CHE BELLO INCIAMPARE NEI LIBRI, CON LA BIBLIOTECA A CIELO APERTO
Nell'Ottavo Municipio saranno aperti una serie di "bibliocorner" dove trovare i libri che ci interessano. Perché il libro costruisce relazioni
12 Luglio 2019
Parte nell’ottavo Municipio il progetto Biblioteca a Cielo Aperto (BACA), che ha lo scopo di portare i libri e la lettura lì dove i cittadini passano e si fermano, grazie a una serie di “angoli del libro” (bibliocorner) sparsi sul territorio, dove ognuno può prendere e lasciare libri, secondo il metodo del boockcrossing.
Nella giornata di martedì 7 luglio il Municipio Roma VIII e varie associazioni del territorio hanno presentato il progetto BACA, che crea una rete di corner con libri catalogati e tematici. Ricade su attività commerciali, su realtà associative ed auspicabilmente su realtà come quelle dei mercati rionali o degli stessi servizi municipali. A presiedere l’iniziativa Flavio Conia, consigliere del Municipio VIII e Sandra Giuliani, responsabile del progetto BACA per conto dell’associazione Donne di Carta.
IL LIBRI E LA SOCIALIZZAZIONE. Come ha dichiarato il consigliere Conia, nel discorso di presentazione del progetto, «Il lavoro che Sandra e tutti gli altri partner del progetto hanno fatto in questi anni, è un lavoro certosino di costruzione, un esempio unico a Roma, tanto che il sistema delle biblioteche di Roma ha fatto suo il progetto, l’ha condiviso e l’ha sposato con noi.»
È un progetto, quello delle biblioteche a cielo aperto, che unisce da una parte l’innovazione, dall’altra gli elementi base del bookcrossing, saldandoli con la professionalità di chi si occupa del libro e della lettura tutti i giorni.
«Il mio desiderio è che possa allargarsi ad altri Municipi e radicarsi a livello di città. Arriverà nei nostri quartieri con la voglia di far leggere cittadini e le cittadine con un servizio di qualità. Infatti dove non arriviamo noi, come istituzione municipale, spesso arrivano le realtà associative, delle realtà più spontanee del territorio», ha continuato Conia, «unire da una parte la volontà di leggere e dall’altra la socializzazione interna al nostro territorio. Avviare un circuito che è così concepito: il libro come stimolo alla socializzazione tra tutti noi, all’interno della comunità municipale. Diamo anche un valore differente al libro e alla lettura. Fondante di un collante sociale.»
«Il progetto è nato nel 2017», racconta Sandra Giuliani, questi anni sono stati di lavoro sul territorio, di lavoro nel recupero libri. L’idea è quella di far nascere, nel territorio, un modello di lettura diffusa, coinvolgendo i locali commerciali e non solo. Quindi un tracciato della vita quotidiana: la cosa migliore, rispetto ai libri, è che le persone vi inciampino. Aiuta anche a cambiare il rapporto tra chi va in un locale e chi poi fornisce un servizio, perché diventa un’informazione in più, un momento di scambio, di scambio sociale.»
PERCHÈ A CIELO APERTO. Il progetto si chiama Biblioteca a cielo aperto, non perché non ci sia un tetto. I tetti ci sono, ma sono tanti. Quindi ci sono gli orti urbani, che hanno la loro bacheca nell’orto, e c’è la tintoria, che è ovviamente un locale, però l’”a cielo aperto” indica proprio questa diffusione, ovvero il fatto di rompere un po’ le mura di una biblioteca e di rendere di tutto un municipio, una città che legge.
«La prima domanda che ci siamo posti è: questo desiderio di far leggere, ma perché? Perché uno deve invitare le persone alla lettura? Sicuramente partiamo dall’idea che per noi leggere è una relazione, si crea attraverso il libro una relazione. Il libro donato, scambiato, portato, cercato e rimesso in circolo ha l’impronta di tutto questo, è un libro che in qualche modo si porta appresso una storia», ha proseguito Giuliani. «Il bookcrossing esiste, ma tendenzialmente è stato sempre vissuto come “liberate i libri”. Allora noi ci siamo posti il problema della cura. Intanto una nostra follia: noi cataloghiamo tutti i libri che recuperiamo.»
Recuperare i libri è la prima fase di lavoro e su questo diventa indispensabile il ruolo dei partner, come l’associazione Pagine viaggianti di Monica Maggi, che da tempo svolge questo tipo di attività. Chi vuole partecipare, aprendo un bibliocorner, deve scegliere un tema (un argomento, un ambiente, l’editoria per ragazzi, il teatro, il cinema e specializzarvisi) e un luogo. C’è un catalogo online che informa sull’ubicazione del libro, così da renderlo rintracciabile e facilmente fruibile per chi vuole leggerlo.
«Non tutti i libri devono per forza entrare in circolo: non sempre hanno valore», ha affermato la Giuliani. «Ma piange il cuore a vedere un libro nel cassonetto, sarebbe preferibile portarlo alla discarica per il riciclo della carta, un modo per farlo ritornare in vita. In più scegliamo i libri che sono già una risposta ai desideri dei vari locali che hanno aderito”.
E poi c’è la mappa, già adesso su google maps, visibile al fruitore e a tutto il mondo del web.
LE PROSPETTIVE. Il progetto è stato pensato da tre associazioni di volontariato: Donne di carta, 11Radio , e Fare Arte con l’appoggio del sistema delle Biblioteche di Roma. Sono il polo di riferimento bibliotecario del Municipio ottavo. Questo significa poter contare su alcuni spazi in un momento storico in cui c’è tendenza a negarli. Dal 2020, proprio grazie a questo patto di intesa e collaborazione con “Biblioteche di Roma”, partirà anche un progetto di servizio civile che vedrà impiegati nel progetto 6 tra ragazze e ragazzi.
«Impareranno a catalogare e a diventare elementi di cura», continua Sandra Giuliani. «Il mio sogno sarebbe una circolazione maggiore tra quadranti motivata da un libro, forse, un piccolo pezzetto di cielo. Il patto che ci lega, poi, non è una convenzione, ma un patto di intesa e collaborazione che assomiglia a quelli dei beni comuni. Permettendo ad una strada di diventare una bookstreet, constatare se il modello funziona, dove sono gli errori, dove sono i ritardi. Chiediamo ai bibliocorner di diventare dei partner a tutti gli effetti, poi sono loro che, come noi, gestiscono il flusso di questi libri. Speriamo di attivare altri nove Municipi e di riuscire a avere, per ogni Municipio, un referente del progetto. Noi non abbiamo nessun copyright, nessun senso di proprietà sul progetto: questo è il modello, copiatelo. Lavoriamo per capire insieme come aggiustarlo, ma non vogliamo mettere su una macchina che monopolizzi nulla. Questo progetto funziona se diventa una responsabilità della collettività.»
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