POLITICHE CULTURALI A ROMA: PARTITA LA COPROGRAMMAZIONE

Ha preso il via la coprogrammazione al Dipartimento Politiche Culturali di Roma Capitale. Neet e nuove culture le linee di collaborazione identificate. Ne abbiamo parlato con Cinzia Esposito, Direttore del Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale

di Checco Galtieri

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Dopo un lungo periodo di quasi tre anni ha preso il via la procedura di coprogrammazione al Dipartimento Politiche Culturali di Roma Capitale. Un percorso importante per la trasformazione delle politiche culturali della città partito con una lettera di avvio (Prot. QD/2024/0026621 del 07/08/2024) a tutti gli Enti ammessi alla partecipazione al Tavolo. Sono partiti quindi i 180 giorni per il processo partecipato organizzato in tre fasi: una prima fase di conoscenza attraverso un questionario predisposto dal Dipartimento con scadenza prevista per il 15 settembre. Gli Enti che avranno compilato il questionario potranno partecipare alla seconda fase, articolata in incontri online tra la metà di ottobre e la metà di novembre. A gennaio 2025, per la fase tre, è previsto un incontro in presenza con gli Enti avranno partecipato alle fasi precedenti. L’obiettivo di questa fase sarà: identificare possibili scenari d’azione collaborativa; definire percorsi di sviluppo sulle due linee di lavoro identificate da Roma Capitale (neet e nuove culture); definire le linee guida per una collaborazione sostenibile ed efficace. Del percorso e dei suoi obiettivi abbiamo parlato con Cinzia Esposito, Direttore del Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale.

Quanto è importante avviare a Roma, anche in ambito culturale, una coprogrammazione sperimentata in ambito sociale? Perché alcune esperienze di amministrazione condivisa, più sviluppate in ambito urbanistico o sociosanitario, si affacciano per la prima volta in ambito culturale?
«La coprogrammazione è stata sperimentata nell’urbanistica e in ambito ambientale, in quanto contesti in cui è facile associare la visione comune del bene pubblico. Sia l’urbanistica che l’ambiente richiamano il concetto di vivibilità dei luoghi, ovvero strade, piazze, scuole, mezzi pubblici, aree verdi, edilizia residenziale e civile, servizi sanitari, centri medici. In questi ambiti è fortemente avvertito dalla cittadinanza l’interesse collettivo, la natura del bene, identificato come comune. L’amministrazione deve pensare a quali sono i beni e servizi pubblici necessari, da realizzare nelle aree più utili della città attraverso i piani di zona, affinché l’accesso ai servizi essenziali sia garantito a tutti, senza distinzioni. Grazie alla coprogrammazione, e al metodo dell’urbanistica partecipata, l’amministrazione è in grado di interloquire in modo trasversale e uniforme con la cittadinanza, con i portatori di interessi della società civile, nella finalità di fare il bene di tutti. Anche nel settore delle politiche ambientali il carattere comune del bene ambientale è identificativo e molto sentito dalla collettività: laghi, fiumi, aree verdi, parchi, riserve naturali sono beni pubblici e in quanto tali l’amministrazione interviene a tutela dei cittadini, anche in ottica di sviluppo sostenibile. La coprogrammazione quindi riveste un ruolo significativo contro possibili speculazioni, a difesa dei beni, dei servizi e delle aree verdi comuni. Attualmente in Europa e in Italia si sta affermando con efficacia sempre maggiore la coprogrammazione quale modello di policy anche in ambito culturale. Per questo è importante ricondurre le diverse declinazioni della cultura alla dialettica dei Tavoli sui beni comuni materiali e immateriali, così come fanno le associazioni ambientaliste a difesa degli animali e delle risorse naturali del pianeta. In tale contesto, Roma Capitale ha posto al centro delle politiche di governo della città la cultura, quale volano di sviluppo sostenibile e modello per un sistema di pratiche virtuose orientate anche al welfare culturale. Questa amministrazione intende promuovere modelli virtuosi di interconnessione tra cultura, creatività, innovazione, crescita economica e processi sociali, atteso che la città vanta la presenza attiva di industrie culturali e creative forti e dinamiche i cui impatti generati sono a beneficio dell’intera comunità. Con la coprogrammazione, l’amministrazione capitolina e la comunità civile possono individuare i temi, i contenuti, i bisogni culturali da soddisfare: il valore della pace tra i popoli e tra le diverse professioni religiose sono temi ai quali la cultura offre un importante contributo di diffusione e promozione a vantaggio di tutte le generazioni, e soprattutto delle future. Un campo di applicazione è, ad esempio, la musica: classica e moderna, è il linguaggio attraverso il quale dare diffusione a questi temi, e pertanto area di riflessione sui quali i tavoli di coprogrammazione attivano i propri percorsi di analisi. È risaputo che gli artisti, nella dimensione della musica dal vivo, sono grandi attrattori di giovani e divulgatori di temi, realtà rilevanti per la società: pensiamo a grandi nomi come Giuseppe Verdi, per citare un esponente della musica classica, ma anche i Pooh, Renato Zero, Claudio Baglioni, De André, Ultimo, i quali attraverso la musica parlano di libertà, amore, difficoltà della vita quotidiana, ricerca di senso, trasformazioni sociali, speranza. Grazie ai tavoli di coprogrammazione, animati dai tecnici e dai professionisti della cultura cittadina, condizioni e bisogni culturali del tessuto socio-territoriale della città di Roma possono essere intercettati e inseriti nella programmazione cittadina, in quanto beni comuni».

Il processo di coprogrammazione è complesso e articolato. Come avete pensato di condurre una regia, una facilitazione del percorso che contemperi le esigenze del Terzo settore  con quelle della PA producendo un esito superiore alle progettualità iniziali?
«In armonia con le politiche nazionali e con particolare riferimento al Codice del Terzo Settore, Roma Capitale ha pubblicato un avviso pubblico per l’individuazione di Enti del Terzo Settore interessati alla coprogrammazione per promuovere e favorire l’integrazione e la socializzazione di processi culturali e ha avviato l’iter amministrativo per l’istituzione del Tavolo della coprogrammazione culturale con gli ETS, disciplinandone finalità e modalità di svolgimento. È stato così individuato un elenco di enti rappresentativo della molteplice e diversificata compagine di operatori culturali che operano a Roma, con i quali realizzare una collaborazione che intercetti bisogni, potenzialità culturali, trasformazioni sociali e sviluppi processi di rigenerazione urbana. I lavori si svolgeranno preferibilmente su piattaforma on line, oltre che in presenza per garantire la più ampia partecipazione sia in modalità sincrona che asincrona: le riunioni, registrate e verbalizzate, saranno organizzate su base tematica così che gli interessati potranno decidere di parteciparvi o meno in base agli argomenti trattati di volta in volta. Grazie alle chat in piattaforma, si potranno condividere esperienze e proposte. Questo tipo di coordinamento facilita inoltre una partecipazione responsabile ed efficace dei vari interlocutori coinvolti. Resoconti saranno portati di volta in volta alla politica, sì da facilitare il riscontro politico sui temi trattati e arricchire il confronto con ulteriori contributi».

Immagine di copertina: Lucas Uyezu

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