CHIUDIAMO INTERNET? NO, MEGLIO DARGLI UNA REGOLATA
Nel suo provocatorio pamphlet, Christian Rocca denuncia i "danni" di Internet alla democrazia e propone di regolarlo davvero
14 Giugno 2019
Il titolo è provocatorio e, se preso alla lettera, dovrebbe essere irritante per tutti quei gruppi sociali, minoranze, associazioni che in Internet hanno trovato uno spazio per costruire reti, far conoscere le proprie cause, prendere la parola. Ma Chiudete internet. Una modesta proposta, il titolo del libro di Christian Rocca, non va preso alla lettera: la Grande Rete non va chiusa, e la proposta dell’autore non è per niente modesta.
LA RAGIONE E LA PANCIA. Anche Rocca riconosce che Internet «è la più grande innovazione della nostra epoca, la sua evoluzione è il prodotto dell’etica libertaria degli anni sessanta e dello spirito del capitalismo delle origini.» Il problema è che, se nelle intenzioni dei suoi fondatori doveva essere spazio libertà e strumento di partecipazione, si è ormai rovesciato nel suo contrario: e cioè in uno spazio che ci imprigiona in camere dell’eco in cui “vediamo” solo chi la pensa come noi e in cui veniamo facilmente manipolati e sfruttati.
Tutti possiamo vedere come Internet, e in particolare i social network, abbiano la capacità di tirare fuori il peggio di noi, scatenando hate speech e aumentando il rancore – che già ce ne sarebbe abbastanza, al di fuori del web. E, mentre ci illudiamo di avere gratuitamente a disposizione conoscenza, informazione e intrattenimento, regaliamo i nostri dati a mega aziende che li useranno per profitto e per propaganda politica, come è successo nel caso della Brexit, dell’elezione di Trump, del conflitto provocato dalla Russia in Ucraina.
Così noi cittadini, sopraffatti dall’abbondanza della comunicazione e accecati dal populismo, sembriamo perdere ogni giorno di più la capacità di informarci: riconoscendo le fonti e la loro attendibilità, distinguendo tra il racconto dei fatti e i messaggi emozionali, che non si confrontano con i dati e con la realtà. Abdicando la ragione per lasciare la vittoria alla “pancia”. E non può che essere così, se la conoscenza viene messa alla gogna e gli esperti relegati a “casta”, coerentemente con il messaggio del populismo, cioè «quello di non impegnarsi e di unirsi alla lotta del popolo contro i privilegiati». Accompagnato dalla pretesa che non esistano più verità e falsità, ma “fatti alternativi“, secondo l’ormai proverbiale definizione data niente meno che dalla casa Bianca
LA DITTATURA DELL’ALGORITMO. Insomma, Internet non ha cambiato solo la nostra vita quotidiana, nel bene e nel male, ma anche quella pubblica. «La dittatura dell’algoritmo, la trasformazione dell’utente in prodotto, anzi in cavia da spingere a comportarsi in un determinato ruolo, assieme allo smembramento dei corpi intermedi della società, hanno indebolito il discorso pubblico dell’occidente e il risultato è la crisi della democrazia rappresentativa e liberale». Ampiamente cavalcata dai vecchi e nuovi populismi: basti pensare alla strategia di Putin che – convinto che «se la Russia non può diventare come l’Occidente, allora bisogna che l’Occidente si trasformi in una specie di Russia» – ha scatenato un’offensiva contro la democrazia rappresentativa, i diritti civili, l’Europa, gli Usa, la Nato, a suon di cyber attacks, fake news e tutti gli strumenti di propaganda che Internet può offrire. O al comportamento di Trump, che delegittima istituzioni e corpi intermedi nella ricerca spasmodica del consenso su Twitter.
UN NUOVO CODICE DI INTERNET. Dunque, dobbiamo dire chiudete internet? No, la proposta di Christian Rocca non è così rozza: si tratta però di regolarlo, con decisione anche. La domanda allora è: si può reagire a tutto questo, salvando – e magari potenziando – ciò che di positivo le nuove tecnologie possono portare alle nostre vite?
Sì, risponde Rocca, ma serve una nuova generazione di decisori pubblici che scrivano un nuovo Codice di Internet, pretendendo che le piattaforme si assumano le proprie responsabilità. L’Europa sta provando a reagire, ad esempio con il Gdpr (il regolamento sulla protezione dei dati) e con la direttiva sul copyright, con i tentativi di far pagare le tasse alle grandi aziende della comunicazione.
Internet non può essere controllato da pochi big: deve essere decentrato, deve essere sotto il controllo di tutti. E poi «il modello di business dei social network va cambiato; la gratuità va respinta; Internet va regolamentato; il web va decentralizzato, i monopoli vanno smontati, come sono state smantellate le concentrazioni delle ferrovie, dell’energia, delle telecomunicazioni e dei servizi finanziari». E tutti debbono collaborare per ottene questi risultati: politici, programmatori, intellettuali. E anche i cittadini.
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Christian Rocca
Chiudete Internet. Una modesta proposta
Marsilio 2019
pp. 144, € 12,00
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