CENSIMENTO NON PROFIT ISTAT: NUMERI DI UN VOLONTARIATO CHE STA CAMBIANDO
L’Istat ha presentato i primi dati del Censimento permanente delle istituzioni non profit. La crescita delle realtà è dell’8,1%, i volontari sono 4,661 milioni, in calo del 15,7%
15 Maggio 2023
I volontari impegnati nel settore non profit nel 2021 sono calati di quasi un milione rispetto alla rilevazione precedente del 2015. Il 72,1% delle istituzioni non profit dichiara di avere volontari, per un numero complessivo di 4,661 milioni, il 15,7% in meno, un calo netto rispetto ai 5,5 milioni del 2015.
I primi risultati del Censimento permanente delle istituzioni non profit (INP), presentato a Roma nell’Aula Magna dell’Istat, fanno riferimento ai dati raccolti tra marzo e novembre 2022 riguardanti i volontari e gli aspetti tematici relativi alle attività svolte dalle istituzioni orientate a categorie sociali portatrici di disagi specifici, fragili e/o vulnerabili, le reti di relazione che le istituzioni strutturano sul territorio e il loro processo di digitalizzazione.
Non profit volano di innovazione
Secondo i dati del Registro statistico delle istituzioni non profit, al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono 363.499 e, complessivamente, impiegano 870.183 dipendenti. Le INP presentano una distribuzione territoriale piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo nel Nord, il 22,2% nel Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente nel Sud e nelle Isole. Di conseguenza, anche la presenza dei volontari, rilevata dal Censimento permanente delle istituzioni non profit, è più consistente nel nord Italia (56,4%) rispetto al Centro (22,5%), al Sud (14,2%) e Isole (7,0%). «Si tratta di una forza gentile, quella che a soli cinque mesi dalla raccolta dati che si è chiusa a novembre 2022, riusciamo a rappresentare tramite la seconda edizione del Censimento», ha affermato Monica Pratesi, direttrice Dipartimento per la produzione statistica, Istat. La rilevazione campionaria è rivolta a 110mila istituzioni non profit, quasi il 30% del totale, nel precedente Censimento (dati 2015) era su 43mila istituzioni. «Per noi Censimento significa integrazione tra dati amministrativi e indagini campionarie che facciano dei focus su aspetti specifici. Tutto il sistema è stato messo a dura prova dal Covid, ma le istituzioni non profit hanno continuato ad operare. Quello delle reti di relazioni è un aspetto da analizzare, le testimonianze di cittadinanza attiva sono importanti», ha continuato Pratesi. «Inoltre, nel Censimento vengono riportati i dati relativi all’innovazione sociale, il settore non profit potrebbe essere il nuovo volano di innovazione. Dobbiamo aspettare dicembre 2023 per avere tutti i dati in forma aggregata, anche su base regionale e per grandi aree metropolitane. Senza particolari obblighi regolamentari, l’Istat ha deciso di investire in questo settore. Siamo forse l’unico paese in Europa ad avere un registro annuale così ricco di informazioni e una rilevazione campionaria triennale di queste dimensioni».
Tra le reti di relazioni e la Rete
L’89,3% delle istituzioni hanno strutturato “relazioni significative” con i diversi soggetti (persone fisiche e/o soggetti istituzionali). Gli stakeholder delle INP sono soprattutto soggetti interni alle organizzazioni, prevalentemente i soci (70,0%), seguono i volontari (47,4%). Tra i più importanti stakeholder istituzionali, le regioni e gli enti pubblici locali (36,1%). «Per la prima volta sono diffuse le informazioni sulla digitalizzazione del settore non profit in Italia», ha affermato Alessandro Faramondi, Direzione Centrale per le statistiche economiche, Istat. «Il 79,5% delle istituzioni non profit utilizza almeno una tecnologia digitale, per quanto riguarda l’uso si va dal 68,5% che usufruisce di una connessione mobile a internet al 28% che si avvale di applicazioni mobile allo 0,9% che utilizza dei big data nell’attività». Del 20,5% delle istituzioni non profit che non utilizza alcuna tecnologia digitale, «il 29,5% di esse ritiene l’adozione di tecnologie digitali non rilevante per lo svolgimento delle proprie attività, il 26,4% individua tra i principali ostacoli alla digitalizzazione la carenza di risorse finanziarie mentre il 15,7% la scarsa cultura digitale», ha sottolineato Sabrina Stoppiello, Direzione Centrale per le statistiche economiche, Istat.
Il volontariato sta cambiando
«Il calo dei volontari è dovuto al Covid? Certamente ha influito. Noi abbiamo comunque ricevuto, nei due anni del Covid, un aumento di domande per fare qualcosa per gli altri, soprattutto per le vittime principali della pandemia, penso agli homeless», ha riferito Giancarlo Penza, Ufficio Relazioni Internazionali Comunità di Sant’Egidio ACAP. «La diminuzione del numero di volontari è dovuta forse anche alla fase di enorme trasformazione sociale antropologica che stiamo vivendo, con forme di individualizzazione e di soggettivismo imperante, che la digitalizzazione della vita ha ampliato, riduce le relazioni, il senso di altruismo. Anche quella riduzione ci dice che il volontariato, in questi anni, ha costituito una forma di resistenza». Considerando le relazioni significative strutturate con i principali soggetti pubblici, si evidenzia la consultazione delle istituzioni sanitarie (42,7%) e di quelle scolastiche, universitarie e della ricerca (34,6%). Queste ultime sono coinvolte in particolare modo nella realizzazione dei progetti delle INP (41,6%). Ministeri, Enti e Agenzie dello Stato, insieme a Regioni ed Enti pubblici locali, sono invece gli stakeholder coinvolti dalle INP in misura superiore al dato complessivo nel finanziamento delle proprie attività. «Scuole e università sono partner molto attivi nella realizzazione delle attività. Sembra che il volontariato stia cambiando le caratteristiche della sua identità e si stia verificando un cambio generazionale. È importante puntare sull’impatto che i volontari hanno sul territorio», ha detto Marco Accorinti, Professore associato Università Roma Tre. «Dalla pandemia è emersa una nuova forma di volontariato di condominio, di isolato di attivazione di una dimensione civile, della forza sui territori». La riforma del Terzo settore ha innestato dei processi anche culturali, alcuni li troviamo anche nei dati del Censimento. Il primo effetto è il riconoscimento, accanto al dato giuridico, del ruolo del Terzo settore», ha affermato Alessandro Lombardi, Direttore Generale Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il volontariato «non necessariamente deve trovare la sua forma di espressione nel Terzo settore, ma si può sviluppare anche in contesti diversi, sia profit sia non profit. Questo apre lo spazio al volontariato individuale, appunto di condominio, a forme di mobilitazione della società in settori a tutto campo».
Censimento permanente delle istituzioni non profit: approfondimenti in vista
Nuove analisi e ulteriori approfondimenti saranno possibili grazie alle prossime diffusioni dei dati, previste entro la fine del 2023. I risultati del Censimento permanente delle istituzioni non profit 2021 permetteranno di approfondire: le dimensioni economiche, le tipologie di finanziamento e il tipo di attività economica svolta; i servizi erogati; le attività di comunicazione; le attività di raccolta fondi. I nuovi contenuti informativi del questionario 2021 consentiranno di esplorare tematiche di interesse quali: la realizzazione di progetti e/o interventi di innovazione sociale, il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, gli investimenti in CSR responsabilità sociale, le attività di co-progettazione e co-programmazione con la PA.