CONGEDO MESTRUALE: SE NE PARLA ANCORA POCO

Alla Rome Future Week si è parlato di congedo mestruale. Azzurra Rinaldi: «Quando ne parliamo fioccano le battute sui social. Eppure il 30% delle persone nei giorni delle mestruazioni soffre di dolori molto acuti. Un dato che non può essere ignorato, un tema di giustizia sociale ed economico»

di Ilaria Dioguardi

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«Non abbiamo mai parlato del congedo mestruale, questo è assurdo, è come non parlare del congedo per influenza», dice Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, co-founder e Cfo Equonomics, durante l’incontro Congedo Mestruale: benefici economici e sociali organizzato in occasione della Rome Future Week a Roma, presso Unitelma Sapienza. «Non ne abbiamo mai parlato perché il sistema produttivo e anche tutto il mercato del lavoro è stato fatto dagli uomini per gli uomini. Quindi non c’è proprio la concezione che il corpo di una donna funzioni diversamente. In realtà, ha degli impatti enormi, che noi fino adesso abbiamo sottostimato. E abbiamo sottostimato anche il dolore di chi diceva di stare male, nei giorni delle mestruazioni. Inoltre, in Italia quasi il 20% delle persone non può permettersi di acquistare prodotti mestruali come assorbenti, tamponi o coppette». Questo è uno dei dati di enCICLOpedia. Le cose che dovresti sapere sulla giustizia mestruale, il rapporto di WeWorld, realizzato insieme a Equonomics e Università La Sapienza, che affronta gli aspetti più importanti legati a salute, povertà e giustizia mestruale. enCICLOpedia contiene anche la prima indagine, in collaborazione con Ipsos, sulla povertà mestruale condotta in Italia su un campione rappresentativo della popolazione.

congedo mestruale
Un momento dell’incontro Congedo Mestruale: benefici economici e sociali organizzato in occasione della Rome Future Week a Roma.

I tabù da sfatare

«C’è un grande lavoro culturale da fare, intorno al tema. Perché non abbiamo parlato finora di congedo mestruale? Perché non parliamo di mestruazioni, così come non parliamo di menopausa. Tutto quello che è legato agli accadimenti normali del corpo di una donna non viene considerato. In medicina si è iniziato adesso a studiare la menopausa, ma è un fenomeno di cui le donne soffrono da sempre, questo è rilevatore del fatto che tutto ciò che riguarda le donne e il loro corpo o viene ignorato o viene vivisezionato, non c’è una sana via di mezzo», continua Rinaldi. «Quando parliamo di congedo mestruale fioccano sui social le battute mentre è un fenomeno che va trattato con la neutralità di un fenomeno fisico normale, così come puoi prendere il Covid, un raffreddore, puoi romperti un braccio, allo stesso modo con una regolarità che si può più o meno prevedere le donne per 30 anni circa della loro vita hanno le mestruazioni e per alcune è particolarmente doloroso». Il 30% delle persone soffre di un dolore acutissimo durante i giorni delle mestruazioni, «non può essere un dato che ignoriamo. È un tema di giustizia sociale, che non dice nessuno, ed è anche un tema economico. Gli studi ci dimostrano che il fatto di tenere le donne sul posto di lavoro anche quando stanno male, riduce la produttività per più tempo, è il motivo per cui esiste il congedo per malattia». Finora sono state fatte due proposte di legge sul congedo mestruale, «ma sono rimaste inascoltate, in nessuna dei casi era presente una proiezione economica. Questo tema riguarda le donne, la collettività, il mondo del lavoro. Alcune scuole stano introducendo il congedo mestruale per le studentesse».

Come il FemTech può aiutare la salute delle donne

«Uno degli slogan che adoro, utilizzato dall’app Clue per il monitoraggio del ciclo, è: “Non è nella tua testa, è nei tuoi dati». È una verità disarmante, finalmente stiamo mappando la nostra salute, abbiamo dei dati non solo nella relazione medico-paziente», afferma Valeria Leuti, founder di Tech4fem, associazione che si occupa di FemTech (Female Technologies) in Italia, nata da pochi mesi «il cui obiettivo è mettere a fattor comune tutte le realtà che si occupano di FemTech nel nostro Paese per aumentare la visibilità e gli investimenti in questo settore». Cos’è il FemTech? «Include tutto ciò che riguarda la salute e il benessere della donna a 360 gradi partendo da tre presupposti: di condizione e di patologie specifiche delle donne, o che colpiscono le donne in maniera diversa rispetto agli uomini oppure che colpiscono le donne in maniera spropositata rispetto agli uomini», prosegue Leuti. Come il FemTech può aiutare per tutto ciò che riguarda la giustizia mestruale e come colmare il divario di consapevolezza che le donne hanno sulla salute mestruale? Come portare tutto questo in azienda? «Molte startup italiane hanno una particolare connotazione legata al welfare aziendale, stanno cercando di portare il tema del congedo mestruale all’interno delle aziende tramite partnership». Alcune, ad esempio, si occupano di assorbenti sostenibili, realizzati con materiali non aggressivi: lo scopo non è quello di vendere gli assorbenti mestruali sostenibili ed ecologici ma di portarli in azienda. Tra il 45% e il 95% (il numero varia in base agli studi) delle donne soffre di dismenorrea, «il range è molto ampio perché le donne hanno la tendenza a normalizzare il dolore. Il 28% delle donne soffre di emicrania contro il 14% degli uomini, tra il 13 e il 25% è meno probabile che una donna riceva un antidolorifico al pronto soccorso se manifesta dolore. Tra tutte le reazioni avverse ai farmaci, il 60% delle persone che ne hanno avute e ne hanno sono di sesso femminile. Noi donne abbiamo molto più degli uomini interazione ai farmaci perché sono testati sul main standard, sugli uomini. Mentre l’healthcare in generale ignora le donne, il FemTech dà attenzione alle donne».

Giustizia mestruale nel mondo

«Il nostro approccio è quello di parlare di giustizia mestruale. Nei nostri interventi, forniamo i kit per il ciclo, con le specificità proprie dei vari Paesi del mondo. Ad esempio, in guerra non è che si ferma il ciclo mestruale, stiamo lavorando anche nella striscia di Gaza». A parlare è Anna Crescenti, esperta Wash (Water, Sanitation and Hygiene) WeWorld. «Sono palesi tabù e stereotipi legati al ciclo mestruale. Nel nostro studio enCICLOpedia emerge che 4 donne su 10 dichiarano di non sentirsi a proprio agio nella gestione delle mestruazioni. Sempre 4 su 10, all’arrivo del menarca, non avevano idea di cosa stesse succedendo al proprio corpo».

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