CASA SABOTINO, DOVE SI POSSONO RIMETTERE INSIEME I PEZZI DELLE PROPRIE VITE
A Roma, nel quartiere Prati, accoglie 18 persone, per aiutarle a ricostruirsi un futuro. Un progetto nato dalla collaborazione tra istituzioni, associazioni, donatori...
11 Gennaio 2022
Da 8 a 18 posti: a circa un anno dalla sua apertura, Casa Sabotino amplia la sua capacità di accoglienza per donne e persone transessuali in difficoltà e senza dimora, italiane e straniere. Gestita da Binario 95, progetto di accoglienza della cooperativa sociale Europe Consulting onlus, la struttura di via Sabotino nel quartiere Prati è stata concessa in comodato d’uso gratuito dal Municipio I di Roma Centro.
A Natale 2020, in piena pandemia, un primo gruppo di 8 donne era entrato a pieno titolo nel progetto. Dopo 12 mesi, è stata inaugurata un’altra ala ristrutturata della casa di circa 300 metri quadri complessivi, con stanze singole, doppie e triple, oltre alla cucina e al soggiorno, ai bagni accessibili, alla lavanderia e all’ampio spazio esterno; tutti gli spazi sono arredati con mobili e complementi donati da Ikea.
Le ospiti (Valentina, Maria, Dolores, Cristina…) partecipano alla gestione della casa, in un percorso orientato alla salute, all’autonomia, alla crescita personale, all’inserimento lavorativo, supportate da un’equipe multidisciplinare composta da operatrici e operatori sociali, psicologhe, medici, educatrici e volontari. Importanti anche le sinergie con il quartiere, dai servizi alle associazioni, dalle parrocchie ai singoli cittadini. E numerosi partner, istituzionali e privati, hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto: oltre al Municipio I, a Ikea e a tanti singoli donatori, il Polo Sociale Roma Termini, i negozi del circondario, i medici di Binario95, le Università con cui gli operatori stanno costruendo moduli formativi specifici per le persone accolte.
Per rimettere insieme i pezzi
Secondo i dati dell’Osservatorio cittadino sulle marginalità sociali, che Europe Consulting onlus gestisce in convenzione con Roma Capitale, nel 2021 oltre 18 mila persone si sono rivolte alle 124 strutture che si occupano di marginalità estreme nel Comune capitolino. Le donne rappresentano circa il 26,6% del totale (nel 2016 erano il 9%), mentre le persone transessuali restano una minoranza, ma oltre a Casa Sabotino sono rare le strutture in grado di offrire loro percorsi individuali, oltre all’accoglienza.
Nella struttura, coordinata da Fulvia Vannoli e diretta dal responsabile Simone Giani, hanno già cominciato a rimettere insieme i pezzi delle loro esistenze ferite tante donne: «Alcune sono vittime di violenza domestica da parte dei mariti e fuggono dalle loro case, altre hanno problemi di dipendenza dalle droghe e finiscono in strada a prostituirsi. Ma c’è anche la badante, che alla morte dell’anziano assistito perde casa e lavoro, e non riesce a trovarne un altro, oppure l’assistente familiare arrivata in Italia dal Sudamerica per supportare i figli, che si è ammalata e non può più lavorare», racconta Alessandro Radicchi, fondatore di Binario 95. «Abbiamo accolto anche una ragazza straniera adottata e poi abusata da una famiglia italiana, finita nella droga e nella prostituzione, ora in una comunità. E un’altra ragazza nordafricana laureata, che aveva perso il lavoro ed era finita in strada, è stata supportata nel trovare una borsa di studio per un master di un anno all’Università di Ancona: speriamo che per lei sia il gancio della ricostruzione».
L’importanza delle co-progettazione
Del resto, è proprio questo l’obiettivo dell’accoglienza a Casa Sabotino, che dal 15 gennaio sarà operativa h24, mentre ora gli operatori e i responsabili coprono turni per 15 ore al giorno. «A chi viene messo ai margini, cerchiamo di restituire bellezza e comfort».
«L’apertura di questo nuovo spazio è la testimonianza che solo attraverso percorsi di co-progettazione faticosi ma ormai imprescindibili, che coinvolgano terzo settore ma anche privati, possiamo davvero fare la differenza sui nostri territori puntando non solo ad accogliere ma anche e soprattutto a restituire la dignità alle persone», ha sottolineato all’inaugurazione Lorenza Bonaccorsi, presidente del Municipio I. E il valore della collaborazione viene rimarcato anche da Radicchi: «È importante che istituzioni, donatori e associazioni si mettano intorno a un tavolo per realizzare progetti come questo, che aiutano persone in difficoltà a ripartire».