NON SOLO PIL: ANCHE IL BENESSERE ENTRA NEL BILANCIO DELLO STATO
La Camera approva il Bes, che rappresenta le dimensioni sociali e ambientali del benessere. Peccato che la società civile sia esclusa dal Comitato
23 Giugno 2016
L’Aula di Montecitorio ha dat il primo ok al BES (l’Indicatore di Benessere equo e sostenibile) proprio nel giorno in cui i maturandi si sono trovati di fronte alla prima prova, quella d’italiano, che li invitava – tra le altre tracce – a mettere nero su bianco una riflessione su “Crescita, sviluppo e progresso sociale. È il PIL misura di tutto?”. Ciò che si si prevede è che non solo il Pil, ma anche il BES, sia presente nella legge di Bilancio dello Stato.
Cos’è il BES
Il BES è un indicatore delle fondamentali dimensioni sociali e ambientali del benessere, e di quelle della diseguaglianza e della sostenibilità economica, sociale e ambientale di un Paese (usando dati sulla salute, l’istruzione e la formazione, il lavoro e la conciliazione dei tempi di vita, le relazioni sociali, il benessere economico, la politica e le istituzioni, la sicurezza, il benessere soggettivo, il paesaggio e i beni culturali, l’ambiente, la ricerca e la qualità dei servizi).
Il suo utilizzo mira a rendere un Paese maggiormente consapevole dei propri punti di forza e delle difficoltà da superare per migliorare la qualità della vita dei cittadini, nella consapevolezza che il progresso di una società non si possa valutare su parametri esclusivamente di carattere economico.
Cosa prevede la riforma
L’introduzione del BES è stata approvata oggi (in prima lettura) dalla Camera dei Deputati all’interno della più ampia riforma della legge di Bilancio dello Stato. Il provvedimento stabilisce che al DEF (Documento di economia e finanza) venga d’ora in poi allegato anche l’andamento degli indicatori di Benessere equo e sostenibile. Il BES, appunto.
Questo testo, predisposto dal ministro dell’Economia e delle Finanze sulla base dei dati forniti dall’Istat, evidenzierà l’andamento degli indicatori di benessere equo e sostenibile nell’ultimo triennio, nonché le previsioni sulla loro evoluzione, anche sulla base delle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi di politica economica.
Un’apposita relazione, sempre predisposta dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, sulla base dei dati Istat, sarà presentata alle Camere per la trasmissione alle competenti Commissioni parlamentari entro il 15 febbraio di ciascun anno, per evidenziare l’evoluzione dell’andamento del BES, sulla base degli effetti determinati dalla legge di bilancio per il triennio in corso.
Inoltre, si dovrà istituire presso l’Istat il Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile, che avrà appunto il compito di selezionare e definire questi indicatori. Sarà presieduto dal Ministro dell’Economia e composto dal presidente dell’Istat, il Governatore di Bankitalia e da due esperti provenienti dall’università o da enti di ricerca.
Si prevede poi la sperimentazione del cosiddetto “bilancio di genere”, che ha il compito di misurare l’impatto delle politiche economiche e finanziarie sulle politiche di genere. Un’apposita relazione sul tema dovrà essere inviata ogni anno dal ministero dell’Economia al Parlamento.
L’emendamento bocciato
Quando scatta
Ora il provvedimento passa all’esame del Senato, dove potrà subire modifiche (e quindi ritornare all’esame della Camera) oppure essere approvato, in via definitiva, così com’è. Certo è che non manca chi festeggia, guardando a una novità destinata ad affermare una concezione di bilancio e progresso dello Stato di più ampie vedute, non più su numeri e termini meramente economici ma che guardi con più attenzione alla qualità della vita dei cittadini.