50 ANNI DI OBIEZIONE DI COSCIENZA PER LA PACE A ROMA E NEL LAZIO
Il 16 maggio scorso, la rete Le vie della Nonviolenza ha organizzato, all’interno della Mostra Roma Periurbana, un incontro con esperti di Servizio Civile e giovani volontari per riflettere sul ruolo del Servizio Civile Universale oggi
29 Maggio 2023
Prima del 1972, per coloro che si rifiutavano di svolgere il servizio militare era previsto il carcere; e se fino agli anni ’60 il numero degli obiettori rimase esiguo, dal ’68 in poi aumentarono a tal punto che il governo dell’epoca dovette varare una nuova legge. Con la legge n. 772 del 15 dicembre ’72 venne introdotta l’obiezione di coscienza contro il servizio militare di leva per motivi morali, religiosi e filosofici. La legge 772, però, ancora non considerava l’obiezione di coscienza come un diritto e, per arrivare al Servizio Civile come lo conosciamo oggi, bisognerà attendere altri 26 anni. Il numero di obiettori di coscienza, nel frattempo, era passato dai 16mila del 1990 ai 70mila del 1998, anno in cui viene approvata la legge 230 che sancisce il pieno riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza. Molte delle tappe fondamentali del lungo percorso che ha portato all’istituzione del Servizio Civile sono avvenute a Roma. Rossano Salvatore di CESC Project, ha ricordato in occasione dell’incontro 50 Anni di Obiezione per la Pace a Roma e nel Lazio quando «nel febbraio del ’92 è avvenuta la grande obiezione collettiva presso la sede del partito radicale a Torre Argentina, il primo vero atto politico. Questa città ha visto sia momenti eclatanti, sia il lavoro silenzioso e quotidiano prima degli obiettori di coscienza e poi dei giovani del Servizio Civile, impegnati nelle forme di marginalità».
Le vie della nonviolenza
L’incontro tenutosi il 16 maggio si è svolto all’interno della mostra Roma Periurbana, un evento che celebra Roma in quanto Comune agricolo più grande d’Europa. Un aspetto della città che può assumere una centralità strategica perché capace di integrare diversi ambiti: come la vivibilità urbana, la qualità alimentare, la difesa del suolo e dell’ambiente, la creazione di lavoro qualificato, l’accoglienza degli immigrati, la solidarietà, l’integrazione sociale e così via. Ed è noto che senza sviluppo sostenibile e senza diritti sociali non è possibile la pace. «L’obiettivo di questo incontro», ha spiegato Lucia Santangelo di CESC Project, «era quello di mettere insieme le persone che, pur venendo da esperienze diverse, individualmente e quotidianamente, si impegnano contro le ingiustizie». Durante l’incontro si è parlato di vie della nonviolenza, al plurale, proprio perché le esperienze di pace si ritrovano in diversi ambiti: «nelle esperienze di agricoltura sociale, nelle esperienze di educazione popolare, nella lotta per la casa». Tutti temi collegati tra di loro, che costituiscono e possono costruire una società pacifica e nonviolenta.
Obiezione di coscienza: i giovani di ieri e di oggi
Temi che sembrano però molto lontani dai giovani, come ha sottolineato Andrea Guerrizio di Caritas. «Quando oggi mi capita di entrare in una scuola e di chiedere il significato di obiezione di coscienza, gli studenti, quando non fanno scena muta, mi rispondono riferendosi alla legge sull’obiezione all’aborto dei medici. Ricordo però un caso in cui uno studente del quarto anno di liceo è intervenuto dicendo che c’è una differenza sostanziale tra l’obiezione dei medici, che agisce sulle scelte di qualcun altro e l’obiezione di coscienza verso il servizio militare, che veniva pagata in prima persona con il carcere. L’intervento di questo ragazzo mi ha fatto riflettere sulla necessità di ragionare su come far tornare questi discorsi attuali, specialmente oggi: da quando è scoppiata la guerra un anno fa siamo passati dall’essere ignorati a colpevoli».
Anche per Claudia Lamonaca di Archivio Disarmo la consapevolezza dei giovani riguardo la pace e la difesa non armata è molto bassa: «giorni fa stavamo studiando il fenomeno della partecipazione giovanile sui temi della pace, del disarmo e della nonviolenza, e c’è veramente poca partecipazione giovanile, anche nelle occasioni pubbliche. La pace non viene avvertita come un valore in cui impegnarsi. L’ambiente invece scatena molto di più il coinvolgimento giovanile, forse perché sentono di poter fare effettivamente qualcosa di pratico. Resto però dell’idea che possiamo ritenerci soddisfatti quando riusciamo a far crescere i valori che l’esperienza del Servizio Civile porta con sé, al di là del futuro che i giovani volontari sceglieranno».
Una volta volontari, per sempre volontari
Chi fa il Servizio Civile rimane volontario sempre. È questo il pensiero di Francesca Baccelliere, formatrice Servizio Civile Nazionale. «Magari all’inizio la scelta di affrontare questo percorso è inconsapevole, ma poi i ragazzi capiscono da che parte vogliono stare. Esiste certamente un’evoluzione rispetto al passato, delle motivazioni e del modo in cui si arriva a scegliere il Servizio Civile, ma io sono ottimista, perché col passare dei mesi, e grazie alla formazione che ricevono, i ragazzi acquisiscono sempre più consapevolezza del loro ruolo. Questa evoluzione è presente anche all’interno degli enti che accolgono i ragazzi che sono sempre più coscienti del loro grande ruolo educativo». L’incontro è stato moderato da Claudio Tosi, referente Servizio Civile SV Lazio e hanno preso parte, tra gli altri, Matteo Amati, portavoce di Roma Agricola e obiettore di coscienza storico, e i ragazzi del Servizio Civile degli enti promotori della rete Le Vie della Nonviolenza, di cui fanno parte Acque Correnti, Anci Lazio, Archivio Disarmo, Caritas Roma, CESC Project, CSV Lazio, Gondwana, Movimento Nonviolento e UILDM Lazio ONLUS.