ARCI COMPIE 65 ANNI. SUPERARE OGNI OSTACOLO CORRENDO PIÙ VELOCE
Lavorare e fare insieme, questo il modello da seguire per superare gli ostacoli. Per il futuro serve formazione, un rafforzamento delle basi e della prossimità territoriale
06 Dicembre 2022
Domenica 4 dicembre si è concluso a Roma il 28mo Congresso Arci, evento nazionale che ha visto la partecipato di 454 delegate e delegati da tutte le regioni italiane a cui si sono aggiunti ospiti ed esperti che hanno tracciato lo stato di salute (ma anche il futuro) di questi primi 65 anni dell’associazione.
“Per uscire da un incubo non basta svegliarsi: bisogna sognare più veloce”, è il tema che ha scandito i lavori dell’assemblea e accompagnato da un documento politico e uno organizzativo su cui i partecipanti hanno discusso. Un “incubo” racchiuso in tante parole drammatiche del nostro tempo: la “solitudine”, effetto di una lunga pandemia da Covid e di una guerra che sta coinvolgendo l’intero continente, la “crisi” eco-climatica che sta mettendo a dura prova l’intero pianeta, “diseguaglianza” economica, sociale e di genere che cresce in modo esponenziale nel nostro Paese generando condizioni di vita diverse. Davanti a questo “mondo malato” l’unica bussola da seguire è quella dei valori che custodiscono, da oltre sessant’anni, lo spirito associativo Arci: pace, uguaglianza, giustizia sociale, laicità, cultura e conoscenza. Per correre più veloce e superare gli ostacoli, il modello da seguire resta quello di “lavorare e fare insieme”, base di partenza irrinunciabile per ogni associazione.
A partire dalle persone
Nel 2021, a seguito dell’anno più drammatico della pandemia da Covid, i soci dei circa 4mila circoli Arci diffusi sul territorio italiano erano più che dimezzati con poco più di 420mila iscritti. Eppure, nonostante i circoli fossero chiusi, queste persone hanno scelto di rinnovare la loro tessera. «Abbiamo chiuso i nostri palchi, le nostre aule, i nostri bar sociali, i nostri studi di registrazione, i nostri parchi, le nostre aree gioco», afferma nella sua relazione congressuale Vito Scalisi, presidente di Arci Roma, «ma da subito ci siamo dimostrati attivi per sostenere i settori più fragili della popolazione, con iniziative e volontari/e in ogni municipio della città. Grazie al coordinamento con il Forum Regionale del Terzo Settore Lazio (di cui Arci Roma è socia), i circoli Arci della Capitale hanno promosso e supportato la distribuzione di pacchi alimentari e buoni spesa, le spese a domicilio per gli anziani, la raccolta e distribuzione di cibo e vestiario durante l’emergenza freddo, l’apertura e la gestione di due rifugi per i senza-tetto nei mesi invernali, attività di supporto scolastico online e di aiuto psicologico. Sono stati più di mille i volontari coinvolti e e oltre 24mila le persone raggiunte a Roma tramite le attività di supporto, segno inequivocabile della vitalità e del radicamento dell’associazione».
Ed è proprio alle persone che il documento organizzativo dedica un capitolo, ribadendo che Arci «non è un’associazione di volontariato ma una grande organizzazione di volontarie e volontari in cui la militanza, l’attivismo sociale, culturale e politico sono tratti distintivi irrinunciabili». Ma, accanto a questi, è necessario un investimento importante nella formazione, a partire dai dirigenti per cui un percorso professionale va reso obbligatorio.
Avanti
La riforma del Terzo Settore ha trasformato Arci da semplice associazione nazionale, a Rete associativa Nazionale e ciò – per il Congresso – non può che tradursi in un necessario rafforzamento delle basi, regionali e territoriali. «Oltre al mutuo scambio tra livelli – si legge nel documento – è necessario rafforzare la prossimità di circoli e comitati affinché i servizi essenziali non siano solo espressione di un Nazionale». A sottolineare queste priorità di azione è stato anche Walter Massa, eletto nuovo presidente nazionale: «Cura e prossimità sono state la priorità di questi mesi pre e post pandemici e dovranno essere il motore che ci guiderà anche nel prossimo futuro. Abbiamo un compito difficile da svolgere che è quello legato ad una lotta serrata alla solitudine delle persone che produce paura, intolleranza ed egoismo. Mettiamo in campo la forza della nostra creatività e la certezza del nostro radicamento territoriale. L’Arci che non si è mai fermata, neppure nel periodo del lockdown, riparta da qui. Con la serenità ritrovata in questi mesi e con il coraggio che non le è mai mancato. Avanti».
Arci: organizzarsi per il cambiamento
Tra i passaggi decisivi c’è quello politico, identità a cui l’associazione non ha mai rinunciato. «Rivendichiamo la pratica politica che da sempre ci caratterizza», si legge nel documento, «ponte con i movimenti, ponte con le istituzioni. È il nostro contributo per affrontare la crisi democratica, lo svilimento della partecipazione e dei corpi intermedi, e anche la crisi della rappresentanza a sinistra di cui il continuo aumento dell’astensionismo al voto, è drammatica prova». E guardando, in particolare agli attuali partiti di sinistra, il neo-presidente nazionale Massa, ha aggiunto: «I nostri leader a volte mi imbarazzano. Ma ciò non mi fa pensare che non siano nostri interlocutori: dobbiamo essere noi a spiegare loro come si cura questo Paese». Il Congresso, infine, ha voluto gettare uno sguardo al futuro, alla tecnologia che «può essere una risorsa ma anche un immenso pericolo» ma soprattutto alle nuove generazioni il cui «diritto al futuro è a rischio». Per Arci, un cambiamento è necessario e per metterlo in pratica è necessario organizzarsi. «Il cambiamento necessario, della società e della nostra associazione non viene da solo. Vogliamo essere all’altezza delle sfide che abbiamo intorno. Non vogliamo subire la realtà, vogliamo cambiarla in meglio. Agendo e pensando. Con il pensiero che nutre l’azione, e l’azione che nutre il pensiero. Diversi, diverse, diversə. Uniti, unite, unitə».