ROMA, LA CASA DELLA SOLIDARIETÀ: SPAZIO LIBERO E APERTO, PRESIDIO DI LEGALITÀ

85 mq in via degli Equi in cui 16 realtà del territorio hanno unito le forze e recuperato un luogo confiscato alla camorra per trasformarlo in uno spazio che dà servizi gratuiti a chi è più esposto alla povertà o è a rischio di ricatto mafioso. Giuseppe De Marzo: «Cercare una strada nuova e diversa per riappropriarsi dei diritti sociali»

di Giorgio Marota

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La solidarietà in Via degli Equi. Basterebbe forse questa fortunata associazione dialettica a far immaginare già un programma di giustizia, di libertà, di uguaglianza e di partecipazione. Certe idee, però, possono realizzarsi davvero solo se i muri, simboli di ostacoli e diffidenze, si uniscono nel segno dell’accoglienza per dare forma a una vera casa. Al civico numero 15 di questa strada romana, nel quartiere San Lorenzo, proprio con questo obiettivo nei giorni scorsi è sorto un baluardo di legalità: la Casa della Solidarietà, un luogo confiscato alla camorra e trasformato in uno spazio di speranza grazie alla co-progettazione tra Rete dei Numeri Pari e Municipio II. La sua missione è quella di fornire servizi di vario genere e laboratori gratuiti alle fasce della popolazione che oggi sono più esposte alla povertà o che subiscono (o rischiano di subire) il ricatto mafioso. Tutto questo nel nome e in ricordo di Stefano Rodotà, il noto giurista scomparso nel 2017 che amava ricordare come «i diritti fondamentali si pongono a presidio della vita».

Don Ciotti: «Un soffio di speranza in un Paese che sta perdendo umanità»

«Sedici realtà del territorio hanno unito competenze e strategie e ora condividono questo spazio secondo una visione comune», ci ha raccontato Elisa Sermarini, coordinatrice della casa insieme a Mario De Vergottini. La rete solidale al momento è formata da Anpi Roma, Salviamo la Costituzione, Auser Lazio, Baobab Experience, Casa internazionale delle donne, Fai Agisa – antiusura e antiracket, Fondazione Gianni Minà, Gea – scuola di ecologia integrale per giovani ecoattivist*, Observo Onlus, Rete #NoBavaglio, Rete Tutela Roma Sud, Transform! Italia, Teatro della Dodicesima e Unione Inquilini, ma in quegli 85 metri quadri di speranza c’è davvero spazio per tutti. Il nastro è stato tagliato lo scorso 31 gennaio alla presenza dell’assessore al patrimonio e alle politiche abitative, Tobia Zevi, della presidente del municipio, Francesca Del Bello, e di Don Luigi Ciotti di Libera. Il sacerdote da anni in prima linea contro le mafie ha descritto la casa come «un soffio di speranza in un Paese che sta perdendo umanità».

Casa della solidarietà
Formazione, laboratori, attività culturali, scuola di italiano e lo sportello anti racket e anti usura tra le prime attività già avviate alla Casa della Solidarietà di Via degli Equi

Casa della Solidarietà: al via le prime attività

Associazioni, ospiti e visitatori – erano più di 300 all’inaugurazione – sono accolti da una lavagna in cui sono scritti i giorni della settimana e le prime attività in programma, come ad esempio la scuola di italiano di Baobab Experience per migranti e richiedenti asilo, l’hub di formazione dedicato ai temi della Giustizia Ecologica e Ambientale (GEA) e la riunione di redazione della rete “No Bavaglio”, realtà da anni impegnata per un giornalismo indipendente. Altri laboratori sono partiti a ruota, tipo lo sportello anti racket e anti usura e quelli di ascolto alla cittadinanza e di supporto psicologico. Da sabato cominceranno invece le prime attività culturali con la proiezione, a partire dalle ore 18, del documentario sulla vita di Gianni Minà insieme alla fondazione che ne porta il nome e alla palestra popolare di San Lorenzo; seguirà un dibattito al femminile sullo sport, al quale parteciperà anche Manuela Oliveri, la moglie dell’indimenticato Pietro Mennea. «Nel quartiere c’è grande curiosità», ha spiegato Elisa Sermarini. «Alcuni abitanti si affacciano per chiedere informazioni, altri hanno già messo a disposizione il proprio tempo per dare una mano. Due giorni fa un’insegnante in pensione ci ha chiesto cosa potesse fare per contribuire ai corsi di italiano».

Una rete di protezione dalle conseguenze della marginalità

Via degli Equi assolve così un compito affidatole indirettamente dalla toponomastica cittadina: proprio accanto alla nuova casa c’è già da tempo il Social Market, altro bene confiscato, dove le famiglie indigenti possono fare la spesa utilizzando dei punti assegnati mensilmente dal municipio. La Casa della Solidarietà vuole essere anche un presidio di legalità: reti di protezione come questa servono proprio a evitare le peggiori conseguenze della marginalità economico-sociale. «Noi non aspettiamo lo scandalo per muoverci. Certamente ci sono luoghi della città che versano in condizioni peggiori di San Lorenzo, ma gli episodi di violenza e criminalità si stanno verificando sempre con maggiore frequenza anche qui. Bisogna attivarsi e prevenire, ovunque», precisa Sermarini. Lentamente, ma progressivamente, San Lorenzo sta vivendo una sorta di trasformazione: da quartiere simbolo della Resistenza e della consapevolezza dei diritti ad area legata perlopiù ai flussi turistici e agli alloggi degli studenti fuori sede. «L’allontanamento delle piccole imprese e il turismo di massa da una parte, e la spinta della gentrificazione, con gli affitti sempre più cari, dall’altra, stanno creando non pochi disagi a San Lorenzo». In questo svuotamento di una coscienza critica e storica di un territorio, la zona grigia della criminalità inevitabilmente si allarga. La guardia deve, quindi, restare alta. «Le mafie sono presenti in tutta la città», ha concluso l’attivista. «Ce lo confermano i report dell’antimafia e non solo: a Roma si incrociano interessi mafiosi molteplici e diversificati». Se a questo aspetto si aggiunge il fatto che un romano su tre oggi è a rischio esclusione sociale, diventa ancora più evidente quanto terreno fertile ci sia per il proliferare di certi fenomeni.

Casa della solidarietà
La Casa della Solidarietà di Via degli Equi è stata inaugurata lo scorso 31 gennaio. Don Ciotti: «Un soffio di speranza in un Paese che sta perdendo umanità»

Ricostruire un senso di comunità, contro l’individualismo spinto

La visione d’insieme è una risposta antibiotica all’individualismo spinto che facilita la diffusione delle connessioni criminali. Per certi versi, è il concetto che lo stesso Rodotà promosse quando ideò il nome della rete. Fu tra i primi a parlare di “numeri pari”, quindi di fratellanza e di riconoscimento reciproco di una eguale dignità. Prima ancora della proposta politica, per lui, c’era la necessità di ricostruire il senso di comunità perduto. Questo luogo confiscato, che tramite un protocollo crea pure un interessante precedente giuridico perché per dirla con le parole di Elisa Sermarini «il Municipio riconosce i suoi limiti e a noi una funzione», non poteva dunque che essere intitolato alla sua memoria. «Non si tratta solo semplicemente di migliorare la vita delle persone, ma di cercare una strada nuova e diversa per riappropriarsi dei diritti sociali», ha spiegato Giuseppe De Marzo, il coordinatore di una Rete che tra i suoi obiettivi si è posto quello di inaugurare un luogo simile a questo in ogni municipio di Roma utilizzando proprio i beni abbandonati. «Questo spazio testimonia il nostro impegno nel promuovere la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata destinandoli alla legalità e all’inclusione», il pensiero dell’assessore Zevi che assume i toni di una promessa. Quando arriva la notte e le due saracinesche dei locali vengono abbassate, la casa continua a parlare tramite quelle decorazioni esterne che dicono molto, se non tutto, sullo spirito dell’iniziativa. «Chi ci impedisce di sognare?» chiede una figura umana. «Questo è uno spazio libero!», risponde l’altra.

ROMA, LA CASA DELLA SOLIDARIETÀ: SPAZIO LIBERO E APERTO, PRESIDIO DI LEGALITÀ

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