: «Oggi nel 95% dei casi le aziende italiane sono micro imprese. Ogni trimestre ne nascono 130mila. Micro imprese che non richiedono l’accesso al microcredito, ma ricorrono a fondi familiari o risorse personali». C’è ancora poca informazione sul microcredito, a cui è possibile accedere attraverso il fondo di garanzia, ha insistito Goduto. In questo modo l’impresa potrebbe avere a disposizione un tutor esterno che, affiancando la banca erogatrice, segue il piccolo imprenditore lungo tutto il percorso verso la realizzazione della sua idea imprenditoriale.
LE CRITICITÀ. Di criticità ne restano aperte molte: nella dimensione soggettiva e familiare della persona sovraindebitata, che continua ad aver paura di parlare della propria situazione, che perde la capacità di essere punto di riferimento nella famiglia, di svolgere appieno il suo ruolo di pater familias, che ha paura di denunciare; nella dimensione complessiva della mancanza di una informazione trasparente e approfondita, delle contraddizioni legislative e giurisprudenziali, delle omertà e degli insabbiamenti, di un sistema che ancora fatica a far parlare tra loro le monadi di cui è composto.
MA CI SONO ANCHE GLI STRUMENTI PER USCIRNE E LE BUONE PRASSI. A partire dalla legge 108 del 1996, la legge antiusura promulgata a Camere sciolte dopo la tragica decisione di una intera famiglia di suicidarsi lanciandosi dal viadotto della Roma-L’Aquila nel marzo dello stesso anno. «Un patrimonio da proteggere» per Dario Carta, commercialista e contabile che da anni collabora con Airp. «Il reato di usura è stato riformato, passando da una dimensione soggettiva a una oggettiva, legata al tasso di interesse applicato. Un intervento che rende la norma applicabile sia nei confronti della persona fisica, sia nei confronti delle banche, anche se in realtà in quell’ambito è completamente disattuata».
E poi la Legge 3 del 2012, la legge sul sovraindebitamento, come ha spiegato Salvatore Taverna, Dipartimento europeo UCEE per la crisi d’impresa. Basata sulla meritevolezza del soggetto che non abbia contribuito a creare le condizioni del sovraindebitamento, in base ad essa permette di rivolgersi al giudice per ottenere sconti di ripianamento del debito. L’elemento interessante e importante, per Taverna è già nel titolo, che crea un collegamento tra usura, estorsione e composizione della crisi da sovraindebitamento.
Ci sono poi il Fondo di prevenzione e il Fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura a cui si può accedere facendo richiesta alla prefettura di riferimento. Istituito presso il Ministero dell’Economia, il primo mette a disposizione dei Confidi e delle Fondazioni antiusura somme di denaro con cui dare alle banche garanzie sui prestiti concessi ai soggetti in difficoltà. Quindi gli operatori economici possono rivolgersi ai Confidi che abbiano costituito i fondi speciali antiusura, mentre le famiglie ed i singoli possono fare riferimento alle Fondazioni antiusura.
Il Fondo di solidarietà offre ai commercianti, agli artigiani, ai liberi professionisti che hanno denunciato gli usurai l’occasione di reinserirsi nell’economia legale: un mutuo senza interessi da restituire in dieci anni, il cui importo è commisurato agli interessi usurari effettivamente pagati .
E poi il Fondo Antiusura Adiconsum. Con un budget ordinario di 30mila euro, offre un aiuto alle famiglie prima che arrivino dallo strozzino. Lo fa attraverso un prestito che deve servire ad asciugare i debiti, ma solo se esistono certi presupposti come lo stato di bisogno effettivo, la capacità di rimborso e la prospettiva di uscita dal circolo vizioso dell’usura. «Il fondo – in questi anni sono stati investiti oltre 26 milioni di euro – è previsto nel bilancio dello Stato», ha spiegato Rino Tarelli, «e consente di reinserire la famiglia in una dinamica positiva, riportarla ad una situazione di vivibilità, reintegrarla socialmente.
IL FUTURO. Le statistiche, i dati che emergono dalle inchieste giudiziarie, quanto riportato dalle associazioni richiedono un salto di qualità, come ha spiegato Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio. «Nell’ultima inchiesta della Polizia di Stato di qualche giorno fa sono stati riscontrati tassi di interesse dal 100 al 6mila per cento. Eppure le denunce sono ancora troppo poche. Penso all’inchiesta sugli Spada o sui Gambacurta, in cui alcune delle vittime hanno negato anche di fronte alle evidenze giudiziarie».
«Un salto di qualità è necessario ad adeguarci alle nuove dimensioni dell’usura. Nel prossimo tavolo tecnico antiusura dovremo porci il problema: occorre un maggior collegamento tra associazionismo e forze di polizia. È necessario per le vittime che devono percepire la protezione dello Stato, ma anche la solidarietà delle associazioni. Sono chiamate a fare la loro parte in questo percorso anche le associazioni di categoria: insieme a istituzioni, forze dell’ordine, magistratura occorre costituire un’alleanza sociale che porti all’emersione del fenomeno, all’aumento delle denunce , al sostegno alle vittime sole dall’altro». È di pochi giorni fa, ha continuato Cioffredi, l’approvazione della graduatoria per l’apertura degli sportelli antiusura. I Comuni coinvolti nel bando collaboreranno con le associazioni antiusura iscritte negli albi prefettizi. Entro novembre sarà inoltre pubblicato il bando da 2 milioni e mezzo dedicato all’assistenza alle vittime. Non un’assistenza diretta, ma un vero e proprio tavolo con le 27 associazioni iscritte agli albi prefettizi che concorrono alla programmazione regionale».
Airp è molto attiva nelle scuole, insegna ai ragazzi il corretto uso del denaro e Italo Santarelli continua a lavorare perché il circolo dell’usura si interrompa. Rivolto alle istituzioni ribadisce: «l’ossigeno al malato va dato quando serve, non quando è morto».
Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazione@cesv.org
Una risposta a “L’USURA HA TANTE FACCE. E LE DENUNCE RESTANO POCHE”
Interessante…