GLI ORATORI E LA PEDAGOGIA DEL CORTILE. CHE FUNZIONA ANCORA
Secondo una recente indagine in Italia ci sarebbero 8,245 oratori, aperti anche a chi non è cristiano. Piacciono perché sono ambienti protetti
28 Novembre 2017
Che prendano il nome di patronati, circoli, centri giovani o centri parrocchiali, gli oratori italiani sono un realtà viva, luogo educativo e formativo privilegiato da tanti giovani che ancora oggi li frequentano. Nel nostro Paese se ne stimano 8.245 (anche se quelli dichiarati si fermano a 5.637) e le attività che si svolgono al loro interno sono principalmente ludiche e ricreative.
A scattare questa fotografia sugli oratori è Nando Pagnoncelli, presidente dell’istituto di ricerca Ipsos Italia, nel suo ultimo libro “Un pomeriggio all’oratorio. La prima indagine nazionale sui centri giovanili” (EDB, 2017). Una ricerca che ha coinvolto oltre cento diocesi italiane interpellate sulla presenza e operatività di questi storici luoghi aggregativi.
SPAZI PROTETTI. L’88% delle diocesi ha centri giovanili aperti tutti i giorni, soprattutto al Nord, dove il dato si attesta al 94%, capaci di un’offerta di attività che va dal gioco allo sport, dalla formazione al doposcuola, dal volontariato alle gite e ai pellegrinaggi.
È evidente, quindi, che al di là dell’appartenenza religiosa o meno, l’oratorio si configura come uno spazio protetto, rassicurante per i genitori, che intercetta le domande di famiglie, giovani e bambini. In modo particolare, però, soddisfa l’esigenza di enti pubblici e istituzioni che, alla luce di problemi di bilancio, demandano a queste strutture – e in generale al mondo del volontariato – l’organizzazione di attività sportive, culturali e sociali sul territorio.
GLI ANIMATORI. Chi “lavora” in oratorio? Una delle carenze principali che emerge dall’indagine, riguarda figure retribuite come gli educatori professionali: il 63% del campione, infatti, ne è ancora privo (al sud solo il 3% delle diocesi dichiara figure di educatori retribuite). Nei prossimi anni l’assunzione di tali professionisti sarà favorito anche dal crescente calo di vocazioni, che sposterà la responsabilità della struttura dal prete ad un incaricato laico.
IL VOLONTARIATO E LE FEDI. Se uno degli oggetti simbolo degli oratori è il calcio balilla, non si può dire che le attività svolte oggi si riducano al solo gioco libero. Nella maggior parte degli oratori italiani, con un buon 66%, si svolgono iniziative caritative e di volontariato seguite da quelle culturali e musicali.
Un altro dato rilevante è che proprio all’interno dei cortili oratoriani giovani italiani e stranieri si abituano alla convivenza senza chiedere nulla in cambio. L’indagine, inoltre, osserva che c’è «un’intenzione molto favorevole ad accogliere ragazzi stranieri senza in alcun modo urtare le credenze religiose dei Paesi da cui provengono», dato che si registra, in particolare, negli oratori lombardi.
Solo il 25% del campione, invece, organizza attività ecologiche e ambientali.
PASSATO E PRESENTE. A ribadire il valore educativo dei centri giovanili è anche il comico Giacomo Poretti che inserisce nel libro un racconto ironico della sua infanzia trascorsa in oratorio. «Don Giancarlo», scrive Poretti, «amava più Pirandello e Goldoni di san Pietro e Paolo, e il suo sogno era creare una compagnia teatrale amatoriale: ci riuscì ed io devo a lui la fortuna di aver scoperto il gioco meraviglioso del teatro. Ero uno dei tre bambini che dovevano recitare nella commedia che si sarebbe rappresentata per la fine dell’anno scolastico».
«Come poche altre istituzioni – conclude Pagnoncelli – l’oratorio può vantare oltre 450 anni di esperienza educativa». Ma anche questi centri aggregativi, vincenti per l’intuizione di mettere al centro il giovane e la sua crescita, dovranno fare i conti con la modernità di smartphone e tablet, che stanno sempre più sottraendo le nuove generazioni al gioco all’aria aperta (gli hikikomori sono un esempio).
Anche stavolta la pedagogia del cortile vincerà la sfida?
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Un pomeriggio all’oratorio. La prima indagine nazionale sui centri giovanili.
Edizioni Dehoniane 2017
pp. 48, €6,50