BABELNOVA ORCHESTRA: CANTIAMO LA NORMALITÀ DELL’ITALIA MULTIETNICA
La BabelNova Orchestra segue la strada dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Pino Pecorelli: «Un progetto molto ambizioso, vogliamo promuovere l’incontro tra culture diverse e far riflettere sulla nostra normalità»
24 Maggio 2024
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Dopo il meraviglioso debutto sul palco dell’ultimo Festival di Sanremo, lo scorso febbraio, nella serata dei duetti con Dargen D’amico in un omaggio al Maestro Ennio Morricone, la BabelNova Orchestra è pronta per il suo esordio discografico. Sono usciti ad aprile Ama la Tierra e Safi Safi, primi due brani che anticipano l’album in uscita, Magma, prodotto da Pino Pecorelli e co-prodotto da Emanuele Bultrini e Duilio Galioto.
L’eredità dell’Orchestra di Piazza Vittorio
Guidata dal contrabbassista Pino Pecorelli, BabelNova Orchestra è una formazione di 12 musicisti provenienti da tutto il mondo. «Siamo nati come BabelNova all’inizio di quest’anno, dopo un percorso di circa due anni. È un progetto nuovo, una sfida enorme. La maggior parte dei componenti di BabelNova ha condiviso già più di vent’anni di quella che è stata l’Orchestra di Piazza Vittorio, l’idea di lasciare quella nave per costruirne una nuova e partire è un’idea molto ambiziosa», dice Pino Pecorelli. BabelNova è l’erede dell’Orchestra di Piazza Vittorio, una delle più interessanti e pionieristiche storie della musica world (e non solo) in Italia degli ultimi vent’anni, in grado di attraversare l’opera come il cinema, il teatro musicale e la musica classica.
Un debutto sul palco più importante
«Abbiamo avuto la fortuna di iniziare da uno dei palchi più importanti d’Italia, che è quello di Sanremo, insieme a Dargen D’amico. Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere un artista sensibile alle nostre tematiche, coraggioso: sul palco si è speso più volte in favore della pace, dell’interruzione della guerra in Palestina. Probabilmente su quel palco lì non potevamo capitare meglio», racconta Pecorelli. «Dopo Sanremo siamo tornati al percorso che già avevamo fatto assieme negli anni passati, quello della scrittura delle canzoni, della realizzazione, dei dischi, dei concerti dal vivo». BabelNova si evolve verso la forma più collettivistica dell’ensemble a discapito della dimensione gerarchica dell’orchestra. Con l’inserimento di alcuni musicisti più giovani, di seconda generazione, anche l’espressione musicale si apre verso nuove direzioni, con l’inclusione di sonorità più funk e urban ma mantenendo solida l’ispirazione world: pop mediterraneo, reminiscenze sufi, fiati jazz, chitarre rockeggianti, accenni di cumbia, esplosioni mariachi, ritmi dub.
L’incontro attraverso la musica
Dal 2002 a oggi il mondo è decisamente cambiato, oggi l’Italia è pienamente una società multietnica e i musicisti arrivati più di vent’anni fa si reinterpretano e rileggono questo diverso magma culturale in cui è cambiata la relazione fra le sonorità dei loro paesi d’origine e l’attuale scena italiana. «Sono da poco usciti due nostri singoli, Ama la Tierra e Safi Safi, che anticipano l’uscita del disco “Magma” che è prevista a breve e che ci dovrebbe portare a suonarlo dal vivo e a riprendere quella che è l’attività centrale di questo gruppo di persone: promuovere l’incontro tra culture diverse con linguaggi che non sono “tipici” del meccanismo mainstream attuali e portare la nostra musica», continua Pecorelli. «Il significato della nostra orchestra è quello di far riflettere sull’incontro tra le culture, sul multiculturalismo nella musica e, più in generale, sull’arte come elemento positivo per far capire alle persone l’importanza del confronto con quello che noi percepiamo come “diverso”».
«Far riflettere sulla nostra normalità»
«Noi siamo 12 musicisti, alcuni sono in Italia da moltissimi anni, altri sono arrivati da poco, alcuni di noi sono italiani e ci apriamo a quelle che sono le cosiddette “seconde generazioni”, quel mondo che sembra provenire da Marte, che è popolato da italiani ma che la politica e l’attualità continuano ancora a considerare “stranieri”. La nostra vuole anche essere una riflessione sul fatto che la società multietnica è una società compiuta in Italia», prosegue, «malgrado ancora venga narrata come qualcosa che ci sarà in futuro e della quale dobbiamo avere paura. Ormai nelle scuole materne siamo alla terza generazione. Vogliamo far riflettere, attraverso la condivisione di un bagaglio culturale che non è tipico perché cantato prevalentemente in spagnolo, in arabo, in francese, sul fatto che esistono non delle minoranze ma delle fette di popolazione importantissime che parlano altre lingue, che nelle proprie case sentono altra musica, che vivono la propria cultura con grande orgoglio e grande dignità e che sono ancora considerate ospiti di passaggio, quando sappiamo benissimo che non è così. A Sanremo, per tornare al nostro debutto, il figlio di un immigrato ha vinto due volte il Festival, quindi qual è la novità? (Mahmmod, ndr). La nostra novità è far riflettere sulla nostra normalità».