AMMINISTRAZIONE CONDIVISA: È IL TEMPO DI METTERLA IN PRATICA
Se ne è discusso nel webinar organizzato da Forum Terzo Settore Lazio‚ CSV Lazio e Legacoop Lazio. Capoleva: «Dobbiamo costruire nuove competenze, ascoltare i territori, co-programmare».
23 Aprile 2021
Il 31 marzo scorso il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali‚ Andrea Orlando, ha firmato le Linee Guida sul rapporto tra PA ed enti del Terzo Settore disciplinato negli articoli 55-57 del Codice del Terzo Settore, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 131/2020, che ha aperto, di fatto, l’epoca dell’amministrazione condivisa.
L’amministrazione condivisa è uno dei capitoli su cui si giocherà il futuro del nostro paese in alcuni settori strategici della vita delle nostre comunità. A sottolinearlo è stato il professore e costituzionalista Luca Gori in occasione del webinar organizzato da Forum Terzo Settore Lazio‚ CSV Lazio e Legacoop Lazio dedicato a “Co-Progettazione‚ Co-Programmazione e strumenti collaborativi: dalla normativa alle pratiche”. Il percorso fatto negli ultimi anni, ha spiegato Gori, per l’attuazione delle disposizioni del Codice del Terzo Settore che instauravano un nuovo rapporto tra Terzo Settore e pubblica amministrazione non è stato semplice. «Dopo anni in cui ci siamo ripetuti che l’unico modo per porre al riparo da infiltrazioni criminali il rapporto tra PA e soggetti privati era il Codice dei contratti pubblici, ci siamo accorti che i modelli in cui Terzo Settore e PA si trovano a contrattare come controparti dentro uno schema di gara finiscono per impoverire una relazione in cui entrambi perseguono la stessa finalità – la cura dell’interesse generale – solo che lo fanno in modo diverso». «Mentre si affermava faticosamente l’idea che l’art 55 del Codice del Terzo Settore richiedesse un’attuazione diversa da quella prevista dal Codice degli Appalti, la sentenza della Corte costituzionale 131/2020 ha sancito sul piano costituzionale la legittimità dell’inaugurazione di un modello di amministrazione condivisa». Amministrazione condivisa che, ha spiegato Stefano Rossi, rappresentante Opa (l’Osservatorio sulla Pubblica Amministrazione fondato da AGCI Solidarietà, Forum del Terzo Settore Lazio, CILD e CSV Lazio quale contributo alla costruzione di una PA aperta e trasparente) « si attua attraverso gli strumenti previsti nell’art. 55 del Codice del Terzo Settore: modello, quindi, alternativo a quello del profitto e del mercato, non residuale, non subordinato, che si fonda sulla convergenza di obiettivi, sulla solidarietà sociale, che trova fondamento nella costituzione italiana ed è anche conforme al diritto euro unitario». La sentenza della Corte costituzionale, ha continuato Rossi, ribadisce, infatti, «che l’attività di cura degli interessi generali non è monopolio della PA, ma è svolta anche dagli enti Terzo Settore. Anzi, la Corte fa un passo ulteriore quando afferma che la primazia della cura degli interessi generali è dell’associazionismo prima ancora che dello Stato. Questo lo stato dell’arte su cui sono intervenute le Linee Guida del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che hanno lo scopo di supportare gli enti pubblici nella concreta applicazione degli articoli 55-56-57 del Codice del Terzo Settore».
Dalla normativa alle pratiche. Il ruolo di Regioni ed Enti locali
«L’articolo 55 del Codice del Terzo Settore è il nodo da cui partire per uscire da politiche novecentesche e dai bandi al massimo ribasso», ha commentato Francesca Danese, portavoce Forum Terzo Settore Lazio. «A partire dalla sentenza della Corte costituzionale e dalle Linee Guida, ci sono aggiornamenti da fare e questioni da rivedere: l’approccio di accordo tra PA e Terzo Settore; la relazione con gli enti locali; la formazione del personale dirigente; la funzione che la Regione svolge nella corretta applicazione delle regole di riferimento. Mentre a volte si continuano a preferire le gare al massimo ribasso o le gare a sportello che mortificano il Terzo Settore, in realtà l’orizzonte a cui guardare è quello della co-progettazione e della co-programmazione». Per Luca Gori è, però, necessario un procedimento amministrativo scandito e trasparente, accessibile, rendicontabile all’interno del quale la PA e gli enti di Terzo Settore costruiscano insieme programmazione e progettazione sul territorio. «Qui viene in gioco il ruolo di Regioni ed Enti locali, chiamati dall’art. 55 a sviluppare un proprio procedimento dell’amministrazione condivisa. Le Linee Guida offrono una serie di indicazioni operative che possono essere messe in campo da subito. Ciascuna Regione deve interrogarsi su come strutturare l’amministrazione condivisa nel proprio territorio; su quale attività di interesse generale co-programmare e dove investire in co-progettazione. La legge regionale deve, quindi, sintonizzare l’art. 55 sulle esigenze del territorio». Abbiamo davanti un futuro esigente, ha sottolineato ancora Gori. «Co-programmazione e co-progettazione richiedono la capacità di costruire insieme, condividendo tutti i passaggi, con la consapevolezza che l’accordo tra PA e Terzo Settore possa essere rimodellato nel tempo. Serve una profonda disponibilità a cambiare: co-programmazione e co-progettazione pongono una parte della funzione amministrativa della PA e una capacità progettuale del Terzo Settore in un territorio Terzo in cui le rispettive funzioni si incontrano. Questo vuol dire per gli enti di Terzo Settore uscire dalla logica del committente-agente e per la PA rinunciare ad una certa quota di potere, accettando che l’intervento nasca nel territorio terzo della collaborazione. In questo duplice cambiamento di pelle sta la sfida. Gli strumenti giuridici ci sono, in questo non abbiamo alibi. Occorrerà certo un approfondimento, una misurazione, ma la vera scommessa si vince sul piano del cambiamento del posizionamento dei due soggetti dell’amministrazione condivisa». Concorde l’assessora alle Politiche Sociali, Welfare, Beni Comuni e ASP della Regione Lazio Alessandra Troncarelli: «La riforma nazionale deve entrare nel merito. Nella gestione delle pubbliche amministrazioni, ognuno deve avere propri ruoli per giungere a risultati concreti e, quando vengono stanziati i fondi, dobbiamo creare meccanismi territoriali rapidi nel dare risposte alle famiglie, altrimenti si resta nel proclama. Tra pochi giorni, il 30 aprile, è in scadenza la presentazione dei Piani di zona, nei quali deve essere presente il fabbisogno territoriale a cui devono rispondere i servizi di prossimità. Ecco come il ruolo del Terzo Settore, di chi vive la quotidianità dei territori, si conferma fondamentale». Il mutato contesto che viviamo, che ha acuito le condizioni di disagio sociale preesistenti, chiede un rafforzamento dell’azione della Regione, chiede collaborazione con i territori e chiede alle istituzioni di riconoscere e valorizzare il ruolo e la funzione sociale del non profit e di supportarlo con adeguate risorse, ha chiosato l’assessora agli Enti Locali e Semplificazione Amministrativa della Regione Lazio Valentina Corrado. «Solo dando voce ai rappresentati delle organizzazioni di volontariato possiamo garantire risposte aderenti ai fabbisogni».
Ora si guarda al futuro
Adesso serve coraggio, determinazione, propensione al cambiamento, alla costruzione condivisa. Un sentire comune, emerso più volte durante l’incontro. Sebbene la stessa integrazione socio-sanitaria sia ancora di là dal venire nel nostro Paese, come ha sottolineato il direttore generale della ASL Roma 6 Narciso Mostarda e si tratti piuttosto «di pezzi che a fatica cercano di stare insieme», quelle attuali sono condizioni aperte, a disposizione di chi amministra i territori, come ha ribadito Alessandro Broccatelli, presidente Leganet Ali, che all’incontro ha portato il punto di vista degli enti locali. «Ci sono dei passi da fare: bisognerebbe completare il percorso di riforma degli enti locali, così come è opportuno che amministratori e tecnici del comparto degli enti locali avviino questo nuovo modo di programmare e progettare lo sviluppo del benessere della comunità. Un cambio culturale deve, però, essere unito a formazione e accompagnamento». Anche per Opa ci sono questioni che richiedono approfondimento, come ha spiegato Stefano Rossi. «Le Linee Guida non sono ancora del tutto esenti da condizionamenti del vecchio modello culturale. Basti pensare alla necessità di una fase ad evidenza pubblica anche per i procedimenti attivati sulla proposta progettuale di un ente di Terzo Settore o alla valutazione comparativa tra le proposte pervenute, che sembra un richiamo al Codice dei contratti pubblici. La verifica della proposta progettuale va valutata non tanto alla luce della garanzia degli altri enti di Terzo Settore a partecipare alla procedura, quanto della effettiva realizzazione dell’utilità che si persegue. La logica più che concorrenziale dovrebbe essere cooperativistica. Sulla valutazione di impatto sociale, infine, è evidente la necessità di un ulteriore sforzo di elaborazione, non solo da parte delle PA, ma anche degli stessi enti di Terzo Settore. Bisogna, insomma, prendere atto del diverso approccio rispetto alla selezione concorrenziale del contraente affidatario del pubblico servizio. Se questo è il significato profondo di questi istituti, ad altri risultati occorrerà arrivare e questo toccherà agli enti territoriali, sia nell’ambito regolamentare, sia nel dar vita all’applicazione di tali modelli».
Siamo di fronte a una sfida, come ha detto Paola Capoleva, presidente CSV Lazio, «ma una sfida verso la coesione sociale. Abbiamo l’opportunità di aprire il nuovo cantiere dell’amministrazione condivisa, ma ci occorrono orizzonti all’interno dei quali muoverci insieme. Come CSV Lazio cercheremo di immaginare uno strumento di dialogo che ci dia modo di immaginare un programma di futuro. Abbiamo bisogno di costruire nuove competenze, di ascolto dei territori e di co-programmare in modo più efficace. Il ruolo dell’associazionismo e dei volontari in questo è indispensabile, soprattutto in questa fase così delicata». Passo importante in questa direzione è certamente il protocollo di intesa tra CSV Lazio e Anci Lazio firmato il 10 marzo scorso, come ha voluto sottolineare durante l’incontro Lina Novelli, consigliere delegato di Anci Lazio, che ha partecipato al gruppo di lavoro delle Linee Guida. «Il protocollo di intesa prevede una serie di attività importanti in questa fase: formazione, ricerca scientifica e sociale, ma anche attività di promozione del volontariato e della cittadinanza attiva. Una sfida a cui Anci non vuole sottrarsi, affinché gli enti non si trovino impreparati, ma possano guardare con fiducia a queste nuove opportunità, attraverso una costruzione di rete tra volontariato e comunità locali».