ANGELO, IL PIANISTA IN ROSA E LA RICERCA DELLA FELICITÀ

A un certo punto il Circo Massimo è stato travolto da un’onda di musica, delicata e avvolgente. Al Volontari Fun Village abbiamo conosciuto Angelo Santirocco, il pianista in rosa e questa è la sua storia, fatta di amore per la musica e per le persone

di Maurizio Ermisino

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Chi è stato al Circo Massimo il weekend del 15 e 16 marzo per il Volontari Fun Village, la manifestazione organizzata da CSV Lazio in collaborazione con la Maratona di Roma che ogni anno lega sport e solidarietà, non può non essere stato travolto da un’ondata di note in grado di incantare. La musica, orchestrale nella sua potenza delicata e avvolgente, arrivava da un solo pianoforte. Un pianoforte rosa, come vestito di rosa era l’artista che lo suonava, Angelo Santirocco. Per tutti, ormai, il pianista in rosa. È un ragazzo Angelo, e ha fatto una scelta: portare la musica tra le persone, all’aria aperta, nei parchi, in mezzo alla gente. La sua storia è di quelle da raccontare. È quella di un bambino che, a sedici mesi, metteva già le sue manine su una tastiera. Quella di un ragazzo che, a diciassette anni, perdeva il padre. Angelo, l’artista, è nato poco dopo. «A diciassette anni ho perso mio padre» ci racconta. «E questo, forse, mi ha dato la scossa, mi ha fatto capire che dovevo impegnarmi e continuare sulla mia strada. A quell’età amavo già la musica, ma non era ancora nata l’idea che ho adesso. In quel momento mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a suonare davvero».

pianista in rosa
Angelo Santirocco e il suo pianoforte rosa al Circo Massimo, al Volontari Fun Village 2025. «Il rosa è arrivato guardando una foto di mia madre da bambina, una scelta naturale. Voglio aiutare le persone a non aver paura del giudizio degli altri»

La vita in rosa

Angelo così inizia a fare lezioni private ai bambini della chiesa dove suona. Ma capisce che vuole qualcosa di più, che vuole arrivare alle persone. Conosce l’arte di strada e inizia a suonare nelle vie principali di Roma. Ma Angelo non è solo musica, è anche colore. È il rosa, la tinta che ha il suo pianoforte e che hanno i suoi abiti.  «Il pianista rosa è nato da una foto di mia madre da bambina» ci svela. «È vestita con una felpa azzurra, mentre suo fratello ne indossa una rosa. Come mai si erano invertiti i colori? Mamma è polacca, e mi ha risposto che anni fa in Polonia non c’era questa idea di un colore che fosse maschile e uno che fosse femminile. Ognuno andava in giro un po’ come gli pareva. Allora ho pensato a creare qualcosa che potesse rendermi memorabile, e passare un messaggio alle persone».

Il rosa, una scelta naturale

Ognuno può essere chi vuole essere davvero, è questo il messaggio di Angelo. Un’idea che vuole aiutarci a sfidare i giudizi e che oggi sembra arrivare da più parti. «A me quella scelta è venuta naturale» ci spiega. «Adesso indossare questo colore è qualcosa che viene addirittura un po’ spinto. Tre anni fa, quando è nato il pianista rosa, era difficile trovare i vestiti: magari dovevo prendere una scarpa da donna. Oggi nel reparto uomo trovi tranquillamente le scarpe rosa. Il mio obiettivo è aiutare le persone a non aver paura del giudizio degli altri. È un discorso su cui ho lavorato. Questa ora è la mia immagine, ma è nata per caso, non è marketing».

Suonare nei parchi

Angelo Santirocco non chiede di essere raggiunto, va dalle persone, all’aperto, nei parchi, nei giardini di Roma. «Quell’idea è nata per una disgrazia che noi artisti di strada stiamo patendo a Roma» ci rivela. «Io suonavo sempre a via del Corso o a via dei Fori Imperiali, le vie dello shopping e del turismo. A fine ottobre 2024 è stata negata agli artisti di strada la possibilità di esibirsi. Così ho pensato ai parchi. Ho iniziato dal Parco degli Acquedotti, il mio preferito, e da quello di Villa Pamphili». Adesso i concerti nei parchi sono il suo habitat naturale. «Se tra un anno riaprissero i Fori Imperiali ci tornerei volentieri, ma non smetterei di suonare nei parchi» ci confessa. «Io pubblico sui social, nei gruppi dei parchi, la notizia che suonerò. E la gente viene apposta per me. È una grande soddisfazione, è come avere un piccolo fan club che cresce piano piano. La prima domenica di marzo ho suonato a Villa Torlonia, dove mi ha raggiunto una coppia che conosco dal Parco degli Acquedotti, e con un cagnolino che ha una carrozzina per le gambe posteriori. L’ho riconosciuto subito. Mi avevano seguito fino a lì».

pianista in rosa
«Non smetterei di suonare nei parchi. Io pubblico sui social, nei gruppi dei parchi, la notizia che suonerò. E la gente viene apposta per me. È una grande soddisfazione, è come avere un piccolo fan club che cresce piano piano»

Angelo Santirocco: Il pianoforte è la mia vita

Il pianoforte ha qualcosa di magico. È uno strumento capace di note profonde, avvolgenti, in grado di incantare. «Del pianoforte amo tutto» confessa Angelo. «È la vita mia. Non si può spiegare. È quella sensazione per cui hai bisogno di metterti su quello sgabello e suonare, qualsiasi cosa. Io sono uno che suona tanto anche a casa, magari accendo una candela. Ho anche un altro pianoforte, anche quello completamente rosa. È la mia medicina».

Jazz, pop, rock

La cosa bella è che con un pianoforte puoi suonare qualsiasi cosa. I brani classici, quelli scritti proprio per pianoforte, ma anche le colonne sonore dei film. O la musica rock e pop. «Io suono di tutto» spiega il pianista in rosa. «Di solito non faccio musica classica. Anzi, prendo i brandi classici e li riarrangio in modo moderno. È il mio stile, non saprei neanche definirlo. C’è chi dice che sia jazz, chi dice che sia pop, c’è chi pensa che io sia un pianista classico, ma non lo sono. Mi sento me stesso quando suono in quel modo. Per i brani vado casualmente. A volte mi fanno ascoltare un brano e se mi piace lo inserisco nel mio repertorio, non c’è dietro uno studio. Sono uno spirito libero».

L’arte di strada: ci vuole coraggio

La vita di Angelo a volte sembra quasi un film, o un romanzo. Sembra una storia scritta da qualcuno. Come l’incontro, in un hotel di Roma, con il governatore della North Carolina, che lo ha invitato a suonare al Senato, a Washington. In America tornerà, ad aprile, a suonare in strada, con la tastiera, a Los Angeles e New York. Gli americani impazziranno per lui, ne siamo certi. Angelo è una delle dimostrazioni che l’arte di strada è arte vera. «Penso di essere una delle persone che sta cambiando l’idea dell’arte di strada» ci spiega. Chi suona in strada non è l’artista fallito. Siamo artisti giovani che hanno voglia di farsi conoscere. Per suonare in strada serve una buona dose di coraggio, non è facile mettersi in mostra davanti alla gente, che è spietata. La gente può stare ferma a guardarti e tu sei lì a chiederti che cosa sta pensando di te, ad aspettare che quelle persone si fermino. Devi avere quella faccia tosta che ti fa dire: io mi metto in gioco». «Ho conosciuto tanti miei coetanei che hanno iniziato e hanno abbandonato» continua. «Faceva troppo male. Non puoi piacere a tutti e ci sarà sempre quella persona che non apprezzerà quello che fai, che ti giudicherà». Angelo è ancora capace di provare stupore, di restare incredulo davanti all’amore che la gente prova per lui. «Non so perché la gente ama quello che faccio. Io lo trovo incredibile. Stento ancora a crederci».

pianista in rosa
«Sono stato male dopo la morte di mio padre, ma ora sono contento di fare quello che ho fatto anche grazie a lui. Di aver avuto la forza di voler essere felice. Devo ringraziare la musica, devo ringraziare quel pianoforte che mi ha salvato la vita»

Il pianista in rosa, da Chopin ai Linkin Park

Il repertorio di Angelo Santirocco spazia da Chopin ai Linkin Park, da Einaudi a Luis Fonsi, dalle colonne sonore di film come il Gladiatore, Pirati dei Caraibi e Lezioni di piano. «Il mio brano preferito è Now I Fly, il brano che ho composto io per mio padre» ci spiega. Dal punto di vista della scrittura è un brano piuttosto semplice. Ma sono dell’idea che non conta quanto veloce suoni alcune note, ma come le suoni. Quello che trasmetti alle persone. E le persone lo sentono». E tutto allora torna al padre. E a quel giorno di Ferragosto, la data del compleanno del papà, il primo in cui non c’era più, in cui è iniziato tutto. «Con mio padre non avevo un bel rapporto» ci confessa Angelo. «Era del 1944, di quella generazione tosta, che dava poco affetto ma sotto sotto ti voleva bene. Ma se sei piccolo non lo capisci. Lo capisci solo quando una persona non c’è più quello che ha fatto per te. Non ho avuto una bella infanzia con lui. A volte andavamo in Polonia e stavamo via per un mese, e penso a quanti compleanni ha passato da solo. Da quando è morto mi sento in colpa. Non riesco più a festeggiare un Ferragosto come tutti gli altri. È quel ricordo di lui. Sento di dover fare qualcosa per lui». La musica, però, in qualche modo ha creato un legame e Angelo continua a portare il papà con sé ogni volta che suona. «Sì, c’è un legame, adesso che lui non c’è» ci racconta. «Ci saranno sempre dei rimpianti, di qualcosa che non si è fatto. Ma ora sono contento di fare quello che ho fatto anche grazie a lui. Di aver avuto la forza di voler essere felice». La chiave, per tutti noi, può essere proprio questa: cercare di essere felici. «Si deve scegliere di essere felici» ci conferma il pianista in rosa. «Certo, non posso dire di esserlo sempre. Ho emozioni contrastanti. Sono stato male dopo la morte di mio padre, a volte sto male ancora. Ma io vorrei sempre passare il messaggio di provare a star bene con se stessi, anche nei momenti più difficili. È per questo che voglio essere felice. È anche una scelta, un modo di vivere la vita. E allora io devo ringraziare la musica, devo ringraziare quel pianoforte che mi ha salvato la vita».

Immagini dalla Pagina FB di Angelo Santirocco

ANGELO, IL PIANISTA IN ROSA E LA RICERCA DELLA FELICITÀ

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