COPROGRAMMARE LE PRATICHE CULTURALI A ROMA?

Dopo un lungo periodo di quasi tre anni in partenza il processo di coprogrammazione al Dipartimento Politiche Culturali di Roma Capitale. Un percorso importante per la trasformazione delle politiche culturali della città

di Checco Galtieri

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Negli ultimi tre anni c’è stata una forte diffusione delle procedure di coprogrammazione e coprogettazione previste dall’art. 55 del Codice del Terzo Settore seppure concentrate sul terreno fertile delle pratiche e politiche sociali, a macchia di leopardo e in forme disordinate e non organiche. Nella società civile, più che nelle pratiche della PA, sta crescendo un interesse a contaminare le esperienze del “sociale” e del “culturale” consci che solo una risposta globale e arricchita possa interagire con successo alle nuove (ma non solo) esigenze dei territori, ai tanti disagi sempre più diffusi dopo l’era del Covid. Il mondo dell’associazionismo culturale sta scoprendo in ritardo l’importanza delle possibilità di intervento che questi due strumenti (coprogrammazione e coprogettazione) possono offrire. Durante l’emergenza Covid nel territorio della Regione Lazio e in quello della Capitale si sono costruite alleanze tra diversi soggetti per difendere il mondo dell’associazionismo.

Coprogrammare e coprogettare le politiche culturali a Roma

Una delle principali richieste di questo variegato mondo (Forum Terzo Settore Lazio, ARCI, Coordinamento Regionale Scuola d’Arte, Unione dei Teatri di Roma, Federazione Italiana degli Artisti e Forum Nazionale per l’Educazione Musicale) sotto la sigla di Roma Culture Diffuse agli allora candidati alla carica di Sindaco di Roma Capitale ed, in particolare, a colui che sarebbe diventato il responsabile della politica ed amministrazione capitolina è stata, fin dall’agosto del 2021, «la costruzione di tavoli di coprogrammazione e coprogettazione sulle politiche culturali». Roma infatti è una città forse unica in Europa per ricchezza ed articolazione di soggetti del privato sociale: oltre 80 piccoli teatri, oltre 200 scuole di musica ed altrettante delle altre arti, centinaia di circoli presidi del territorio, migliaia di lavoratori del settore. Una rete di antenne delle problematiche e delle richieste dei territori. Rete imprescindibile per una corretta azione amministrativa. Così la pressante richiesta è stata rappresentata non solo al Sindaco, ma anche all’Assessore Miguel Gotor, appena nominato nel novembre 2021 e in successivi appelli ed incontri con gli uffici dell’Assessorato e con il capo di segreteria Gianni Paris. È stato un percorso faticoso fatto anche di incomprensioni reciproche dovute soprattutto alle difficoltà di comprendere per tutti la portata possibile di questa novità e alle resistenze incontrate da più parti ad adeguarsi a questo strumento che nel settore potrebbe essere davvero potentissimo. Una cosa è “l’assemblea dei cittadini o delle associazioni”, un’altra la condivisione di parte dei poteri, per decidere insieme un indirizzo nuovo. La coprogrammazione (lo ricordiamo qui al mondo delle associazioni culturali che in ritardo si stanno attrezzando) è una pratica politico-amministrativa dedicata alle priorità e non alle urgenze che possa articolarsi in quattro punti: porre degli obiettivi di trasformazione; condividere dati ed informazioni; organizzare nuove regole del gioco; proporre indicatori di valutazione.

Parte il tavolo di coprogrammazione

A chi legge e sia pratico del mondo delle onlus, delle cooperative sociali più che del mondo dell’associazionismo culturale è importante sottolineare che il ritardo prima indicato si concretizza non solo nell’ignoranza ancora diffusa su potenzialità e regole di questo strumento ma più concretamente nel ritardo – ad esempio – a portare tutto questo mondo ad iscriversi al RUNTS e via discorrendo. A questo si aggiungano le paure e le difficoltà del mondo dell’amministrazione in fase di profonda ristrutturazione e con carenti risorse umane e logistiche. Dopo inevitabili momenti di rottura tra PA e mondo delle associazioni, ma anche interne a quest’ultimo, dopo qualche mese dall’arrivo di una nuova dirigente, Cinzia Esposito, nel giugno 2023 viene pubblicato l’Avviso pubblico (det. Dir. 1269 del 30/05/2023) “Per l’individuazione di Enti del Terzo Settore interessati alla co programmazione di cui all’art.55 comma 2 del DLGS 117/2017 per promuovere e favorire l’integrazione e la socializzazione di processi culturali indirizzati all’individuazione di temi e contenuti propedeutici ad una nuova geografia culturale della Città di Roma”. Una richiesta iniziale del mondo delle associazioni era di favorire la partecipazione al tavolo alle reti più che alle singole strutture (un tavolo non avrebbe potuto funzionare se avessero partecipato tout court le migliaia di associazioni presenti a Roma) e al tempo stesso (solo da una parte del mondo culturale) di tenere il tavolo aperto a quel 70% di strutture che non avevano ancora avviato le procedure di trasformazione. Purtroppo non è stato possibile: l’avviso era riservato agli enti iscritti al registro del Terzo Settore. A seguito della pubblicazione dell’avviso hanno risposto 91 enti, di cui 90 ammessi al tavolo anche grazie al soccorso istruttorio (un solo ente non ha potuto rispondere successivamente causa grave malattia del legale rappresentante). Un numero abbastanza ampio, certo non esaustivo del mondo culturale romano, ma da qualche parte si doveva iniziare. E dopo un lungo periodo di pausa finalmente il 7 marzo 2024 con repertorio QD/452 è stato approvato l’elenco degli Enti ammessi al Tavolo e convocata la prima riunione preliminare pochi giorni dopo, il 12 marzo, alla presenza di gran parte degli enti ammessi nonché dell’Assessore, del capo segreteria e della dirigente.

Un possibile apripista nazionale

Si preannuncia così, finalmente, dopo quasi tre anni dalle prime interlocuzioni, un percorso difficile ma molto importante per chi ha cuore la trasformazione delle politiche culturali della città. Nei sei mesi che il tavolo ha per portare a compimento la sua opera le difficoltà all’orizzonte sono tante, in primis riuscire a mantenere un equilibrio tra le forti aspettative generate da anni di mancato dialogo concreto e la mancanza di fiducia tra le parti. Come ascoltare le singole e diffuse esigenze dei territori mantenendo una difficile capacità di sintesi? Come favorire quel processo di amministrazione condivisa che non delegittimi gli uffici, ma che recepisca il ricco patrimonio del mondo di culture romane diffuse? Come prevedere un dialogo con il mondo che ancora non ha potuto partecipare all’avviso rispettando comunque l’avviso stesso? Come non disperdere articolazione e far si che il tavolo ponga all’attenzione della Giunta le trasformazioni indispensabili più che necessarie? Sono domande alle quali nei prossimi mesi, magari con l’ausilio di un piccolo drappello di facilitatori preparati potremo rispondere, consci che un successo di questo percorso potrebbe fungere da apripista a livello nazionale. Un eventuale insuccesso certo creerebbe un profondo fossato che sarebbe difficile poi da colmare. E tutti gli attori presenti dovranno fare la propria parte perché questa eventualità possa essere scongiurata.

Immagine di copertina Stella Papini

 

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