CARCERE. STOP AL SOVRAFFOLLAMENTO NEL 2016
Ma serve un cambio di mentalità: le misure alternative diminuiscono i tassi di recidiva. Il Seac punta su di esse e sul lavoro
09 Novembre 2015
Nel 2016 il sovraffollamento sarà solo un ricordo. Lo dice il Dap, che attraverso le parole di Gianfranco De Gesu, intervenuto al convegno annuale del Seac a Roma, ha assicurato che il prossimo sarà l’anno del “pareggio” tra i posti disponibili e i detenuti presenti nelle carceri italiane. Un bel sospiro di sollievo, dopo anni di inumanità sigillati anche da una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo. Ma per le associazioni serve un cambio di mentalità, che guardi meno alla carcerazione e più alle misure alternative. Il punto è stato fatto proprio durante l’annuale convegno del Seac (Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario), che si è svolto il 6 e 7 novembre a Roma.
In attesa della riforma
Manca ormai poco al 20 novembre, quando si chiuderanno i tavoli degli Stati generali dell’esecuzione penale. I risultati che emergeranno dal confronto di esperti, magistrati, avvocati, docenti universitari e rappresentanti del volontariato diventeranno materiale di lavoro per gli estensori dei decreti legislativi di riforma del codice penale e dell’ordinamento penitenziario. Luisa Prodi, presidente del Seac e membro dei tavoli degli Stati generali dell’esecuzione penale, non ha dubbi sul da farsi: «Dobbiamo passare da una concezione carcerocentrica a una che faciliti un reale percorso di reiserimento nella società. Le misure alternative, che permettono di scontare parte della pena in una struttura esterna, devono diventare la regola e non l’eccezione. E lo Stato si deve muovere per potenziarle».
Anche il volontariato deve cambiare
Servirebbe dunque un cambio di mentalità, che guardi ai tassi di recidiva (molto bassi nei casi di chi ha usufruito di misure alternative alla carcerazione) e ascolti la voce di chi il carcere lo vive ogni giorno, come i volontari. «Chi usufruisce di sanzioni penali esterne al carcere, impegnandosi in lavori di utilità sociale e formazione al lavoro, ha un tasso di recidiva bassissimo, ovvero non torna a delinquere», fa notare Luisa Prodi, che sottolinea: «Pensare ad aumentare il numero delle carceri o la durata della pena detentiva è miope oltre che molto più costoso dell’alternativa esterna». Ma anche il volontariato, dal canto suo, viene spronato a cambiare, come spiega la presidente del Seac, per «adeguarsi a una mutata concezione della pena, intensificando la sua presenza sul territorio e sollecitando la comunità esterna a farsi soggetto promotore di opportunità di inclusione sociale per le persone sottoposte ad esecuzione penale».
La riforma del codice penale e dell’ordinamento penitenziario è attualmente in Senato, in attesa di proseguire l’iter dopo l’ok incassato a settembre alla Camera. Luisa Prodi invita la politica ad avere una “mente aperta” e guarda ai risultati degli Stati generali come un possibile momento di svolta. «Spingiamo perché dagli Stati Generali possano uscire indicazioni che vadano in questa direzione», dichiara, riferendosi al sopracitato cambio di mentalità. L’augurio, chiosa la presidente del Seac, è che queste indicazioni, una volta recepite dal Parlamento e dall’Amministrazione Penitenziaria, siano capaci di cambiare il volto dell’esecuzione penale».