#ATEMPODEBITO, LA CAMPAGNA CONTRO IL PRECARIATO NEL TERZO SETTORE

Il lavoro sociale non è volontariato. Svolge servizi e compiti importanti e va riconosciuto. Una campagna ce lo ricorda

di Ermanno Giuca

Lavori nel sociale? Allora sei un volontario! Un’equazione fin troppo abusata quella che definisce l’impiego nel Terzo settore come esclusiva prestazione gratuita. Chiariamo subito, che i volontari rappresentano la spina dorsale del Terzo settore, il carburante senza il quale questa importante macchina non potrebbe neanche partire. Gli ultimi dati ISTAT, però, a fronte di oltre 5 milioni di volontari censiti, contano anche circa 788 mila dipendenti, ovvero lavoratori qualificati, che mettono a servizio di questo settore le loro professionalità acquisite con studio ed esperienza.

 

campagna #atempodebito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHI SONO. L’ultimo censimento degli enti nonprofit italiani diffuso a fine 2017, ci descrive un Terzo settore in forte espansione (soprattutto se paragonato all’ultima indagine del 2011). Il numero di tali realtà (associazioni, cooperative, fondazioni, eccetera) è aumentato dell’11,6%: a pari passo si è incrementato anche il numero dei lavoratori dipendenti, cresciuto del 15,8%.

Ma chi sono questi professionisti? Principalmente parliamo di operatori, coordinatori di servizi, psicologi, educatori professionali che scelgono di impiegare le loro competenze in progetti di assistenza sociale, tutela dei diritti delle persone più deboli, cooperazione internazionale, cultura-sport-ricreazione ecc. È anche grazie a questi professionisti che diverse realtà possono offrire servizi dedicati a persone in difficoltà, lavorando in sinergia con gli enti locali.

Eppure capita sempre più frequentemente che queste categorie di lavoratori siano più svantaggiate di altre, in termini contrattuali e retributivi. Il fatto che molte di queste strutture vengano sostenute dalle pubbliche amministrazioni comporta ritardi nei pagamenti e difficoltà nelle assunzioni.

 

LA CAMPAGNA #ATEMPODEBITO. Per ribadire che i lavoratori del terzo settore (in quanto professionisti) hanno pari dignità rispetto quelli operanti in altri comparti, è nata la campagna #Atempodebito, Lavoro sociale sì, gratis no.

campagna #atempodebitoL’iniziativa è stata lanciata nel 2015 da tre cooperative dell’hinterland romano (Iskra, Follas e Il pungiglione), con l’obiettivo di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni la precarietà lavorativa di molti professionisti che quotidianamente prestano servizi assistenziali a beneficio delle comunità locali.

«Come cooperative» spiega Claudia Bonfini presidente della cooperativa Il pungiglione, «condividiamo il valore del lavoro sociale e ci sentiamo di svolgere una funzione pubblica, gestendo i servizi per conto delle pubbliche amministrazioni. Purtroppo l’introduzione del Patto di stabilità ha fatto sì che i comuni oggi si ritrovino con molte meno risorse. Quasi tutti i nostri servizi sono finanziati dalla legge nazionale 438, fondi che prima vengono trasferiti alle Regioni e solo dopo ai Comuni: un percorso farraginoso che genera ritardi e lunghe attese per questi lavoratori».

Quella della campagna #Atempodebito non vuole essere una battaglia sindacale di categoria perché «non siamo contro le amministrazioni locali – Monterotondo è anzi un comune virtuoso nei servizi alla persona – ma vogliamo che i singoli comuni abbiano la possibilità di gestire le risorse in modo più flessibile. Per questo occorre un intervento dello Stato. Un primo passo potrebbe essere quello di far uscire questi servizi dal Patto di stabilità (come già accade per il pagamento delle armi). Crediamo che debba essere più tutelato il diritto alla vita, no?»

 

NON SONO VOLONTARI. Compromettere tali attività, ribadiscono le cooperative romane, ricadrebbe non soltanto sulle persone più vulnerabili che vengono assistite ogni giorno, ma anche su tanti lavori che rischierebbero di perdere il loro posto. Il neo Codice del terzo settore, varato con la Riforma, indica chiaramente l’incompatibilità di tali figure con quella dei volontari specificando che «il lavoratore degli ETS (enti del terzo settore ndr) è la persona che instaura con l’ente una qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonomo e ogni altro rapporto di lavoro retribuito».

Fatte le leggi resta da chiederci: non vengono riconosciuti i servizi o non viene riconosciuto il lavoro s delle persone che offrono questi servizi?

 

campagna #atempodebito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La campagna #atempodebito ha un sito, www.mysocialwork.info; è su Twitter e su Facebook.

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazione@cesv.org

 

 

 

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