Carcere: attenti alle riforme a metà
Dalla Conferenza Nazionale Volontariato giustizia il richiamo ad un maggiore ruolo del volontariato per la qualità della vita in carcere
09 Giugno 2015
Attenti alle riforme a metà. Questo il monito lanciato dal mondo del volontariato delle carceri in occasione dell’ottava assemblea annuale della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia (CNVG), che si è svolto il 5 luglio 2015. Dopo la riduzione del sovraffollamento, il pericolo sarebbe quello di rimanere fermi a contare i metri di cella dimenticandosi tutto il resto, dal reato di tortura ai bambini che continuano a stare in carcere.
A snocciolare le questioni cruciali, da sempre dibattute ma ancora non giunte a compimento, è Elisabetta Laganà, presidente di CNVG: «Si è detto che doveva essere nominato il garante nazionale, ma ancora non c’è. È stato detto che era importante approvare il reato di tortura, ma il reato è ancora lì. Si è detto che i bambini non devono più stare in carcere, ma di fatto i bambini sono ancora in carcere». Insomma, la denuncia è che, sul carcere, si sia finora lavorato in termini “catastali”, soffermandosi sui “tre metri quadri” a cui hanno diritto i detenuti.
Va potenziato il ruolo del volontariato
«Crediamo che la stessa urgenza posta sul discorso delle metrature vada riferita anche al tema più complessivo della qualità della carcerazione», ha dichiarato Laganà. «E che», ha sottolineato, «anche l’occasione degli Stati generali dell’esecuzione penale non sia perduta per ragionare solo sull’ordinamento penitenziario». Proprio sugli Stati generali dell’esecuzione penale ha posto l’accento Mauro Palma, consigliere del ministro della Giustizia. «Gli Stati generali dell’esecuzione penale non avrebbero senso se non consultassimo anche i detenuti», ha dichiarato, specificando che ad ogni tavolo «ci deve essere una presenza di tipo accademico, del Dap, dell’avvocatura, dei magistrati e del volontariato, che sarà presente in maniera strutturale».
«Le discussioni e i materiali prodotti nei diversi tavoli», ha spiegato Palma, serviranno a «dare contenuti ai nove punti della legge delega, che tocca l’ordinamento penitenziario e che il Parlamento sta iniziando ad esaminare». «In questo modo», ha concluso, «la legge delega non sarà riempita da una elaborazione meramente teorica».
Ma il contributo del volontariato andrà potenziato anche negli istituti dove già opera, tracciando un quadro ben definito degli interventi sulla base delle necessità all’interno dei singoli penitenziari. «Dobbiamo avviare un progetto collaborativo ulteriore», ha detto infatti Santi Consolo, capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, «una ricognizione dell’esistente e la traduzione in linee chiare, brevi e comunicative per tutti». Nello specifico, Consolo propone «una ricognizione sui dati riguardo le persone che possono entrare negli istituti e il contributo che possono dare» e «un’altra al nostro interno sia per provveditorati che per istituti circa i progetti e quanti volontari hanno coinvolto». «Laddove ci sono carenze», ha detto, «cerchiamo di intervenire per aiutarci reciprocamente».
Il volontariato è una «enorme risorsa per l’amministrazione penitenziaria», ha sottolineato, e bisogna «avvalersene al massimo».