ALLEANZA CONTRO LA POVERTÀ: CAMBIAMO IL REDDITO DI CITTADINANZA
In un documento le proposte per affrontare l'emergenza sociale: allargare l'accesso al reddito, allentare i vincoli, far emergere il sommerso
di Redazione
15 Aprile 2020
«È urgente modificare i criteri di accesso al Reddito di cittadinanza, in modo che si possa includere, per il periodo dell’emergenza, una platea più ampia di poveri». Il pressing sul governo, al lavoro per definire le misure di sostegno all’economia e alle famiglie italiane, si arricchisce di una nuova puntata, quella messa a punto dall’Alleanza contro la Povertà, il network guidato dalle Acli, che da anni è protagonista in Italia di un’interlocuzione con la politica per l’introduzione e il perseguimento di una misura nazionale di contrasto alla povertà. «L’acuirsi della crisi», dice oggi il portavoce Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli (che Reti Solidali ha intervistato qui), «rende necessaria una revisione del sussidio in modo che si possa contrastare l’emergenza sanitaria e sociale».
I termini della proposta sono contenuti in un documento ufficiale, che illustra le richieste di modifica (di breve e di lungo periodo) al Reddito di Cittadinanza.
Il Reddito di Cittadinanza oggi
Nel documento dell’Alleanza contro la Povertà vengono indicati i tre scenari, fra i quali è possibile oggi scegliere le azioni da compiere, considerando la situazione così come si è concretamente realizzata nel primo anno di erogazione di Reddito e Pensione di Cittadinanza. Con oltre un milione di famiglie raggiunte dalla misura (più di 2,5 milioni di individui) e un importo medio di poco inferiore ai 500 euro a famiglia (dati Inps), lo strumento ha rappresentato «un importante sostegno per le famiglie in difficoltà economica, che ha permesso loro in alcuni casi di uscire dalla condizione di povertà nella quale si trovavano, in altri di ridurre l’intensità della medesima».
Molto più incerti, invece, gli effetti in termini di inclusione socio lavorativa dei beneficiari, che comunque necessitano di tempi di attuazione più lunghi.
L’emergenza Covid-19, con il suo drammatico impatto sanitario in termini di vite umane e il suo forte impatto di medio periodo sull’economia, determinerà», scrive l’Alleanza, «un periodo di recessione con una perdita di reddito più o meno marcata per ampi strati della popolazione». E «le misure esistenti rischiano, per come sono strutturate, di non riuscire a far fronte in maniera adeguata ai nuovi bisogni».
Due strade
Secondo l’Alleanza le strade che si aprono di fronte all’emergenza per il sostegno al reddito sono di due tipi: la prima, quella di prevedere misure aggiuntive (sono di questo tipo ad esempio il sostegno di 600€ devoluto alle partite Iva, o i buoni spesa comunali) mettendo eventualmente in campo ulteriori strumenti selettivi che affianchino il reddito di cittadinanza; la seconda, quella di modificare le misure in essere – in primis il reddito di cittadinanza – per renderle adeguate al nuovo contesto. «Ben vengano le misure aggiuntive», scrive l’Alleanza, «ma riteniamo fondamentale agire anche sul Reddito di cittadinanza».
Tre scenari
Gli scenari possibili sarebbero tre. Il più interventista è quello di passare di punto in bianco “ad una misura universale e incondizionata” come il reddito di base (basic income): ipotesi che l’Alleanza esclude perché nel suo essere particolarmente drastica prevederebbe profondi interventi sul sistema fiscale e su quello di protezione sociale.
Lo scenario meno interventista è quello di un semplice potenziamento del Fondo dedicato al RdC, quindi un maggiore stanziamento per far fronte da subito all’attesa espansione della platea degli aventi diritto, mantenendo inalterati i requisiti di accesso: un’ipotesi che l’Alleanza definisce “minimale e poco adeguata al contesto nel quale ci troviamo oggi” e che comunque «necessiterebbe, per risultare efficace, di essere affiancata da un sostanziale strumento temporaneo aggiuntivo (il Reddito di emergenza) che risultasse operativo da subito».
Il terzo intervento possibile è quello di un potenziamento del Fondo destinato al Reddito di Cittadinanza, accompagnato però «da un periodo di sospensione della condizionalità e da un’agevolazione dei meccanismi e delle pratiche di accesso anche attraverso l’allentamento di alcuni requisiti». In altre parole, agire sul RdC aggiustandolo in modo che possano accedervi anche coloro che ne erano precedentemente esclusi, adattandolo alle necessità e ai bisogni emersi durante la crisi.
I vincoli da cambiare
Per partire, l’Alleanza ricorda che da tempo i commentatori hanno fatto notare due vincoli particolarmente restrittivi: i 10 anni di residenza richiesta ai cittadini e una scala di equivalenza che sfavorisce relativamente i nuclei familiari più numerosi, in particolare quelli con minori.
Dovrebbe dunque essere “da subito” resa operativa la modifica per consentire «un maggiore accesso e un importo del beneficio più elevato per le famiglie con minori e/o numerose», oltre che con persone disabili al loro interno. Tecnicamente, dunque, serve un’adeguata modifica della scala di equivalenza e un innalzamento o eliminazione del tetto previsto. A seconda delle varie ipotesi, più o meno generose, il maggior costo per le finanze pubbliche rispetto all’attuale oscillerebbe fra il +14% e il +47% (quindi fino ad un + 4 miliardi di euro rispetto al finanziamento attuale). Ma questo impegno avrebbe grandi effetti redistributivi, facendo calare l’incidenza della povertà, a seconda delle misure, di 2,2 – 2,8 punti percentuali.
Far emergere il sommerso
L’Alleanza segnala anche la necessità di modifiche all’Isee, di una facilitazione nell’ottenimento dell’Isee corrente, della predisposizione di procedure velocizzate per chi intendesse “mettersi in chiaro” (dunque emergendo dal lavoro nero) e presentare domanda per la prima volta. Con misure diluite nel tempo, per evitare poi il ritorno nel sommerso. «Se ben disegnata, e coinvolgendo anche gli enti locali, la concessione del RdC durante questa fase di crisi», scrive l’Alleanza contro la Povertà, «potrebbe rappresentare una forma di “voluntary disclosure dei poveri” che potrebbe riportare in chiaro migliaia di lavoratori». C’è l’ipotesi poi di allentare i vincoli patrimoniali per il RdC, da accompagnare ad una sospensione dei vincoli sui percorsi di inclusione socio lavorativa previsti dal Reddito di Cittadinanza che si protragga a lungo, dando tempo ai Centri per l’Impiego di ritornare a svolgere un ruolo che, in una fase di carenza di domanda di lavoro, sarebbe in pratica proibitiva.
Più in generale, l’Alleanza (che presenta anche una serie di modifiche meno urgenti, da attuare in un secondo momento) ricorda al governo che bene vanno gli interventi finora attuati in un’ottica assicurativa (cioè legata al lavoro individuale), che si è concretizzata nell’estensione della Cassa integrazione e nell’aiuto alla platea del lavoro autonomo e parasubordinato (i 600 euro una tantum), ma che è comunque necessario tener conto che le categorie escluse da tali interventi non sarebbero neppure coperti – in assenza di azioni sul versante della logica assistenziale a livello non individuale ma familiare – da un Reddito di Cittadinanza, che rimanga sostanzialmente inalterato rispetto ad oggi.
Questo articolo è tratto da Redattore Sociale.