“IO SONO UN ARTISTA, LE OPERE SONO I MIEI FIGLI E IL COLORE IL LORO NUTRIMENTO”
In mostra a Roma le opere di 11 artisti tra cui quelle di Lucio Piantino, giovane con sindrome di Down. L'arte libera ed esalta le diversità
12 Dicembre 2018
L’arte al servizio della mente. È questa la strada ormai assodata del progetto A-Head della onlus romana Angelo Azzurro. Il progetto mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo dei disagi psichici attraverso l’arte, un mezzo privilegiato per meglio interpretare la fragilità e la complessità umana.
Martedì 11 dicembre ha preso il via un nuovo progetto artistico, la mostra “Io sono un artista” (Bolli&Romiti Casa d’Aste, via Beatrice Cenci 9), che prende le mosse da un’intervista rilasciata dall’artista brasiliense, Lucio Piantino, durante un workshop tenutosi nel 2014 nella Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia.
LUCIO PIANTINO. «Io sono un artista, le opere sono i miei figli e i colori sono il loro nutrimento», afferma Piantino, giovane artista con sindrome di Down, che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti nel suo Paese e non solo. Le opere di Piantino sono danze di suoni e di colori, dalle tele traspare anche il suo amore per la musica ed esse suscitano, in chi le guarda, un concerto di emozioni: armonie visive che si trasformano in armonie emotive.
La disabilità intellettiva è interamente assorbita dalla profonda potenza dell’arte, che consente la libera espressione di emozioni nascoste nell’inconscio, molto spesso silenti. Creatività, istinto e libertà espressiva sono le leve principali delle opere di Piantino e degli altri artisti che espongono da martedì 11 dicembre: Andrea Aquilanti, Tiziano Bellomi, Giovanni Calemma, Gianfranco Grosso, Luca Guatelli, Donato Marrocco, Nicola Rotiroti, Barbara Salvucci, Davide Sebastian, Saverio Todaro, Delphine Valli, protagonisti nel panorama artistico contemporaneo, ognuno con il proprio linguaggio.
L’arte rappresenta una via d’uscita dalla solitudine generata da ogni tipo di disagio. Il giovane artista con sindrome di Down, nello specifico, affermando il suo talento innato si è riscattato dalla sua condizione di disabilità, motivo di emarginazione per lui e per molte persone colpite da un disagio. L’arte è un mezzo che consente a persone affette da disabilità intellettive e psichiche di esprimere le proprie emozioni, emozionando nel contempo gli altri.
LA MOSTRA. Sulla scia dell’armonia visiva ed emotiva di Piantino, le opere degli artisti del progetto A-Head non richiedono particolari decodifiche o interpretazioni, attestano semplicemente, ma in maniera molto eloquente, il modus operandi di ogni artista appagato dal proprio operato e pienamente immerso nel proprio lavoro.
Ogni artista «esprime la propria consapevolezza – attestando se stesso nella realtà, un hic et nunc che ha validità di giuramento – nel vuoto del sistema attuale che in alcune diramazioni interpreta l’arte come processo legato a mere logiche affaristiche», afferma Giuseppe Capparelli, curatore della mostra insieme a Piero Gagliardi.
Le opere esposte sono lavori concettuali, video-arte, installazioni e performance inserite in un contesto, apparentemente anonimo, ma allestito ad hoc per l’occasione. L’allestimento ha per l’appunto lo scopo di accompagnare il visitatore durante la sua permanenza nelle sale, guidando il suo sguardo all’interno di una contemporaneità in cui l’assenza delle logiche di mercato è da ritenersi un valore aggiunto. L’esaltazione della diversità, inoltre, è una forma di ricchezza che lega tutte le opere dei diversi artisti come un filo conduttore.
Al termine della visita si è pronti a reimmergersi nella nuda quotidianità, nella quale ognuno consuma le proprie abitudini che appaiono comunque rigenerate, finendo col coincidere – si auspica – in maniera puntuale con lo spazio dell’arte. Da qui la domanda, generata dalla affermazione di Piantino, che sostiene tutto il lavoro: Io sono un artista? Molto probabilmente ognuno di noi lo è.
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