L’ANTI SLOGAN: SUI MIGRANTI SERVE UN RACCONTO ALTERNATIVO
Dieci leggende sui migranti sfatate una ad una. È L'Anti Slogan, la campagna di Medici senza Frontiere che demolisce i pregiudizi per creare consapevolezza
26 Ottobre 2016
Dopo i fatti del ferrarese, dopo le dichiarazioni della Lega, che ha definito gli abitanti di Goro e Gorino “eroi della resistenza contro la dittatura dell’accoglienza”, ieri su IlGiornale.it usciva un articolo intitolato «L’anno nero: 153mila arrivi sulle nostre coste. Nel 2016 invasione senza sosta», che continuava con «flusso che rasenta l’invasione» o «un paese sull’orlo di esplodere davvero».
Oggi Libero.it propone una carrellata delle reazioni dal web alla vicenda, con la gallery degli insulti: «Gli abitanti di Goro e Gorino, in provincia di Ferarrara, si sono ribellati all’invasione: gli immigrati, nel loro paese, non li volevano. Hanno fatto barricate in strada e hanno vinto». «Una sollevazione popolare contro l’invasione» . Oggi, ancora, Il Giornale approfondisce con un’intervista al presidente di una cooperativa che ospita migranti in provincia di Venezia, titolando «Le pretese choc dei migranti: “Dateci vestiti Armani e Boss”». L’incipit dell’articolo suona così: «Non ci sono solo smartphone di ultima generazione nelle mani dei migranti che arrivano in Italia. Quando ricevono i vestiti “standard” dalla Caritas o dal sistema di accoglienza ci rimangono male perché non sono firmati. Loro vorrebbero abiti Armani o Boss, e magari anche le scarpe Pirelli». 6mila mi piace su Facebook in poche ore.
L’Anti Slogan: scopri la verità
È così che succede. I media parlano dei migranti come “il problema”, la televisione dedica loro spazio solo quando diventano materia da cronaca nera (un fenomeno che ha ben analizzato ,“Tracciare Confini. L’immigrazione nei media Italiani”, a cura di Marco Binotto, Marco Bruno e Valeria Lai, edito da Franco Angeli).
Poi arrivano i post, le condivisioni su Facebook e i social media, ormai grandi catalizzatori per l’hate speech più indiscriminato. E si crea un circolo vizioso tra i mezzi di informazione – che danno un’immagine del migrante che resta a senso unico – l’opinione pubblica – per la quale è, forse, più semplice seguire la scia, che cercare di approfondire in modo alternativo e che può non avere gli strumenti per farlo – una situazione-Paese che continua a creare incertezza e sfiducia, un livello politico nazionale ed europeo troppo distante. È di quel circolo vizioso che è figlio il pregiudizio. È quel circolo vizioso che fa del migrante un «sinonimo di malessere e disordine, che non solo alimenta l’allarme sociale, ma è spesso all’origine di veri e propri fenomeni di panico morale», come spiega “Tracciare confini”.
Fare informazione alternativa, cercare di affermare una lettura diversa non è semplice, anche perché quell’informazione, quella lettura sono destinate a non trovare spazio nel flusso mediatico dominante: le 640mila pensioni pagate grazie ai contributi previdenziali degli stranieri in Italia sono una notizia debole. Un tentativo efficace in questo senso è L’Anti slogan, la campagna lanciata in questi giorni da Medici senza Frontiere su «Le dieci leggende più diffuse sulla migrazione sfatate una a una». Una campagna di informazione che parte dai dieci pregiudizi più diffusi su migranti e migrazioni – Ci portano le malattie; Li trattiamo meglio degli italiani; Aiutiamoli a casa loro; Hanno pure lo smartphone; Vengono tutti in Italia. Sono troppi!; Sono tutti uomini giovani e forti; Ci rubano il lavoro; Non scappano dalla guerra; Sbarcano i terroristi; Sono pericolosi – per sfatarli uno ad uno attraverso risposte articolate basate sui dati e le esperienze raccolte durante Milioni di Passi. Pensato per essere condiviso sui social network , L’Anti slogan racconta ciò che l’informazione con la I maiuscola non racconta, cerca di dare risposte accessibili per tutti, di destrutturare i pregiudizi per costruire consapevolezza.
In copertina: Leggenda n. 1. Ci portano le malattie. Scopri la verità. Immagini Medici Senza Frontiere