CENTRO ASTALLI: CONTINUEREMO AL FIANCO DEI RIFUGIATI, SEGUENDO L’ESEMPIO DI FRANCESCO

Persone, storie, nodi da sciogliere dietro i numeri del Rapporto 2025 del Centro Astalli, che di Papa Francesco ricorda lo sguardo attento alle periferie del mondo. Camillo Ripamonti: «È stato un amico dei rifugiati, di cui ha sempre difeso i diritti e la dignità; non numeri ma persone, volti, storie, fratelli da accogliere, proteggere, promuovere e integrare»

di Laura Badaracchi

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«Papa Francesco ha mantenuto uno sguardo attento sulle periferie del mondo e lanciato un costante messaggio di giustizia e di pace, per una vita degna e umana per tutti, in cui nessuno sia lasciato indietro. Ha avuto attenzione per gli ultimi, per gli invisibili, di cui si è fatto prossimo; testimone dell’incontro e della fraternità, contro la cultura dello scarto. È stato un amico dei rifugiati, a cui ha sempre espresso e manifestato la sua vicinanza, e di cui ha sempre difeso i diritti e la dignità; non numeri ma persone, volti, storie, fratelli da accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Ha percorso le vie della loro sofferenza a Lampedusa, a Lesbo, nelle terre da cui fuggono. Ha ascoltato il grido di dolore di quanti vivono gli orrori della guerra e invitato tutti noi a farlo concretamente facendo tacere le armi. Ha aperto loro le porte e spronato le comunità religiose a fare altrettanto». Così vuole ricordare il pontefice argentino, morto lunedì 21 aprile, il gesuita padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli (costola italiana del Jrs, Servizio dei gesuiti per i rifugiati).

Per Jorge Mario Bergoglio «il dialogo tra le persone, tra religioni e tra culture è la strada da seguire per la costruzione di vie di pace e di riconciliazione, di ponti, fondati sulla stabilità sociale, sulla mutua comprensione, sulla cura dell’altro e sulla fratellanza umana. Custodiamo nella memoria del cuore, tutti noi, operatori, volontari e rifugiati, i ricordi indelebili della sua visita alla mensa del Centro Astalli nel settembre del 2013 e delle tante occasioni in cui ha voluto incontrare le persone rifugiate. Nel suo esempio e nel suo ricordo continueremo a tendere la mano ai rifugiati e a camminare insieme al loro fianco, contro la globalizzazione dell’indifferenza, in nome del bene comune».

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Padre Ripamonti: «Papa Francesco ha ascoltato il grido di dolore di quanti vivono gli orrori della guerra e invitato tutti noi a farlo concretamente facendo tacere le armi»

Tante e diverse le storie sul cammino dell’inclusione

Fra questi rifugiati c’è anche Khanum Yehoian, in fuga fin da piccola a causa dei conflitti: dall’Armenia all’Ucraina, fino ad approdare tre anni fa in Italia. «Nel 2000 la mia famiglia ha deciso di trasferirsi in Ucraina, in cerca di sicurezza e stabilità. È diventata la mia seconda casa, il Paese in cui sono cresciuta, ho studiato e mi sono formata come persona. Il 24 febbraio 2022, quando è iniziata la guerra, mi trovavo a Kyiv. Il rumore delle bombe, il caos, la paura mi hanno spinta a lasciare la città. Per allontanarmi dalla guerra, mi sono trasferita a est, nella regione della Transcarpazia, dove sono rimasta per un mese. Alla fine ho deciso di lasciare l’Ucraina e di partire per l’Italia. È successo tutto molto velocemente, la mia vita è cambiata in una manciata di ore», ha raccontato, aprendo lo scorso 8 aprile la presentazione del 24° Rapporto annuale del Centro Astalli (sede italiana del Jesuit refugee service, Jrs) che si occupa di richiedenti asilo e rifugiati attraverso servizi di prima e seconda accoglienza a Roma e nelle altre 7 sedi territoriali: Bologna, Catania, Grumo Nevano (Napoli), Padova, Palermo, Trento, Vicenza. «So che l’Armenia, la mia terra d’origine, l’Ucraina, il Paese dove sono cresciuta, e l’Italia, il luogo in cui ho trovato rifugio, fanno parte di me. Tre Paesi, tre identità diverse. Ognuno di questi mi ha lasciato un segno», ha concluso Khanum. A sostenere il suo percorso di inclusione tanti operatori e non solo: «Possiamo contare su una rete di oltre 800 volontari in tutta Italia», ha evidenziato padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. Che, con la voce rotta dalla commozione, ha voluto ringraziare «tutte le rifugiate e i rifugiati, in particolare ricordando tutti i minori: la metà degli oltre 120 milioni di migranti forzati. Lo vorrei fare ricordando due bambini fragili che hanno intercettato la traiettoria del Centro Astalli nel 2024: uno che, pur con la sua grave disabilità, è stato trattenuto nei centri di detenzione in Libia con la sua mamma, e un neonato anche lui con una malattia genetica grave, il cui padre rifugiato sta vegliando ora in ospedale».

Un lavoro incessante in tempi complessi

Ai servizi del Centro Astalli si sono rivolte lo scorso anno circa 11 mila persone a Roma e altre 13 mila nelle altre sedi. La mensa romana ha distribuito 65.581 pasti (42mila in convenzione con Roma Capitale) a più 2.500 persone; il presidio sanitario di via degli Astalli ha fornito quasi 10 mila farmaci da banco grazie alla collaborazione con il Banco Farmaceutico e con tante farmacie di Roma. Inoltre al Sa.Mi.Fo, Centro di riferimento nel Lazio per la salute del migrante forzato, frutto della quasi ventennale collaborazione con la Asl Roma 1, sono state effettuate oltre 10 mila visite mediche e garantita l’assistenza sanitaria. «Solo a Roma 900 persone hanno avuto accesso allo sportello di orientamento lavorativo, oltre 1.100 quelle che hanno ricevuto un accompagnamento sociale», ha ricordato il gesuita. Un lavoro incessante che avviene in «tempi complicati, con deportazioni in catene a favore di telecamere», ha osservato Annalisa Cuzzocrea, giornalista de La Repubblica, mentre il cardinale vicario della diocesi di Roma Baldassare Reina ha citato «la malattia del gommone, che spesso porta alla morte tanti migranti»: il contatto continuo della pelle con la commistione di acqua di mare e carburante comporta piaghe profonde e ustioni chimiche gravissime. Il Rapporto evidenzia anche le precarie condizioni psicologiche di chi arriva in cerca di rifugio nel nostro Paese: «Nel 2024 tra le 227 persone ospitate nei centri, nelle case famiglia e nei cohousing a Roma, si è riscontrato un incremento nel numero di accolti con disabilità, disagio mentale, dipendenze e storie di violenza. In aumento anche la presenza di persone Lgbtqia+».

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Una nuova rotta di umanità. Papa Francesco ai rifugiati, la raccolta dei discorsi di Papa Francesco rivolti ai rifugiati del Centro Astalli e del Jesuit refugee service, in occasione dei suoi 10 anni di pontificato.

Nodi da sciogliere

«I ricongiungimenti familiari sono spesso rimandati o scoraggiati a causa dell’alto costo richiesto per sostenere il test del Dna per ciascun minore». Inoltre «lo stigma criminalizzante che accompagna i migranti nel discorso pubblico non facilita la loro integrazione abitativa. Il mancato accesso al mercato della casa finisce per costringere le persone a situazioni di disagio abitativo estremo, come la convivenza forzata o la vita per strada. Il fenomeno degli affitti brevi a fini turistici, specialmente nelle grandi città, negli ultimi anni ha rappresentato un potenziale elemento di aggravamento del disagio abitativo delle fasce di popolazione più deboli, tra cui rientrano anche i migranti forzati». Infine il Rapporto denuncia a chiare lettere: «Le politiche migratorie e gli atteggiamenti prevalenti verso i migranti, sia in Italia che in Europa, hanno determinato una progressiva esclusione dei richiedenti asilo e dei rifugiati dall’esercizio di diritti fondamentali. Le politiche messe in atto, tra azioni dirette e omissioni silenziose e quotidiane, hanno contribuito a privarli di diritti e protezione, relegandoli a una condizione di subalternità e, in molti casi, di vera e propria inferiorità sociale, causando nei casi più gravi la caduta delle persone nell’irregolarità, mentre l’inclusione dei rifugiati rappresenterebbe invece un’opportunità di crescita per l’intera società».

 

CENTRO ASTALLI: CONTINUEREMO AL FIANCO DEI RIFUGIATI, SEGUENDO L’ESEMPIO DI FRANCESCO

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