BARRIERE ARCHITETTONICHE: PIÙ ACCESSIBILITÀ CON L’UNIVERSAL DESIGN
Ambienti funzionali, ma anche piacevoli: le linee guida per costruire accessibile sono una scelta partecipata e aperta al contributo di tutti
06 Marzo 2017
Stop alle barriere architettoniche. Sì, ma come? Ecco un documento che traccia le linee guida per costruire accessibile e fare “universal design”. È la Prassi UNI per l’abbattimento delle barriere architettoniche, recentemente presentata alla Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio di Roma.
L’iniziativa è nata a seguito dell’esperienza del concorso nazionale I Futuri Geometri Progettano l’Accessibilità, ideato dal Consiglio nazionale geometri in collaborazione con Fiaba Onlus, forte della sperimentazione che gli studenti degli Istituti CAT (Costruzioni Ambiente e Territorio) conducono da 5 anni nella stesura di progetti per l’abbattimento delle barriere.
Aree urbane, edifici pubblici, scuole, strutture per il tempo libero: c’è una soluzione per ogni spazio che aspira (come dovrebbe) all’accessibilità. E non pensiamo solo a chi usa una sedie a rotelle, perché l’accessibilità riguarda anche bambini, chi trasporta bagagli pesanti o ingombranti, persone anziane, donne in gravidanza, chi è molto alto o molto basso, obeso o con vari handicap che portano difficoltà di deambulazione, vista e udito. Detto in poche parole, l’universal design vuole rendere tutto ciò che è costruito accessibile e utilizzabile dalle persone nella maggiore misura possibile.
Forse stupirà leggere che le barriere architettoniche possono anche essere determinate dalle segnalazioni, se sono assenti o di non immediata comprensione. In questo lavoro, quindi, non bisogna considerare solo gli ostacoli fisici, che rendono difficile, scomodo o impossibile accedere agli spazi, ma anche la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi, con particolare riferimento alle possibili fonti di pericolo. Il tutto, senza dimenticare l’importanza rivestita dall’estetica. «Gli ambienti infatti non solo devono essere confortevoli e funzionali, ma devono essere allo stesso tempo esteticamente piacevoli e gradevoli da vivere», sottolinea la prassi.
Contro le barriere architettoniche un documento partecipato
E come si fa a fare le cose a misura di persona? Incontrando la persona, ovviamente. Il documento dedica una parte fondamentale all’ascolto delle esigenze delle persone con mobilità ridotta e, più in generale, della cittadinanza che vivrà quegli ambienti.
«Una scelta condivisa e partecipata», insomma, «che permette anche una maggior accettazione dell’intervento e dell’investimento effettuato, soprattutto se a carico della comunità», si fa notare nel documento.
I tecnicismi li lasciamo ai più curiosi, che potranno leggere l’intero testo – facilmente fruibile da chiunque, previa registrazione – sul sito UNI.
In questa sede basti dire che la prassi individua tutti i tipi di barriere architettoniche esistenti, tra cui: dislivelli risolti con scale, porte con larghezza non sufficiente, citofoni troppo alti, spazi troppo miseri tra le macchine parcheggiate, assenza della segnalazione di orientamento o pericolo, illuminazione non adeguata. Dopo di che si passano in rassegna i vari step di intervento, dal sopralluogo al rilievo fotografico fino a prospettare le soluzioni applicabili ai vari casi individuati.
Ora, la prassi resterà disponibile e scaricabile gratuitamente per un periodo non superiore a 5 anni. Se entro questo termine non sarà trasformata in un documento normativo, sarà ritirata. Nel frattempo, si apre al contributo di tutti: chi ritenesse di poter offrire un contributo utile può scrivere a relazioni.esterne@uni.com.
In copertina Luca Sartoni