CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA: I DATI E I TEMI
22.500 i contributi dei cittadini sulla piattaforma della COFOE. Clima, transizione ecologica, digitalizzazione i temi più sentiti
11 Novembre 2021
«Abbiamo bisogno di ascoltare i nostri cittadini, incluso quale forma vogliono dare al ruolo dell’Unione europea come attore globale. La Conferenza sul Futuro dell’Europa (COFOE)ha esattamente come obiettivo di ascoltare i nostri cittadini e preparare le riforme». Queste le parole di Josep Borrell, Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, in occasione del Panel dei cittadini su “l’Unione europea nel mondo/Migrazione”, tenutosi a Strasburgo il 15-17 ottobre scorsi.
La struttura organizzativa della COFOE si basa su due assi principali: il primo consiste in una Piattaforma digitale multilingue, il secondo in 4 Panel europei. Nella Piattaforma si possono inserire i contributi di ciascun cittadino, singolo o in forma associata, nella propria lingua (ricordiamo che le lingue parlate in Europa sono 24). Questi contributi vengono poi sintetizzati (per evitare ripetizioni) e riportati nei 4 Panel europei dove si incontrano in presenza o sempre on line circa 200 cittadini per ogni panel, rispondenti a provenienza geografica, età, sesso. Un terzo ha meno di 25 anni.
I dati e i temi
Iniziamo col dare qualche dato sulla partecipazione virtuale che si svolge attraverso la Piattaforma digitale multilingue della COFOE (futureu.europa.eu), uno dei due strumenti per far sentire la propria voce: il dibattito sulla Conferenza iniziato a maggio di quest’anno, fino a settembre, ha visto oltre 22.500 contributi, distribuiti in 7.115 idee, 13.304 commenti e 2.079 eventi sparsi in tutta Europa. Sono tanti? Sono pochi? Non possiamo giudicare. Sicuramente chi partecipa “sente” molto i temi che sono dibattuti, dal cambiamento climatico, alla transizione ecologica, alla digitalizzazione. Temi che al momento stanno creando più disagi che soluzioni, perché i loro benefici si vedranno nel lungo periodo.
La transizione ecologica prevede l’abbandono delle materie prime di origine fossile in favore di una energia pulita e sostenibile, ma anche in questo caso i tempi per il suo raggiungimento sono lunghi e al momento riusciamo a vedere solo gli aumenti dei carburanti. Ma poi sarà sufficiente abbandonare il petrolio e i suoi derivati per soddisfare i bisogni energetici di miliardi di persone?
Gli interventi globali sulle cause che hanno generato il cambiamento climatico devono avere prima di tutto l’accordo dei Paesi che maggiormente sono alla base dei disastri ambientali di oggi: Cina, India, Usa, Russia, Brasile. 2050, 2060, 2070 non sono numeri dati a caso, ma gli anni in cui forse si riuscirà ad ottenere un aumento della temperatura inferiore a 1,5 gradi. Questo consenso non è stato raggiunto, né durante il G20, né durante la Cop26.
Il tema del cambiamento climatico è comunque tra i più sentiti, sia per i recenti eventi internazionali come il G20, appena conclusosi a Roma (30 e 31 ottobre); sia per la Cop26 sull’ambiente svoltasi a Glasgow; ma anche o forse grazie al movimento Fridays for Future, che da circa tre anni ha per protagonisti giovani e giovanissimi ed è stato iniziato dalla svedese Greta Thunberg quando aveva appena 15 anni (oggi ne ha 18), che ha coinvolto tanti giovani come lei nel mondo.
La democrazia e i migranti
L’altro tema che ha visto il maggior numero di proposte è quello sulla Democrazia europea: anche questo riteniamo sia frutto di quanto accade in Europa e verso il quale i giovani, in particolare gli “erasmiani”, sono particolarmente sensibili. Di certo la Democrazia in Europa non è ancora a rischio, ma quanto accade in alcuni Paesi come Polonia, Ungheria, Slovacchia deve far riflettere, non solo i governanti, ma anche noi cittadini. In questi Stati membri, dove è stato accettato “l’acquis comunitario” al momento della richiesta di entrare nell’Unione, sono in atto misure politiche discutibili per chi come noi è impegnato civilmente e socialmente a livello locale, nazionale ed europeo nella tutela e difesa dello Stato di diritto, della solidarietà, dell’inclusione sociale: disconoscimento della legge europea su quella nazionale e controllo della magistratura da parte dell’esecutivo (Polonia); progressivo smantellamento dei diritti civili per le persone LGBTIQ in violazione della Carta europea dei Diritti Fondamentali (Ungheria); limitazione della libertà di stampa (Slovacchia). Chi si occupa di inclusione sociale e solidarietà (internazionale e nazionale) aggiunge anche il trattamento contrario ai valori e principi europei nei confronti dei migranti, delle persone senza dimora, dei Rom.
Si obietterà: ma alla luce di quanto accade nel Mediterraneo, il problema dei migranti non è solo nella frontiera est dell’Europa; ancora non è risolta, infatti, l’accoglienza e distribuzione delle persone che arrivano via mare, soccorse dalle ONG. L’Unione europea è ondivaga in tema di migranti, perché tali sono le risposte esplicite e non degli Stati membri.
Anche a noi però viene da pensare e condividere quello che molti europei dicono: l’Europa non è un bancomat, è una opportunità sotto molti punti di vista; molti fondi infatti, in particolare quelli del Fondo Sociale Europeo e dei Fondi Strutturali sono stati (giustamente) trasferiti in quei Paesi di nuovo ingresso (dal 2000 in poi) che dovevano equilibrare le proprie condizioni sociali ed economiche ai paesi “storici” dell’Unione europea, tra cui anche l’Italia.
La digitalizzazione
Tra i temi della COFOE, anche quello della digitalizzazione, che dovrebbe favorire un accesso più agevole ai beni e servizi, al momento provoca stress in chi non è un nativo digitale: le piattaforme dove poter vedere le proprie situazioni economiche, previdenziali, tributarie non sono di facile frequentazione.
Resta il fatto che per sapere cosa accade “dentro” la Conferenza bisogna frequentare una Piattaforma, è necessario avere Internet, bisogna essere sempre connessi, perché dai Media generalisti (in primis TV e carta stampata) non si riescono ad avere informazioni né adeguate né sufficienti. Né è stato aperto un dibattitto pubblico che andasse oltre gli attivisti e i diretti interessati. Tutto accade online.
Negli anni abbiamo verificato che Internet è una grande opportunità per chi è in grado di gestire l’immensa mole di informazioni, ma sappiamo anche che non tutti i cittadini europei ne hanno un libero accesso; l’interconnessione riguarda chi ha competenze, capacità e disponibilità economiche e di tempo. Per tutti gli altri, che secondo noi rispondono ancora alla maggioranza degli europei, quanto viene discusso, condiviso e scambiato in questi mesi di vita della Conferenza rappresenta un “bla bla bla”, per dirla con Greta.