LUCI SOFFUSE E LIBERTÀ DI MOVIMENTO: QUANDO LA SALA È A MISURA DI AUTISMO

Con pochi accorgimenti è possibile permettere anche a chi ha disabilità intellettive di godere del cinema

di Redazione

Cinema e autismo: esperienze positive aprono nuove prospettive. L’articolo è tratto da Redattore Sociale.

Luci soffuse, volumi attenuati, libertà di movimento e la possibilità di portare il cibo da casa e di mangiarlo in sala durante la proiezione. Sono questi i pochi e semplici accorgimenti che rendono un cinema a misura di autistico. Si chiama friendly autism screening ed è stato sperimentato con successo già all’estero.

In Italia, invece, è ancora poco conosciuto, ma qualcosa si sta muovendo. Come a Parma, dove nei primi mesi dell’anno si è tenuta “Schermo in blu”, rassegna organizzata da Comune, Centro per l’autismo della Ausl e Solares Fondazione delle Arti. Se ne parla nel numero di dicembre del magazine SuperAbile Inail.

«Il progetto nasce dall’idea di una famiglia che aveva assistito a un film a Londra con le tecniche del friendly autism screening», spiega Marta Godio, responsabile del Centro dell’Ausl per la diagnosi, la cura e lo studio dei disturbi della comunicazione e della socializzazione. «Su Internet abbiamo trovato esperienze a Torino e a Roma, così abbiamo deciso di dare vita a questa iniziativa, con una prima giornata nel 2014, altre proiezioni nel 2015 e infine una rassegna da gennaio a maggio di quest’anno presso il cinema Edison, una sala aperta al pubblico».

Cinema e autismo: le prime esperienze

L’iniziativa non è costosa, spiega Godio: «Le spese da parte dei servizi riguardavano la pellicola e la promozione , mentre il costo del biglietto era di cinque euro e gratis per le persone con autismo. Dove non siamo arrivati a coprire le spese in questo modo, ci abbiamo pensato noi, ma è successo solo in un paio di occasioni». Per il resto, le regole da seguire non hanno costi aggiuntivi.

cinema e autismo
Anga Lazio, con Film studio, ha organizzato una rassegna per ragazzi con autismo

«La cosa principale è capire quali possano essere gli elementi di disturbo per i nostri ragazzi», riferisce Stefania Stellino, presidente Angsa Lazio, Associazione nazionale genitori soggetti autistici. «Parlo di disabilità intellettiva, non solo di autismo. Una iperacusia, per esempio, comporta che l’audio non debba essere al massimo e le tonalità alte debbano essere più ovattate».

La presenza dei servizi pubblici nell’organizzazione di questi eventi non è la prassi. Altrove sono le associazioni a farsi carico di tutto e non sempre si riescono a ripetere le esperienze. Come è accaduto a Roma, dove l’Angsa ha organizzato una rassegna grazie all’aiuto del regista Stefano Pierpaoli e di una storica sala d’essai, la Filmstudio, ma non è ancora riuscita a fare il bis. «Abbiamo cominciato due anni fa, fino a maggio del 2015», riassume Stellino. «È stata la prima esperienza di questo genere nella Capitale e ha visto una partecipazione di circa 20 famiglie. L’avremmo voluta ripetere, ma le offerte che abbiamo ricevuto erano senza alcun valore inclusivo».

A Parma è andata meglio. Il cinema Edison ha messo a disposizione la sala il sabato pomeriggio alle 16 e già si pensa a una nuova rassegna per il 2017.

LUCI SOFFUSE E LIBERTÀ DI MOVIMENTO: QUANDO LA SALA È A MISURA DI AUTISMO

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