
CERVETERI, ASSOCIAZIONE DAMIANO CASALI: COSTRUIAMO PERCHÉ I RAGAZZI POSSANO STARE INSIEME
Mathieu Fileccia ricorda Damiano Casali, che circa un anno fa si è tolto la vita a 19 anni, e racconta dell’associazione che prende il suo nome, nata per dare ai ragazzi luoghi di socialità. «Nello spazio assegnatoci dall’amministrazione di Cerveteri nascerà un centro giovanile con tante attività gratuite»
19 Febbraio 2025
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Nel 2023, oltre 7mila persone hanno chiesto aiuto a Telefono Amico Italia per pensieri suicidari. Togliersi la vita è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni.
Dopo la morte di Damiano «capimmo che dovevamo fare qualcosa, che dovevamo creare un luogo per stare insieme. Mancano luoghi, in cui stare bene ma anche stare male». A parlare è Mathieu Fileccia, tra i fondatori dell’Associazione Damiano Casali, creata dopo la morte del ragazzo da cui prende il nome, che si è suicidato, all’età di 19 anni, a Cerveteri.
Com’è nata l’associazione Damiano Casali?
«È nata circa un anno fa, l’abbiamo fondata noi fratelli e gli amici di Damiano. Il 9 novembre 2023, nostro fratello Damiano, uno dei gemelli (l’altro è Dario), si è suicidato. Eravamo quattro fratelli, io e Roberto che siamo più grandi (abbiamo 34 e 30 anni), e Dario e Damiano, che nostra madre ha avuto con un altro marito. Damiano si è gettato, all’età di 19 anni, dalla torre del Belvedere, a Cerveteri. È un punto alto, è successo di giorno. Quel luogo è un po’ critico, lui non è stato il primo a fare questo gesto. Abbiamo anche cercato di fare pressione affinché sia messo in sicurezza, con delle reti, magari può essere un deterrente. Il giorno del funerale, il prete ha detto che, qui a Cerveteri, mancano dei punti di riferimento, dei posti culturali, dei “luoghi per essere”. È vero. Qui, come in tanti posti, non ci sono luoghi per essere e stare insieme, in cui stare bene ma anche stare male. Servono anche i posti per stare male. Io ci ripensai, alle parole del prete. Non c’è offerta di posti per questa gioventù fragile, fragilissima».

Avete trasformato un grande dolore in ricchezza per il territorio…
«Dopo i primi momenti di forte dolore, di shock, di crisi familiare e personale, capii che bisognava fare qualcosa, che dovevamo creare un luogo. Cominciai a parlarne con Roberto e con gli amici di Damiano e Dario, appoggiarono tutti la mia idea. Era in qualche modo una reazione davanti alla tragedia. Dopo un dolore grande come il nostro si hanno due scelte. O ti lasci trasportare dagli eventi e pensi che la vita è cattiva, ti chiudi in te stesso e diventi anche tu cattivo, oppure reagisci pensando che la ferita può essere anche una feritoia, cioè può essere quello squarcio nella parete da cui entra la luce. Abbiamo deciso di reagire e trasformare questo dolore in una feritoia, in questa ferita vogliamo che ci arrivi la luce. Abbiamo deciso di chiamare l’associazione Damiano Casali, come nostro fratello».
In quali progetti siete impegnati?
«Abbiamo cominciato a fare delle assemblee con l’amministrazione e con la cittadinanza, e chiedevamo uno spazio. L’amministrazione ci ha offerto un parco, all’inizio di Cerveteri, molto bello, con uno spazio verde grandissimo, dove c’è già una struttura. È uno spazio abbandonato che è stato assegnato a noi ragazzi, dove nascerà un centro giovani. Abbiamo un po’ girato, per farci ispirare, per prendere spunti da altre realtà, ci è piaciuto molto un progetto culturale ad Anguillara, fatto da ragazzi, abbiamo pensato di fare una cosa simile. La nostra associazione, per ora, è formata dal direttivo e da persone che ruotano attorno all’associazione. Vogliamo offrire delle attività gratuite e, soprattutto, un luogo di ritrovo per tanti ragazzi. L’associazione è una “scusa” per fare socialità, la vita è soprattutto fatta di incontri, di relazioni. Penso che con un luogo del genere, un ragazzo che potrebbe essere come era mio fratello, magari invece di stare a casa quel giorno, in preda ai suoi pensieri, solo, potrebbe trovare qualcuno che gli dice una parola diversa, che ha uno sguardo diverso…».

Cosa è scattato dopo il suicidio di Damiano?
«La storia di Damiano ha mostrato in maniera chiara un disagio forte, un malessere che c’è, in questo periodo storico, nei ragazzi giovanissimi, più fragili che mai rispetto a generazioni passate. Questi ragazzi hanno bisogno di luoghi di socialità, soprattutto in posti di provincia, dove c’è proprio il vuoto sociale e culturale. Incontrarci e essere in relazione con chi sta seguendo il progetto dell’associazione è terapeutico per tutti. Impegnarsi in un’idea e portarla avanti è importante per noi familiari e per gli amici più stretti di Damiano. Tanti ragazzi vengono con interesse a lavorare, tutti insieme, con impegno, motivazione, si vede che sono toccati da una bella energia. Abbiamo iniziato proprio come principianti, senza esperienza nel Terzo settore. Ma se ci si mette in movimento, se si aprono le porte, qualcuno entra. Infatti ora stiamo puntando molto sulla collaborazione e sulla cooperazione con tante altre forze, stiamo creando una rete anche con altre associazioni».
Foto dalla pagina FB dell’Associazione Damiano Casali
