SERVONO SPAZI VERDI, PUBBLICI E APERTI PER I BAMBINI. MA ANCHE PER GLI ADULTI
A Roma l'associazione Erbavoglio ha aperto il dibattito. La natura aiuta a crescere, imparare e diventare autonomi. E deve restare bene comune
31 Ottobre 2018
Un quartiere (e una città, se possibile) a misura di bambino, con spazi adatti per le loro attività: questa l’esigenza avvertita da tutti i partecipanti alla tavola rotonda organizzata lo scorso sabato 27 ottobre presso il quartiere romano del Pigneto al parco La Tana dei cuccioli dall’associazione Erbavoglio, a cui hanno partecipato associazioni e realtà popolari, che da tempo si dedicano a Roma in attività per bambini e ragazzi.
Titolo dell’evento “Fateci spazio!”: un’esclamazione plurale, che ha evidenziato l’obiettivo di fare rete con tutti i soggetti invitati per confrontarsi e capire come affrontare la mancanza di aree aperte dedicate al gioco per i bambini, non mancando di sottolineare la disattenzione delle istituzioni municipali e comunali sul tema. Tanti i bambini presenti ai laboratori, organizzati per loro per farli divertire e giocare in questo spazio ludico del Pigneto.
IL BISOGNO DI SPAZI PUBBLICI. Tra i “grandi”, ad iniziare il dibattito proprio Enrica e Nicole dell’associazione Erbavoglio, che hanno ricordato come lo spazio ora in gestione all’associazione sia diventato nel giro di pochi anni da opera di compensazione mal pensata e lasciata all’incuria ad un punto di riferimento per bambini e adulti. «C’è l’esigenza di spazi simili, non destinati al profitto, da creare qui a Roma, facendo rete tra le varie associazioni e mappando il territorio cittadino, per capire quali sono le esigenze delle famiglie e comprendere dove si vorrebbero questi spazi».
L’idea, per gli organizzatori e anche per molti di coloro che hanno preso parte all’evento, è di fare un passo oltre la logica degli spazi privati, in cui vi sono attività imposte ai più piccoli, che non hanno modo di sviluppare la propria creatività attraverso l’ozio e il contatto con la natura circostante.
«Vogliamo immaginare una città e i luoghi di questa città come un’occasione di incontro per famiglie e bambini, facendola diventare a dimensione di bambino», ha affermato Nicole.
I BENI COMUNI. «Spazi come La Tana dei Cuccioli, possono essere considerati dei beni comuni?» è la domanda che gli organizzatori hanno posto ai partecipanti. Uno dei primi a rispondere è stato Paolo Carsetti, uno degli esponenti di punta del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Il suo intervento ha messo in evidenza come il tema dei beni comuni, soprattutto urbani, è emerso come reazione ad una visione liberista per cui il privato è l’unico a poter giocare un ruolo nel miglioramento della società, portando ad una riappropriazione degli spazi e creando un collettivo che attorno a quegli spazi lotta per un obiettivo comune e rafforza i propri legami sociali.
Una dottoranda in urbanistica, Giulia, ha posto l’accento invece sul fatto che i bambini nello spazio urbano hanno sempre meno autonomia, che arriva solo a partire dalla prima media, e si trovano legati sempre più in spazi privati, con la costante presenza degli adulti. Anche laddove ce ne sono, essi sono comunque chiusi per esigenze di sicurezza. Bisogna dunque riflettere, ha aggiunto, su che tipo di infanzia e di genitorialità si pensa, e a come si intende crescere un bambino all’interno di una città.
IL DEFICIT DI NATURA. A riprendere questo ragionamento è stata Sara dell’associazione Io sono, che ha sottolineato il problema dei bambini con “deficit di natura”, il quale impedisce loro di giocare in natura, anche negli spazi urbani: «È difficile far giocare bambini e adulti al di fuori di cancelli e spazi chiusi, ma noi come associazione riusciamo a farlo, magari portando i bambini a prendere l’acqua ad una fontanella: si tratta di movimento e di gioco»
Molteplici gli interventi di altre associazioni che, oltre a mettere in risalto la propria attività con i bambini, hanno esposto una simile visione di una città che deve necessariamente cambiare per far sì che i più piccoli non siano più relegati nelle regole e negli schemi decisi dagli adulti, ma che possano sviluppare le loro capacità al di fuori di tali recinti attraverso il semplice gioco.
L’obiettivo dell’associazione Erbavoglio di creare una rete solidale per immaginare una città in cui «sono gli adulti ad avere bisogno dei bambini» è stato dunque recepito dalle organizzazioni presenti, ciascuna delle quali ha apportato alla discussione i propri punti di vista e le proprie esperienze sul territorio. Tra di esse, spiccano le parole di Claudio Tosi di CEMEA del Mezzogiorno, che nel suo intervento ha ricordato come sia importante ripensare la visione della città, una volta diventati genitori, scambiandosi le competenze e i saperi: «Ognuno può colmare il bisogno dell’altro!». Una rete solidale per famiglie e bambini può cominciare da qui.