CRISTINA DE LUCA. PER UN CSV AGENTE DI SVILUPPO SUI TERRITORI
Cristina De Luca è candidata al nuovo Direttivo CSV Lazio. Valorizzare il ruolo dei soci e i territori, investire per avvicinare i giovani al volontariato sono alcuni dei temi prioritari nell’immediato futuro del CSV
23 Giugno 2022
«Un filo rosso legato al volontariato e ai temi sociali ha attraversato tutta la mia vita». A raccontare è Cristina De Luca, che ha iniziato il suo percorso di volontariato nello scoutismo: l’impegno volontario ha da sempre messo in collegamento la sua vita personale e professionale.
Responsabile nazionale AGESCI dal 1983 al 1988, Vice Presidente del Centro del volontariato per l’accoglienza giubilare del 2000, fondatrice e Presidente dell’associazione Vola volontari per l’accoglienza nata dopo il Giubileo del 2000.
Presidente dell’ex COGE Lazio e Vice Presidente della Fondazione Italia Sociale istituita dal Codice del Terzo Settore, è esperta di politiche sociali e consulente di istituti di formazione e ricerca sui temi sociali. In questo senso si è occupata di ricerca sociale, formazione e cooperazione internazionale. Dal 2009 collabora con l’IPRS seguendo i rapporti istituzionali e diversi progetti sia con le pubbliche amministrazioni che con il privato sociale in particolare sui temi dell’immigrazione, dei minori e del disagio sociale.
Ha inoltre collaborato con organizzazioni non governative fra cui la FOCSIV, per la quale ha coordinato numerosi progetti di sviluppo in Africa ed America Latina; è stata Vice Direttore del Consorzio per la formazione internazionale di Roma (CFI) e consulente del Dipartimento nazionale di Protezione civile, in particolare sui progetti di servizio civile internazionale.
I temi sociali caratterizzano anche la sua vita professionale: ha fatto parte del Secondo Governo Prodi in qualità di Sottosegretario di Stato al Ministero della Solidarietà Sociale; è stata Senatrice nella XVI legislatura e membro della Commissione lavoro e politiche sociali.
Continuano gli approfondimenti in vista del rinnovo delle cariche del CSV Lazio. In una prima fase, a partire dai presidenti dell’unificazione e attraverso i pareri e le opinioni dei principali stakeholder del CSV, abbiamo voluto dare il quadro di cosa sia oggi il CSV Lazio e quali siano i principali assi strategici della sua azione, le prospettive future, i punti di forza e le criticità. Con Cristina De Luca prosegue la serie di contributi dedicata ai candidati al nuovo Direttivo CSV Lazio.
La storia del suo impegno nel volontariato inizia da lontano. Può raccontarci il suo percorso?
«È molto semplice, da ragazza ho fatto la scout e, nei principi educativi dello scoutismo, è fortemente radicata l’idea che occorra restituire tutto quanto si è ricevuto dai propri capi in termini di aiuto nella crescita, accompagnamento all’autonomia. Così ho iniziato facendo la capo scout, poi la responsabile nazionale Agesci. Nelle more della mia attività professionale, ho sempre continuato ad occuparmi di volontariato, che era, tra l’altro, una delle mie deleghe quando ho ricoperto il ruolo di Sottosegretario di Stato. Ancora, quando sono stata Senatrice della Repubblica, ero membro della Commissione Lavoro che aveva fra le sue competenze anche i temi sociali e del volontariato. Sono poi tantissimi anni che seguo il Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio, quale presidente dell’organismo di controllo, l’ex Coge Lazio, in una posizione diversa, quindi, da quella che oggi mi vede candidata al nuovo Direttivo, che ho sempre interpretato come opportunità di capire e sostenere il ruolo del CSV e, attraverso questo, il ruolo delle associazioni di volontariato».
Come presidente del Coge Lazio, lei ha avuto modo di seguire da vicino l’unificazione e tutti i passaggi che hanno portato al CSV Lazio. Quali la sua esperienza e la sua opinione, come osservatore degli orientamenti politici ed organizzativi?
«Non ho mai interpretato il mio ruolo di presidente del Comitato di Gestione come di mero controllore, ma come il ruolo di chi condivide un percorso, sempre nel rispetto dei ruoli e dei compiti di ciascuno. Con Cesv e Spes i rapporti sono stati ottimi, abbiamo sempre cercato di collaborare e di condividere i momenti più complessi. Mi piace sottolineare come i due Centri, lavorando insieme, siano stati capaci di operare scelte che hanno aperto la strada a nuovi percorsi, anticipando in alcuni casi azioni che si sono poi rivelate importanti nelle programmazioni future. Ho accompagnato e fortemente sostenuto l’unificazione, che, avvenuta prima della Riforma del terzo settore, ha richiesto un percorso complesso e articolato, ma ha anche portato tutti i frutti positivi che vediamo oggi: ora non si parla più di Cesv e Spes, ma di CSV Lazio e lo si fa con una grande tranquillità, cosa per nulla scontata se si tiene conto del fatto che i due Centri erano portatori di storie di servizio alle associazioni molto diverse negli approcci e nelle modalità di attuazione. L’aver fatto sintesi, sia da parte della Presidenza e del Direttivo, sia da parte del Coordinamento, non è stata un’operazione semplice. Un lavoro importante, al quale ho cercato di contribuire e i cui risultati si vedono oggi».
In un’intervista a Roberto Giusti, abbiamo ripercorso la storia del CSV Lazio dal punto di osservazione del Coge Lazio, con uno sguardo in avanti alle possibili forme di collaborazione tra CSV e Fondazioni. In un passaggio Giusti apriva a due versanti di lavoro futuro: puntare a una rappresentazione del lavoro del CSV Lazio sul territorio più mirata sulle singole fondazioni; esplicitare in modo più incisivo i vantaggi e le sinergie che potrebbero derivare da una più fattiva collaborazione tra fondazioni e centri. Lei cosa ne pensa?
«Uno dei temi che accompagnerà il CSV Lazio, e molto di più il CSVnet, l’Organismo nazionale di controllo nei prossimi anni, riguarderà la costruzione di una maggior collaborazione sui territori tra i diversi soggetti presenti. Il tema della rete è ineludibile in un’ottica di sviluppo e di crescita Ai CSV lo sforzo di essere sempre più capaci di essere una presenza capace di interpretare e rispondere ai bisogni, di sapersi raccontare, di rappresentarsi maggiormente anche presso le fondazioni. Occorre implementare un rapporto che rischia, altrimenti, di restare in essere solo perché dovuto per legge e dalla legge condizionato, comunque limitante nei frutti che può portare. Nel rispetto dei ruoli e delle scelte delle Fondazioni, credo sia questa la strada su cui camminare, questa la prospettiva su cui lavorare».
Quali questioni ritiene quindi prioritarie per il CSV Lazio per i prossimi anni?
«Ne vedo almeno quattro. La prima è il miglioramento dei servizi offerti, in un CSV caratterizzato dalla compresenza di grandi organizzazioni di respiro nazionale e di piccole associazioni, che, in quanto tale, deve riuscire a tener conto delle diversità, trovando, nella sua programmazione e nei suoi servizi, l’equilibrio tra le esigenze delle grandi e quelle delle piccole. Il secondo tema, coerente con il primo, sta nella valorizzazione del ruolo dei soci: oggi il CSV Lazio ha un numero importante di soci, che devono contribuire a determinare le scelte, le strategie, gli obiettivi che il Centro si pone. In questo senso ritengo fondamentale la valorizzazione del loro ruolo e delle loro differenze. Terza priorità – e non per ordine di importanza – è la valorizzazione dei territori. Il CSV Lazio è un Centro particolare che, da un lato, ha Roma, la Capitale d’Italia, dall’altro ha le province, in territori molto più piccoli. È chiaro che la Capitale rischia di essere fagocitante rispetto alle altre realtà, che sono portatrici di ricchezze ma anche di esigenze diverse: una piccola associazione che svolge con competenza e tenacia la propria mission, in un piccolo centro ha altrettanta – se non maggiore – importanza strategica della grande associazione impegnata su più fronti. Il tema è valorizzare i territori come luoghi di aggregazione sociale, nei quali il CSV svolge il ruolo unico di soggetto che conosce il territorio, le associazioni, i bisogni e le opportunità e che riesce a costruire intorno ad un tessuto che permetta alle associazioni di operare al meglio e che le rappresenti nei luoghi istituzionali, rafforzando cosi la loro presenza e il loro impegno. L’ultimo punto è dirimente e ci interroga oggi su come avvicinare i giovani all’impegno volontario. E’ un problema che dobbiamo porci con molta chiarezza. Se già c’erano avvisaglie che per i giovani era più difficile avvicinarsi al volontariato per una serie di cambiamenti strutturali e culturali, oggi, dopo la pandemia, questo tema appare più evidente e più critico . Se vogliamo che il volontariato continui a essere nel paese quella spina dorsale che costruisce legami, favorisce la crescita delle comunità e contribuisce a superare le difficoltà e gli squilibri sociali, credo sia ineludibile e non rimandabile un investimento molto forte su come avvicinare i giovani al volontariato. Sottolineo , infine, che il CSV Lazio negli ultimi anni ha avviato alcune attività che offrono ulteriori servizi e opportunità per le associazioni – cito ad esempio il servizio civile, la progettazione europea, i temi della prevenzione e della sicurezza con una formazione dedicata, ma potrei segnalarne ancora altri -. E’ la strada che il CSV deve percorrere: accanto ai servizi più classici, deve esserci anche la capacità di continuare ad interpretare il futuro, di capire quali sono quelle iniziative che possono aiutare a rafforzare l’impegno e la presenza delle associazioni, a dare a queste realtà la certezza che dietro di loro c’è un CSV che le supporta e le accompagna. Essere in poche parole un CSV agente di sviluppo sul territorio, punto di incontro e di riferimento».
Perché ha deciso di candidarsi?
«Mi sembra l’evoluzione naturale, dopo tanti anni dall’altra parte, condotti da persona che si è messa in gioco nella relazione con il CSV. Posso dire che alla presidenza di oggi ci sono persone di cui ho stima, che ritengo amiche, con cui ho condiviso un percorso, le difficoltà, le criticità dell’unificazione. Ora credo sia il tempo di un cambiamento e di cercare di dare il mio piccolo contributo ad un futuro che vedrà il CSV Lazio impegnato a svilupparsi ulteriormente».
Rimandiamo alle interviste a: Paola Capoleva e Renzo Razzano; Chiara Tommasini; Lorena Micheli; Roberto Giusti; Riccardo Varone.
Le interviste agli altri candidati: Carla Messano, Carlo Quattrocchi , Andreina Ciogli, Danilo Chirico, Vincenzo Carlini, Maurizio Vannini, Roberto Rosati, Sandro Libianchi, Raffaele Castaldo, Sergio Cervo, Giulio Russo, Tiziana Latini, Antonio Felice Fargnoli, Maria Cristina Brugnano, Claudio Graziano, Paola Capoleva.
Una risposta a “CRISTINA DE LUCA. PER UN CSV AGENTE DI SVILUPPO SUI TERRITORI”
salve.
mi chiamo Lo Sasso Antonia sono la Presidente dell Associazione Solarmente ODV di Potenza, è stata fondata circa 15 anni fa da un gruppo di genitori
e parenti di pazienti con problemi di salute mentale
vorrei formare un gruppo di auto-mutuoaiuto mi potrebbe dare una mano
GRAZIE
Antonia