BANDO PERIFERIE: UN RINVIO PER POTER COINVOLGERE I TERRITORI
L'appello rivolto al Governo dal Coordinamento delle Periferie di Roma e dall'Osservatorio Pubblica Amministrazione
27 Luglio 2016
Il Coordinamento delle periferie di Roma e l’Osservatorio Pubblica Amministrazione chiedono al Governo di prorogare di almeno due mesi la scadenza del bando periferie, il programma di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei Comuni capoluogo di provincia. Presenti alla conferenza stampa, tenutasi mercoledì 27 luglio presso la sede dei Centri di Servizio per il Volontariato Cesv-Spes, Pino Galeotta, Eugenio De Crescenzo e Renato Mastrosanti, del Coordinamento delle periferie di Roma, Francesca Danese, epidemiologia sociale, l’avvocato Stefano Rossi dell’Osservatorio Pubblica Amministrazione e Antonio D’Alessandro, Vicepresidente del Centro Servizi per il Volontariato del Lazio (Cesv).
Il Bando Periferie
Il bando in questione (“Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia – G.U. Serie Generale n. 127 del 1/06/2016”) prevede lo stanziamento di 500 milioni di euro per interventi di riqualificazione urbana intesa in senso ampio, da quello urbanistico a quello sociale. Molti gli obiettivi per i quali possono essere presentati progetti; si va dal decoro urbano alla manutenzione e riuso di aree pubbliche e di strutture edilizie esistenti, alla sicurezza, ai servizi di welfare, alla mobilità sostenibile e all’adeguamento delle infrastrutture destinate al sociale e alla cultura. Un intervento importante che finalmente mette a disposizione qualche fondo per il recupero e la riqualificazione delle periferie ma che rischia di non poter essere sfruttato nel migliore dei modi, soprattutto da quei Comuni in cui si sono tenute le elezioni nell’ultima tornata elettorale. Considerato che la scadenza per la presentazione dei progetti è prevista per il 30 agosto infatti «le Amministrazioni appena insediate», sostengono i promotori dell’appello, «non hanno i tempi tecnici né il personale per avviare percorsi di progettazione partecipata di lungo respiro».
L’appello al Governo e all’ANCI
I fatti contingenti che hanno accompagnato l’apertura del bando periferie evidenziano «una disparità di trattamento da cui deriva lesione del principio di massima partecipazione», ha sottolineato l’avvocato Stefano Rossi. Da qui la necessità di presentare la richiesta di rinvio di almeno due mesi fatta dal Coordinamento e dall’Osservatorio attraverso una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, alla quale hanno già aderito i Comuni di Roma, Napoli, Bologna, Cagliari, Trieste, Novara, Grosseto e Oristano-Carbonia. Anche la Presidente della Camera Laura Boldrini avrebbe espresso il suo sostegno alla richiesta, scrivendo a Matteo Renzi affinché la accolga.
Oltre all’appello rivolto al Presidente del Consiglio, a cui è stata recapitata una lettera ufficiale di richiesta, il Coordinamento e l’Osservatorio si sono rivolti anche all’Anci, chiedendo di prendere una posizione al più presto possibile sulla questione. A trovarsi con i tempi ristretti sono infatti moltissimi comuni: oltre alla Capitale e alle altre città già citate sarebbero interessate dal problema anche molte altre, come Milano, Torino e Benevento, per un totale di oltre sette milioni e mezzo di cittadini.
Coinvolgere i territori nella presentazione dei progetti
Come hanno avuto modo di spiegare i relatori durante la conferenza stampa però, l’obiettivo di questo rinvio, oltre alle necessità contingenti dovute al cambio di Amministrazione in molti Comuni, è quello di dare la possibilità ai Comuni di presentare dei progetti partecipati, ascoltando le necessità dei cittadini e coinvolgendo le realtà attive sul territorio, dal Terzo Settore alle attività produttive, ai comitati di quartiere.
«Non vorrei che qualche burocrate tiri fuori qualche vecchio progetto scritto senza il coinvolgimento del territorio e la partecipazione dei cittadini» ha detto Francesca Danese, sottolineando come «sia necessario che Welfare e Urbanistica lavorino insieme, come si sta facendo ora a Napoli su Scampia». «Bisogna avviare un processo a livello culturale per il coinvolgimento delle periferie e chiedere una stabilità per questi fondi nel tempo» ha detto Antonio D’Alessandro «poiché per la progettazione ma soprattutto per l’implementazione dei progetti serve la partecipazione territoriale altrimenti si stanziano fondi che non vengono spesi (come succede con quelli europei) o si mettono in atto progetti che non danno risultati». Sul binomio Periferie-Partecipazione ha insistito anche Eugenio De Crescenzo sottolineando tra l’altro il fatto che i tempi per la risoluzione dei problemi delle periferie sono spesso più lunghi di quelli dei mandati delle amministrazioni. Da qui la necessità di un coinvolgimento attivo delle realtà locali, che conoscono bene il territorio e le sue necessità e che non sono vincolate a mandati elettorali. “Per dare delle linee guida e una continuità a questo lavoro”, ha detto Pino Galeota, “chiediamo anche di organizzare una conferenza nazionale con tutti i soggetti che lavorano sui territori, Università, i centri di ricerca e le attività economiche e produttive”.
L’obiettivo è uscire dalla logica frammentaria dei bandi e della progettazione fatta da tecnici all’interno degli uffici senza il coinvolgimento e la partecipazione delle periferie, dei cittadini che le abitano e delle associazioni, aziende e comitati che al loro interno portano avanti le loro battaglie e le loro attività. Il rinvio della scadenza del bando periferie può essere un primo passo per dare la possibilità a tutti i Comuni di sviluppare questo tipo di progettazione partecipata, fondamentale per la successiva implementazione e riuscita dei progetti e di una riqualificazione reale delle periferie.