CINEMA AMERICA: I GIOVANI PORTANO IL CINEMA IN PIAZZA, NONOSTANTE TUTTO
È all'associazione che si deve la terza edizione del Festival del cinema di Trastevere. Nonostante la burocrazia e un gruppetto di cittadini
26 Giugno 2017
Sono 180 i metri che separano lo storico Cinema America di Roma, chiuso nel 1999, e piazza San Cosimato, luogo in cui si sta svolgendo la terza edizione del “Festival del cinema di Trastevere”, con 60 giorni di proiezioni all’aperto dal 1 giugno al 1 agosto.
Pochi passi in una lunga storia fatta di attivismo e cittadinanza: «organizzare questo grande evento, a pochi metri da un cinema che è stato chiuso, ci sembrava un modo di proteggere la nostra battaglia», ci ha raccontato Giulia Flor Buraschi, 18 anni solo sulla carta d’identità. Una battaglia per la cultura, che 200 ragazzi e ragazze portano avanti da quando, il 13 novembre 2012, hanno deciso di occupare il cinema America di via Agostino Bertani, chiuso da 13 anni e prossimo alla demolizione per far posto all’ennesimo palazzo.
Le difficoltà con il Comune
Con quel gesto il Cinema America è stato salvato, ma è ancora chiuso e impolverato dopo lo sgombero avvenuto nel 2014. A pochi passi, ogni sera, ci sono però le immagini e i suoni della settima arte: Verzì, Bertolucci, Argento, Antonioni, Genovese, Visconti solo per rimanere ai grandi registi del cinema italiano, e poi i capolavori internazionali di Kubrick, Lynch, Disney, Polanski e Hooper.
Ce n’è per tutti i gusti: il cinema d’autore, le commedie, i documentari (con il premio “Di Castro” per gli autori emergenti under 40), i cartoni e gli horror.
Eppure quest’anno il Festival ha rischiato seriamente di non partire. Ventidue residenti (su 1673 nuclei abitativi solo attorno alla piazza) hanno chiesto a Roma Capitale di bloccare le proiezioni a qualche giorno dal via, per “evidenti problemi di igiene, sicurezza, ordine pubblico e pulizia”, oltre ad un inquinamento acustico per il volume troppo alto dei film. «Dopo una riunione al Gabinetto del Sindaco, il Comune, che aveva dato il suo patrocinio, non ha autorizzato la piazza per i 60 giorni che servivano. Ci ha salvati Sabrina Alfonsi, presidente del I municipio, che si è presa la responsabilità» ha spiegato la ragazza.
La nascita di Piccolo Cinema America
Ma facciamo un passo indietro e torniamo al 2012. Il Cinema America (realizzato nel 1956) stava per essere demolito dalla Progetto uno srl e un gruppo di 200 giovani tra i 14 e i 25 anni si sono messi di traverso. Molti di loro, quel cinema, l’avevano visto sempre chiuso fin da bambini, «ma essere cittadini attivi», ci ricorda Giulia, «a volte vuol dire anche conservare una memoria storica che qualcuno ti ha tramandato».
Così ecco l’occupazione che va avanti dal novembre 2012 al 3 settembre 2014, data in cui viene fatto lo sgombero da parte delle forze dell’ordine. «In quel momento decidiamo che il modo migliore per rispondere era diventare legali». Nasce l’associazione “Piccolo Cinema America”, che prende in comodato d’uso il Piccolo Forno (locale adiacente al cinema) e inizia a sperimentare con delle proiezioni quotidiane.
I ragazzi intanto crescono e puntano in grande: c’è un bando per la sala Troisi di via Induno, altro storico spazio culturale dismesso. Loro partecipano e vincono, sognando di spezzare altre catene e togliere nuovi lucchetti. Ma c’è un problema: «La sala messa a bando non era la stessa che ci hanno consegnato», ricorda Giulia. «Ci siamo ritrovati con uno spazio per il quale non c’erano le carte e le licenze necessarie per la riapertura».
È nato così un progetto di raccolta fondi, perché la sala va rimessa a norma e vanno fatti importanti lavori di ristrutturazione: oltre alla sala, l’associazione vorrebbe una biblioteca, un’aula studio e dei laboratori di teatro. «Dovrà essere un contenitore di idee aperto 24 ore su 24. Ora non siamo più un gruppo di ragazzi che fanno le proiezioni sui muri e sui monumenti, ora siamo diventati grandi».
I sogni e i pugni
Il Festival, che da tre anni a questa parte fa rivivere piazza San Cosimato e la rende meta delle serate estive gettonatissima da romani e non, è l’esempio migliore di questa crescita del collettivo. È un’idea che nasce quando i ragazzi lasciano il piccolo Forno e iniziano l’altra battaglia per la sala Troisi: andava trovato un luogo in cui continuare a proiettare. L’intuizione è tutta in una sorta di filo rosso che collega le generazioni, perché sono stati i genitori di quei 200 ragazzi ad indicare la via: “Ai tempi nostri si facevano le proiezioni all’aperto, perché non provate pure voi?” «Così abbiamo deciso di scommetterci, anche perché siamo partiti dal Cinema America e nonostante tutta la strada che abbiamo fatto eravamo ancora lì a pochi metri. Avevamo lo spazio giusto sotto ai nostri occhi».
La piazza come luogo simbolico, per un gruppo di sognatori. Quelli del cinema America li riconosci facilmente, per la luce che hanno negli occhi quando raccontano la loro storia e per una maglia amaranto con la scritta gialla: “Cinema America occupato”. Purtroppo li hanno riconosciuti anche sei ragazzi, appartenenti a movimenti politici di estrema destra, che una sera hanno aggredito uno dei volontari, un 18enne che frequenta il liceo Cavour di Roma, semplicemente per la t-shirt che indossava. Questa roba del cinema è cosa di zecche e comunisti, avranno pensato. Dopo averlo picchiato, prima di lasciarlo a terra, si sono portati via la maglietta come fosse un trofeo. Non era uno dei fedelissimi di “Piccolo Cinema America”, ma «qualche volta è venuto a dare una mano in piazza e quindi è uno dei nostri a tutti gli effetti», ha dichiarato Giulia. «Lui ha fatto denuncia e gli daremo supporto legale».
Non è la prima volta che si verificano aggressioni. Durante il periodo dell’occupazione del cinema ce ne sono state altre, da parte di ragazzi affiliati a Casapound. Tra mille difficoltà burocratiche, istituzioni che voltano le spalle e minacce varie, questi ragazzi e ragazze resistono e mettono radici. Anche perché questo cinema sotto le stelle, nel cuore di Roma, piace davvero e a confermarlo sono le 500 persone che ogni sera si godono lo spettacolo.