CENTOCELLULE FANNO RETE A CENTOCELLE
Realtà diverse si sono unite per creare condivisione e solidarietà e valorizzare la popolarità del territorio
30 Luglio 2019
Centocelle è viva più che mai. Un quartiere storico di Roma che si è sempre connotato per quel suo fermento associativo e culturale e per la passione delle persone che ci abitano, ha visto la nascita, da pochi mesi, di Centocellule, una rete di 28 realtà attive a Centocelle, nata per creare una sorta di condivisione e solidarietà e per capire come avvicinarsi al territorio e ai suoi bisogni.
Centocellule è una rete composta da librerie indipendenti, laboratori artigianali, locali, associazioni culturali, autoproduzioni e ristoranti, ma è aperta anche ai singoli cittadini, che vogliono esserci e mettere le loro energie a disposizione del progetto, e anche del quartiere. La rete intende scambiare esperienze, idee ed energie tra i componenti, ma anche con chi abita nel quartiere. «Centocellule è nata in maniera molto semplice, quasi ludica, con la volontà di unirsi per una giornata di festa, che non fosse fine a se stessa, ma un’occasione per aprirsi al territorio, offrendo eventi diversi dal quotidiano, donare qualcosa a questo territorio che ci ha dato tanto, è ricco e bello», racconta Eleonora, la coordinatrice della rete, che abbiamo incontrato a Centocelle insieme a Franchino, Federico e Danilo, altre cellule della rete.
GLI OBIETTIVI. Centocellule è nata a marzo, e ha avuto un primo evento su tutto il quartiere il 26 maggio scorso. «Da subito, parlando con una piccola unità in Via Delle Palme, ci siamo accorti che poteva diventare qualcosa di più, si percepiva questa voglia di stare assieme», racconta Eleonora. «Ci siamo aperti al quartiere e ci siamo resi conto, dopo un paio di incontri, che oltre alla festa, poteva nascere una vera e propria rete, che potesse unire chi ha un’attività, un’associazione o chiunque abbia voglia di aprirsi al territorio».
Centocellule nasce per dialogare con il territorio, per mettersi in ascolto, capirne i bisogni, e rendersi utili ad esso. «È una rete neonata, tutte le problematiche sulle modalità di relazione con il territorio ce le stiamo ponendo man mano che andiamo avanti» ci spiega Franchino. «In parte lo abbiamo dimostrato con l’iniziativa del 26 maggio, con tutta una serie di attività, commerciali e non, che hanno partecipato a questa iniziativa con la grossa volontà di esserci nel territorio». «E dimostrando che forse possiamo avere un pensiero diverso da quello costituito, che fa perno sulla competitività tra le varie realtà» continua. «Abbiamo dimostrato che siamo diversi: proprio perché, contaminandosi l’uno con l’altro, l’idea di competitività va a sfumare».
L’idea della rete è quella di realizzare una serie di iniziative che non siano soltanto eventi, ma anche momenti di informazione. «Potrebbe esserci un momento informazione sui problemi ambientali, su come ci alimentiamo, sulla mobilità» ragiona Franchino. «Abbiamo mille realtà diverse, che si dedicano a diverse problematiche. È una rete che applica anche il mutuo soccorso: ci sono stati a Centocelle casi ben noti di danni, ed è scattata immediatamente quella rete di solidarietà».
RESISTERE ALLA GENTRIFICAZIONE. Centocellule ha ovviamente il polso del tessuto sociale di Centocelle, delle sue forze, ma anche delle sue criticità. «Uno dei problemi che Centocelle sta vivendo è quello della gentrificazione» suggerisce Federico. «La rete, e le attività commerciali che ne fanno parte, stanno cercando di non contribuire a questa tendenza, e di mantenere questo quartiere il più possibile popolare. Riguardo a questo cambiamento in atto la rete cerca di porsi come un fattore resistente, che si oppone a quella squalificazione dei rapporti umani che la gentrificazione può portare».
«Centocelle ha sempre avuto un tessuto sociale attivo, culturalmente vivace, e lo dimostrano le decine di associazioni e attività particolari», aggiunge Danilo. «La rete dà anche voce a questo tessuto sociale, e tutto questo protagonismo territoriale può prendere voce nei nostri luoghi. È una caratteristica di Centocelle che rende il quartiere peculiare, e in qualche modo è una sorta di vaccino contro la gentrificazione». Ma ci può essere una soluzione contro un fenomeno di questo tipo? «È difficile», risponde Federico. «Ma già mantenere rapporti umani, con relazioni che invece di indurre competizione e distacco tra le persone che convivono in questo quartiere, provano a unirle per un progetto comune e per comunicare al meglio con il territorio, mi sembra il modo migliore per combattere la gentrificazione».
«C’è una sorta di resistenza del quartiere come Centocelle, che nasce fondamentalmente con una tradizione resistente. Reti come Centocellule esistono per questo motivo», riflette Franchino. «Realtà molto simili tra loro che non si fanno competizione, ma interagiscono in maniera quotidiana, sono già una forma di resistenza nel territorio. Vuol dire che esistono realtà che continueranno a parlare e portare memoria. La gentrificazione è quasi impossibile da arginare. Ma tra le attività qui c’è gente che vive il territorio da oltre cinquant’anni. E reti come la nostra permettono, attraverso l’elemento solidarietà, di continuare a esistere. Mi offrono 100mila euro per un’attività: quasi quasi la do via, ma quasi quasi pure no, perché voglio rimanere in questo territorio».
IL VERDE, LE ISTITUZIONI, LA MOBILITAZIONE. Una delle necessità di Centocelle è garantire che ci siano dei parchi protetti, che non vengano lasciati andare. «Al parco di Via Delle Palme ci sono dei comitati che stanno cercando di recuperare la situazione: fino a un anno fa era abbandonato, adesso piano piano sta riprendendo vita», ci aggiorna Danilo. «Mantenere il Parco Madre Teresa di Calcutta è più difficile. Mentre il parco archeologico di Centocelle potrebbe essere una ricchezza per tutta la città, invece è una discarica, è completamente abbandonato».
Ci chiediamo allora se, in merito a certe cause da perorare, la rete abbia in mente di iniziare un dialogo con le istituzioni. Non è stato ancora avviato, per ora. «Siamo spontanei», risponde Eleonora. «Nel momento in cui si presenterà l’occasione, se sarà necessario, lo faremo sicuramente. Ma non è ancora il momento. Anche perché pensano anche a un «discorso a lunga durata dove la rete ciclicamente appoggia delle cause, e trova un modo per mobilitarsi», come ci spiega la coordinatrice. Non ci saranno solo giornate di festa, ma un essere attivi quotidianamente sul territorio.
Il futuro della rete è probabilmente quello di allargarsi ancora. «La rete è inclusiva e non esclusiva, le 28 realtà stanno cercando una direzione comune, ma è chiaro che la rete si può allargare e non c’è nessun blocco», ragiona Franchino. «Non pensiamo solo alle realtà culturali e commerciali, anche il singolo è ben accetto. Quello che cerchiamo di fare è costruire quel senso di collettività che negli ultimi anni è venuto a mancare per vari motivi, sia per assenze dal territorio che per volontà politiche che vogliono che sia così. La rete sta cercando di spezzare questo meccanismo».
VOGLIA DI STARE IN PIAZZA. Le cose da fare possono essere tante. A partire da una serie di luoghi da valorizzare. «Centocelle è piena di piazze, alcune tenute meglio e vissute, altre abbandonate e senza luce», spiega Eleonora. «La gente ha ancora molta voglia di stare in piazza». «È un quartiere dove, da qualche anno, si può ancora camminare per strada», fa eco Franchino. La cosa bella di Centocelle, che cerchiamo di comunicare alla cittadinanza, è che la nascita di tutti questi locali, che da un lato può essere un problema, dall’altro porta le luci accese nel territorio, che danno un senso di sicurezza, di serenità senza bisogno di avere forze armate che siano lì a tutelarti. Quando ci paragonano al Pigneto, rispondiamo che qui è una cosa un po’ diversa: è vero che sono nati molti locali, ma non tanti da intasare il quartiere. Finalmente ci sono le famiglie con i bambini che si vedono camminare, ed è bello. La gente è uscita dalle case, fino a qualche anno fa non li vedevi. Centocelle è un misto tra città e paese. Forse questo è l’humus che ha permesso la nascita della rete». «E poi c’è proprio un orgoglio centocellino, chi è di Centocelle la ama» fa notare Danilo.
LA RIVOLUZIONE COMMERCIALE. Ma tutte le storie che stanno dentro le cellule di Centocellule ci regalano anche uno sguardo interessante sul mondo del lavoro oggi. «È una sorta di rivoluzione commerciale», ragiona Eleonora. «È un mondo fatto sempre più dai ragazzi giovani che non trovano lavoro e cercano una strada autonoma, da persone che, dopo anni di lavoro, lo lasciano perché li ha estraniati per una vita e aprono una loro attività. E qui c’è un ambiente fertilissimo, a livello umano».
Parlando con i membri di Centocellule si nota un’atmosfera diversa, un quadro molto lontano dalle notizie che ci parlano di una società governata dalla competizione, dal profitto, dall’odio. Qui si sente davvero solidarietà, entusiasmo, speranza. «Il bello della rete è che c’è gente che ha avuto la forza di rimettersi in gioco. Persone rimaste disoccupate che non sono finite lì, ma hanno detto mi rialzo, mi invento l’attività», racconta Franchino. «Stai mettendo in gioco la tua vita», aggiunge Danilo, e se ti senti solo tutto quello che stai provando va perduto. Invece la rete ti può aiutare. In qualche modo ci riconosciamo tutti, sappiamo che la scelta che abbiamo fatto è complicata e abbiamo la necessità di stare insieme». «La rete dà proprio alle nostre attività un senso diverso» ci confida Franchino. «Da quando c’è, la mattina apro la saracinesca con uno stimolo nuovo».
La foto di apertura è tratta dalla pagina Facebook di Centocellule.
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