LA LOTTA ALL’ANTIZIGANISMO È UNA PRIORITÀ
Lo sostiene il nuovo direttore dell'Unar: antiziganismo e intolleranza impediscono interventi e politiche di integrazione
di Redazione
13 Dicembre 2019
Proponiamo un’intervista di Redattore Sociale al nuovo direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, Triantafillos Loukarelis, che traccia un bilancio della Strategia di inclusione 2012-2020.
La lotta all’antiziganismo sarà una priorità nella prossima Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Caminanti. Parola del nuovo direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, Triantafillos Loukarelis, a capo dell’Unar da luglio 2019, che in un’intervista a “Redattore Sociale” traccia un bilancio parziale, in merito all’attuale strategia che terminerà il suo percorso esattamente tra un anno. Il testo per la prima volta individuava una road map da seguire per promuovere l’inclusione attorno a quattro assi di intervento, ovvero occupazione, istruzione, salute e condizioni abitative.
Ad un anno dalla dead-line, tuttavia, resta ancora molto da fare. «L’Unar ha vissuto delle difficoltà che hanno impedito di poter operare in maniera piena in tutti questi anni», spiega Loukarelis , «ma in ogni caso ha provato a realizzare il più possibile la strategia italiana e a portare tutti i soggetti competenti a lavorare insieme, soprattutto sui quattro assi previsti. L’Unar ha provato ad istituire tavoli interistituzionali con i vari ministeri competenti; ha provato ad alzare un po’ l’attenzione sulla questione rom e sinti, ma come abbiamo riscontrato, e come si vede anche dall’esterno, con scarsi risultati».
SUPERATA L’EMERGENZA. Qualche obiettivo, tuttavia, è stato raggiunto, anche se in parte o magari poco pubblicizzato. «Si è superata la questione emergenziale», aggiunge il direttore dell’Unar «Non c’è più il mood di prima dell’attuale strategia, quando si parlava di “emergenza nomadi” con tutto quello che è conseguito, anche azioni di forza e poco democratiche, mentre quello che non è cambiato è un certo tipo di comunicazione e di manipolazione del fenomeno, utilizzato spesso anche da certe posizioni politiche per lucrare un consenso facile rispetto ad un tema così tanto delicato».
LE COMUNITÀ COINVOLTE. Quel che forse poco è stato raccontato della Strategia nazionale di inclusione attuale è il coinvolgimento delle comunità rom e sinti. «A partire dal 2015 l’Unar ha istituito la piattaforma nazionale rom di cui fanno parte 79 associazioni», spiega Loukarelis, «all’interno della quale c’è la Consulta rom che racchiude 25 associazioni, con una prevalenza di persone appartenenti alle comunità rom e sinti. Si tratta di momenti di scambio e partecipazione, che servono anche per conoscere bene le realtà e poter svolgere un ruolo di mediazione rispetto alle istituzioni locali e nazionali». Sul territorio, inoltre, non mancano buoni esempi di inclusione realizzati anche alla luce della Strategia – come per esempio il caso del comune di Faenza – tuttavia si tratta ancora di piccoli esperimenti che spesso non trovano spazio tra le pagine dei giornali. «Non bisogna dimenticare che ci sono delle realtà locali che hanno lavorato bene», continua il direttore dell’Unar, che hanno fatto sforzi importanti e raggiunto risultati. Purtroppo non sono la maggioranza delle istituzioni che hanno a che fare col tema».
GLI APOLIDI. Per Loukarelis, solo un “miracolo” potrebbe permettere di “cambiare radicalmente le cose” entro fine 2020, ma un anno di lavoro potrebbe permettere di sicuro di arrivare preparati alla definizione della futura strategia di inclusione e il nuovo direttore dell’Unar sembra non voler perdere questa preziosa occasione. Lo dimostrano le mosse già messe in campo dall’Unar in questa seconda metà del 2019. «Stiamo continuando a muoverci a livello istituzionale per coinvolgere tutti i ministeri e le istituzioni competenti», continua Loukarelis. «Grazie anche all’impegno del prefetto Rosanna Rabuano, direttore centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze del ministero dell’Interno, molto presto si riunirà, dopo diversi anni, il tavolo giuridico, che si occuperà della questione dell’apolidia. Un risultato raggiunto grazie allo sforzo dell’Unar, ma soprattutto grazie alla disponibilità del Viminale che ha voluto impegnarsi. Presto avremo la data della convocazione».
SERVONO DATI. Sull’attuazione della Strategia 2012-2020, inoltre, l’Unar vuole vederci chiaro e avere dati certi, per poter stilare una nuova strategia, che possa tener presentI limiti e opportunità del vecchio testo. «Insieme al Cnr stiamo svolgendo una prima valutazione parziale della strategia per avere qualche elemento oggettivo e qualche dato scientifico in più», spiega il direttore dell’Unar, «tenendo conto che dopo il 2020 costruiremo un’analisi molto più strutturata. I dati del Cnr li divulgheremo nel corso del 2020 e costruiremo anche un evento pubblico per presentarli all’opinione pubblica». Intanto, la piattaforma delle associazioni e la Consulta sono al lavoro con una serie di consultazioni, per poter «immaginare una nuova strategia italiana da trasmettere alla Commissione europea prima che questa pubblichi la nuova strategia europea, per innestare la specificità italiana anche all’interno della strategia europea».
LA LOTTA AL PREGIUDIZIO. Su un punto, tuttavia, il direttore dell’Unar non transige: nella nuova strategia sarà fondamentale la lotta all’antiziganismo. «Tutte quelle misure rispetto all’housing sociale, all’istruzione, alla salute, all’inserimento lavorativo non potranno mai essere efficaci, se prima non si crea un consenso sociale attorno alle stesse. Non possiamo pensare di fare interventi, senza prima lavorare sull’aspetto culturale, per cercare di superare l’antiziganismo, le discriminazioni e i pregiudizi che sono molto diffusi in Italia. Per questo, la lotta all’antiziganismo sarà sicuramente una delle priorità italiane nella prossima strategia. Il lavoro culturale si fa con campagne di comunicazione, o anche con l’inserimento nei libri scolastici di riferimenti alla storia di Rom e Sinti anche loro vittime dei campi di concentramento di cui si parla pochissimo. Sono solo alcuni esempi. La cultura delle comunità rom e sinti è una cultura europea di centinaia di anni che ha avuto un ruolo nella storia».
Tra le aree di intervento, anche quella dell’informazione. «Stiamo lavorando con l’Ordine nazionale dei giornalisti», aggiunge il direttore dell’Unar. «Una settimana fa abbiamo realizzato una tre giorni con docenti, giornalisti, associazioni, giovani rom, coinvolgendo anche Facebook e Google per discutere di come contrastare l’antiziganismo. Ci siamo trovarti d’accordo sul bisogno di costruire un’alleanza per incrementare la qualità della nostra democrazia». Secondo il direttore dell’Unar, infatti, «quando parliamo di Rom e Sinti parliamo di salute della democrazia di un Paese: non si può pensare di lasciare indietro migliaia di persone considerandoci democratici. Sicuramente questa è una macchia che non permette all’Italia una certa qualità di democrazia».
IL FUTURO DELL’UNAR. Per quanto riguarda il futuro dell’Unar e il suo coinvolgimento come focal point anche per la futura Strategia, Loukarelis non ha dubbi. «È un bene che sia l’Unar il focal point per la strategia» spiega, «perché per quanto sia un Ufficio che non ha un’indipendenza totale, è comunque un ufficio neutro dal punto di vista politico. Dare ad un ministero questo ruolo sarebbe stato probabilmente molto peggio».
Sul tema dell’indipendenza dell’Unar, infine, il nuovo direttore pone l’accento sulle risorse. «Ci sono delle proposte di legge, ma bisogna tenere molto alta l’attenzione rispetto ai fondi per l’Unar. Oggi l’ufficio ha la certezza dei fondi, perché ogni anno riceve circa 2 milioni di euro dal fondo di rotazione di attuazione delle politiche europee. Nel caso diventasse un’autorità indipendente, il legislatore dovrà stare attento a fornire all’Unar che verrà le risorse adeguate per poter operare, altrimenti si rischia di fare un’operazione di facciata per cui un ufficio delicato come l’Unar, dopo essere diventato indipendente, può anche rischiare di non avere risorse per poter attuare la propria mission». (ga)
Il documentario di Camillo Maffia e Gianni Carbotti, che racconta i campi Rom, ma anche gli attivisti che ne difendono i diritti.