ASSOCIAZIONI SFRATTATE: È LA VOLTA DELLA PALESTRA POPOLARE DI SAN LORENZO
Da vent'anni a San Lorenzo la Palestra popolare è un punto di riferimento. Sulle associazioni sfrattate anche la presa di posizione di Fiom-Cgil Roma e Lazio
11 Aprile 2016
L’elenco delle circa cinquanta organizzazioni finora colpite dalle lettere di sfratto o di sgombero del Comune di Roma continua tristemente ad allungarsi. Dopo A Roma Insieme – Leda Colombini, Il Grande cocomero, Esc, il Centro Ararat – solo alcuni dei casi, di cui abbiamo parlato su Reti Solidali online – ora tocca all’Associazione sportiva dilettantistica popolare San Lorenzo di Via dei Volsci, quartiere San Lorenzo, a Roma.
Una realtà storica, profondamente radicata nel territorio, che, in oltre vent’anni di vita, ha fatto tanto, grazie allo sport e oltre lo sport. «Il 6 Aprile abbiamo ricevuto anche noi la lettera di sfratto», racconta la presidente, Antonella Cantalini. «Nel nostro caso non si tratta di uno sgombero: avevamo un contratto di affitto, scaduto a Ottobre 2014. Sei mesi prima della scadenza, cioè ad Aprile dello stesso anno, abbiamo chiesto il rinnovo della concessione e da allora non abbiamo mai ricevuto una risposta. Questa lettera di sfratto è la prima risposta ufficiale che ci è arrivata dal Dipartimento del Patrimonio del Comune di Roma». In tutto questo periodo, da quando è scaduto il contratto, la Palestra popolare ha continuato a pagare regolarmente l’affitto, nonostante l’assenza di un qualunque riscontro da parte del Comune, nonostante i tanti solleciti dell’organizzazione: «essendo assegnatari in base alla Delibera 26 del 1995, avevamo un canone agevolato, che abbiamo sempre pagato. Ora, non solo ci chiedono di andare via, ma di pagare il canone per intero per il periodo da Ottobre 2014 ad oggi». Una richiesta che si aggira intorno ai 100mila euro. Senza contare che «fino al 2014, per 6 anni abbiamo pagato un canone raddoppiato che comprendeva circa 60mila euro di arretrati a copertura del periodo tra l’occupazione dei locali comunali del 1998 e il momento in cui siamo riusciti a regolarizzare la situazione». La Palestra popolare, che nel frattempo si era impegnata nella costosa ristrutturazione di 400 metri quadrati, aveva quindi saldato al centesimo. Invece è arrivato lo sfratto, esecutivo in dieci giorni.
Sport e molto altro ancora
Un progetto nato dall’amore per lo sport. Non quello dell’agonismo esasperato e della discriminazione economica, ma quello dell’aggregazione, dello stare insieme divertendosi, della competizione leale che premia la costanza, della salute. E soprattutto dell’accessibilità, per tutti. Una realtà che, nel tempo, a San Lorenzo si è integrata nel tessuto sociale, diventando un punto di riferimento. «Offriamo corsi per adulti e bambini con istruttori qualificati a prezzi più bassi delle tariffe comunali», spiega Cantalini, «e in tutti questi anni abbiamo fatto tante cose che vanno anche oltre l’attività sportiva vera e propria: siamo affidatari da parte del Servizio Giardini del Comune, con altre associazioni, dell’area del parco dei Galli, piccolo giardino di San Lorenzo che abbiamo strappato ad una speculazione, unico spazio verde nel quartiere veramente fruibile per i bambini; collaboriamo con le scuole e proprio quest’anno stiamo tenendo delle lezioni nelle scuole medie; sono 15 anni che organizziamo il Carnevale di san Lorenzo. Ancora, collaboriamo con alcune case famiglia e associazioni di rifugiati che ci mandano dei ragazzi a fare attività sportiva gratuita. E naturalmente, chi non se lo può permettere, da noi frequenta i corsi gratuitamente. Conosciamo le famiglie del quartiere e sappiamo dove sono le situazioni disagiate, non solo a livello economico, ma anche sociale. Ad esempio, con il corso di pugilato, possiamo dire di aver tolto tanti ragazzi dalla strada, dando loro un luogo in cui imparare principi che in strada non avrebbero imparato. Collaboriamo con l’Atletico San Lorenzo, un’associazione sportiva grazie alla quale circa 70 bambini fanno scuola calcio gratuitamente».
Più di mille firme in 48 ore
Insomma, la Palestra popolare c’è. E proprio dalle persone che il quartiere lo vivono sta ricevendo in questi giorni tante conferme, come racconta la presidente: «Ci stiamo muovendo per ricorrere in sede legale contro il provvedimento del Comune perché anche solo la richiesta dei 100mila euro ci sembra illegittima, visto che non abbiamo finora ricevuto alcuna risposta se non questa lettera di sfratto.
Ma, parallelamente, stiamo chiamando il quartiere e la città a solidarizzare con noi, abbiamo avviato una raccolta firme, ci stiamo rivolgendo alle famiglie, ci stiamo preparando per venerdì mattina, anche se non so quanto il termine imposto dal Comune sia perentorio. Per fortuna dal quartiere abbiamo un bel riscontro: nelle prime 48 ore da quando è arrivata la lettera abbiamo raccolto oltre un migliaio di firme e in molti sono passati da noi solo per firmare la petizione, persone che in palestra non sono mai venute». « Ho saputo proprio in questi giorni che dallo stesso provvedimento è stata colpita un’associazione che si occupa di bambini affetti da Sla. Già da tempo facciamo parte del progetto #RomaNonSiVende, alcune delle realtà nella stessa situazione le conoscevamo, altre no. Abbiamo aderito per sostenere queste realtà, poi ci siamo trovati ad affrontare la stessa sorte».
Associazioni sfrattate: per Fiom-Cgil Roma e Lazio queste realtà vantano crediti, non debiti
Per le vie di San Lorenzo sabato pomeriggio è passata una sorta di via crucis. Le stazioni sono state tutte le realtà colpite dallo stesso provvedimento, come Esc e il Grande cocomero, «e anche noi».
Intanto i bimbi che frequentano la palestra possono lasciare l’impronta colorata delle loro manine per “votare” contro la chiusura con “La palestra popolare lascia l’impronta, lascia l’impronta per la palestra popolare!”. «Ci stiamo muovendo, venerdì mattina vedremo cosa succede».
Sulla grave situazione degli sfratti alle associazioni è intervenuta in questi giorni anche la Fiom-Cgil Roma e Lazio, che delle tante realtà colpite ha riaffermato con forza il ruolo sociale, ricordando che « Grazie alle tante associazioni e realtà sociali attive, a Roma esistono luoghi in cui si afferma un modello inclusivo di città; spazi in cui la solidarietà e il rispetto delle reciproche differenze costituiscono la base fondante del vivere civile e comune, in cui si costruiscono relazioni e coalizioni, per non lasciare da solo nessuno e per riacquisire e riaffermare i diritti ad avere istruzione, lavoro, casa ed a vivere quartieri in cui i rapporti siano basati sulla solidarietà tra tutti, nativi e migranti. Auro e Marco, Esc Atelier, Casale Falchetti, il Grande Cocomero, la Palestra Popolare di San Lorenzo, il Centro Ararat, Puzzle e i tanti altri spazi sociali sotto minaccia di sfratto sono realtà da tutelare che, per tutto ciò che sviluppano ogni giorno, semmai vantano crediti e non debiti». E che « Il vuoto di politiche sociali attive e di welfare deve essere affrontato con il confronto ed il riconoscimento reciproco, non certo con le soluzioni amministrative e tanto meno con quelle di ordine pubblico».
Immagine di copertina di Antonella Cantalini