COLLASSO CLIMATICO E COVID: CONTRO LA CRISI SERVE UNA GIUSTIZIA ECOLOGICA
Che legame c'è tra collasso climatico e Covid? È uscito l'ebook tratto dall'incontro con Giuseppe De Marzo, nell'ambito del ciclo Futuro Prossimo
23 Novembre 2020
Esiste una correlazione tra collasso climatico, questione ambientale e crisi Covid 19?
Questa la domanda a cui si è cercato di dare una risposta ragionata ed articolata nel corso del quinto incontro online del ciclo di seminari Futuro Prossimo insieme a Giuseppe De Marzo, che – economista, attivista, scrittore – ha lavorato per molti anni con i movimenti sociali latinoamericani e che attualmente lavora con don Ciotti e coordina la Rete dei Numeri Pari. Ora è stato pubblicato l’ebook e si può scaricare, insieme gli altri materiali dell’incontro, a questo link.
Un incontro che ha preso le mosse dall’ultimo libro di De Marzo, “Radical choc, diritto alla salute, collasso climatico e biodiversità” (Castelvecchi Editore, collana “Nodi”, 2020).
Non siamo oggi di fronte ad un cambiamento climatico, ma ad un vero e proprio collasso, «quel momento», come De Marzo ha spiegato, «in cui i nostri apparati smettono di essere in grado di portare avanti l’equilibrio del nostro sistema ed entrano in una crisi che produce conseguenze. Siamo in un punto della storia in cui il collasso climatico ha conseguenze in termini economici, sociali e sanitari».
Collasso climatico che produce una catena di eventi che favorisce la diffusione di nuovi virus, soprattutto di natura animale. «Il collasso climatico», ha spiegato De Marzo, «produce la migrazione degli animali, prevalentemente selvatici, che non possono più vivere nei loro sistemi. Questi, migrando, portano con loro patogeni che si adattano al nuovo clima. Quando avviene lo spillover – quando, cioè, i patogeni fanno il salto di specie – l’impatto sul territorio diventa devastante». Dagli anni Settata, ha detto de Marzo, «sono stati mappati più di quaranta nuovi virus legati al collasso climatico, una media di uno all’anno».
Insomma, se il mondo è malato, noi esseri umani non possiamo essere sani, come De Marzo ha efficacemente sintetizzato. Ma come stiamo affrontando la situazione? «In termini di governance, non stiamo intervenendo sul collasso climatico, né sul contrasto alla riduzione delle biodiversità, nonostante gli accordi internazionali prevedano l’impegno di tutte le nazioni». «L’inquinamento però», ha precisato De Marzo, «non è causa diretta della diffusione di nuovi virus, così come la riduzione della biodiversità e il collasso climatico, quanto, piuttosto, un co-fattore che rende i virus più resistenti. Studi condotti dalle università di Cambridge, Harvard, Bari e Bologna hanno dimostrato come il particolato sia un cofattore che rafforza il virus. Basta pensare che siamo i primi in Europa, insieme alla Germania, per morti a causa dell’inquinamento. Da tali studi emerge che nelle zone come le Midlands inglesi, Londra e la Pianura Padana, l’incidenza del virus è maggiore a causa del particolato atmosferico». A settembre, ha ricordato De Marzo, Legambiente aveva diffuso un documento sulla qualità dell’aria nel nostro Paese, fotografando una situazione drammatica: su 97 città studiate 85 sono fuori legge. «Analisi di tipo scientifico che ci spiegano come la diffusione di nuove patologie e di nuovi virus sia causa diretta dello sviluppo insostenibile che ha provocato il collasso climatico e la riduzione della biodiversità».
Occorre una giustizia ecologica
Trovare una soluzione nell’immediato non basta, occorre, come lo stesso De Marzo ha sottolineato, avere un approccio di sistema: «le questioni sono collegate, non si può proseguire con lo stesso modello economico che ha prodotto la crisi, ci ritroveremo con un altro virus, o in piena recessione economica, o incapaci di sopravvivere». Perché allora giustizia ecologica?
«Nell’800 e nel ‘900, l’obiettivo generale era la giustizia sociale, la lotta a ingiustizie e disuguaglianze. Obiettivo che ha accomunato le grandi battaglie della storia. Ebbene, da economisti, ci siamo resi conto che, per garantire la giustizia sociale, è necessario arrivare prima alla giustizia ambientale, perché la giustizia sociale, da sola, non è sufficiente a garantire la migliore distribuzione delle risorse. L’Agenzia per lo Sviluppo delle Nazioni Unite, riunitasi a Cancun nel 2010 per la Conferenza sui cambiamenti climatici, ha chiaramente affermato che, per garantire la giustizia distributiva, dobbiamo garantire anche la giustizia ambientale, cioè l’accesso alle risorse per tutti: la giustizia distributiva, infatti, non si persegue soltanto distribuendo fondi, ma si realizza se vengono garantiti lo spazio bio-riproduttivo, l’accesso alle risorse e l’aria pulita».
Riconoscere l’interdipendenza che ci lega
La natura non produce scarti, ha ribadito De Marzo: «ogni entità vivente, essendo ponderata, ha diritto alla vita perché è utile allo sviluppo e al continuum dell’esistenza. Se la natura non produce rifiuti, noi abbiamo l’esigenza di istituzionalizzare una visione che metta insieme giustizia sociale, giustizia ambientale e giustizia ecologica e che, per la prima volta, si muova per la risoluzione della crisi». Per De Marzo abbandonare l’approccio antropocentrico e riconoscere la relazione di interdipendenza che ci lega vuol dire evitare l’estinzione di massa.
«La crisi arriva soprattutto perché pensiamo di dominare la vita, di decidere cosa sia inutile e cosa scartare; perché non ci fermiamo davanti a niente e non rispettiamo i limiti del pianeta. Ora c’è, finalmente, una battaglia economica e culturale per capire che dobbiamo mettere al centro la vita.
Questa crisi si è aperta con questi virus tremendi, che non sono i Coronavirus, ma il liberismo economico, il patriarcato, il colonialismo; un ordine innaturale delle cose che ci ha portato ad oggettivizzare la vita e che va cambiato. Abbiamo dichiarato guerra a nostra madre, Madre Terra. L’unica maniera che abbiamo per fare equità sociale è garantire la sostenibilità ecologica e, per farlo, dobbiamo imporre la giustizia ecologica e quindi il riconoscimento dei diritti della natura. Una gigantesca, straordinaria novità che ci darà la possibilità di uscire dalla crisi».
Giuseppe De Marzo è attivista, economista, giornalista e scrittore. Lavora da anni nelle reti sociali, nei movimenti italiani e in America Latina. Nel 2003 è tra i fondatori dell’Associazione A Sud, di cui da allora è portavoce. È stato relatore sui temi della globalizzazione finanziaria dell’economia, dei beni comuni e della democrazia partecipativa in numerosi forum internazionali. È attualmente responsabile nazionale delle politiche sociali di Libera e coordinatore nazionale della Rete dei Numeri pari.
Futuro Prossimo è una base prospettica di azione che CSV Lazio condivide e che è stata lanciata all’inizio del 2019 con un documento in cui davamo inizio – su tutto il territorio regionale – ad una visione del futuro. Da giugno scorso, Futuro Prossimo è divenuto un ciclo di incontri online, organizzato dal Centro Studi Ricerca e Documentazione del CSV Lazio, che favorisce un terreno di confronto con studiosi, ricercatori ed esperti sullo scenario che si sta aprendo nel periodo dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid. Da questi incontri online sono stati, di volta in volta, estrapolati instant book disponibili sul portale del CSV Lazio all’indirizzo www.volontariato.lazio.it, nella sezione Futuro Prossimo.
Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org