GIULIO RUSSO: UN CSV SEMPRE PIÙ PER LA CRESCITA COMUNE E LA VALORIZZAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI
Candidato al nuovo Direttivo CSV Lazio, programmazione, implementazione dei servizi, rapporti con gli enti pubblici, partenariati locali sono per lui alcune delle parole chiave nel futuro del Centro
21 Giugno 2022
Giulio Russo è volontario da oltre 45 anni. «Ho cominciato con piccole ma significative azioni di volontariato in campo ambientale e sono stato uno dei promotori del referendum antinucleare del 1987 insieme al mondo del biologico e alle associazioni ambientaliste». Nel frattempo, a metà degli anni ’80 ha fondato la storica associazione Focus-Casa dei diritti sociali di cui è presidente da allora.
Continuano gli approfondimenti in vista del rinnovo delle cariche del CSV Lazio. In una prima fase, a partire dai presidenti dell’unificazione e attraverso i pareri e le opinioni dei principali stakeholder del CSV, abbiamo voluto dare il quadro di cosa sia oggi il CSV Lazio e quali siano i principali assi strategici della sua azione, le prospettive future, i punti di forza e le criticità. Con Giulio Russo prosegue la serie di contributi dedicata ai candidati al nuovo Direttivo CSV Lazio.
Ha vissuto e sta vivendo un lungo percorso associativo…
«Sì, ed è un percorso che ha coniugato e coniuga l’attività quotidiana e concreta di volontariato locale e settoriale con alcune battaglie per i diritti importanti e globali che abbiamo sviluppato e sviluppiamo come Casa dei diritti sociali. Anche e sovente insieme ad altri soggetti, cittadini ed enti, per il futuro di tutti noi».
Quali battaglie, per esempio?
«Dopo l’approvazione della legge Martelli sull’immigrazione, nel 1990, si collocò un bus Atac all’uscita della stazione Termini per informazioni e accompagnamento dei migranti all’ottenimento dei permessi di soggiorno. Per l’epoca fu un’iniziativa decisamente innovativa. Ma poi, sempre negli anni ’90, ricordo il lavoro che facemmo alla Pantanella: un ex pastificio chiuso da una decina d’anni era diventato “casa” di migranti e senza fissa dimora. Noi portammo i servizi, gli allacci, e lo facemmo diventare una sorta di centro di accoglienza sempre con l’obiettivo di accompagnare alla regolarizzazione. In quest’occasione ci fu un grande incontro con la Caritas di don Luigi di Liegro. E ancora voglio menzionare “l’occupazione” della ex Centrale del latte nel decennio ‘90: da spazio comunale abbandonato lo abbiamo trasformato nella “Centrale dell’Arte” un centro vivo, utilizzato a fini di pubblica utilità. C’era la palestra, il teatro, l’ambulatorio medico, i servizi legali, i corsi di italiano, l’avvio alla scolarizzazione dei bimbi migranti. L’abbiamo predisposto come centro interculturale, ed era per una Roma democratica e interculturale. Poi c’è ciò che facciamo ogni giorno come Casa dei diritti sociali, a sostegno delle persone con le più diverse fragilità. Dando sempre un certo rilievo alla componente femminile dell’immigrazione a Roma, con un’attività di sostegno allo sviluppo di associazioni di migranti in genere e delle migranti in particolare. Tutto questo sviluppando il nostro programma, senza mai alzare la voce, curando buoni rapporti e mantenendo sempre autonomia dalla politica».
Quale esperienza ha avuto del CSV Lazio negli ultimi anni?
«Sono stato uno dei fondatori del Cesv e attualmente sono nel consiglio direttivo di CSV Lazio. Quindi ne ho un’esperienza diretta e sono consapevole che a livello regionale oggi il CSV Lazio svolge un ruolo efficiente ed efficace a sostegno delle organizzazioni di volontariato e dei volontari del terzo Settore, ma credo che si possa fare di più, potenziando il lavoro territoriale di ricerca-azione, animazione, accompagnamento e promozione delle capacità progettuali e delle buone pratiche delle OdV e delle reti presenti sul territorio. Analogamente, ritengo che, essendo il CSV Lazio a Roma Capitale, in un’area metropolitana che nel bene e nel male condiziona l’intera regione Lazio, sia chiamato a svolgere un ruolo propulsivo responsabile, di stimolo, di proposta progettuale e strategica per tutte le reti, anche nazionali, che intersecano i CSV e quindi CSVnet».
Come osservatore degli orientamenti politici ed organizzativi, quale opinione ha del CSV Lazio?
«Riscontro una grande attenzione, apertura, capacità di dialogo. La qualità delle relazioni fra operatori, gruppo dirigente del CSV Lazio e associazioni è alta, il personale è attento, disponibile, efficace. In questo periodo, poi, abbiamo assistito alla moltiplicazione di occasioni, sempre episodiche, di collaborazioni con il sistema degli enti locali e degli enti pubblici sia nell’area metropolitana sia nel territorio regionale, con la necessità di passare a una seconda fase che includa la stabilizzazione e la coltivazione delle reti a partire dalle opportunità locali, di settore e dal quadro delle disponibilità generali. La cosa che ancora stenta è la miscela fra le organizzazioni più stabilmente coinvolte, portatrici di interessi magari territoriali o/e specifici: le iniziative sviluppate da singole associazioni in questo triennio sono state molto più tecniche e molto meno occasione di crescita comune. Poi la pandemia ha portato alla sospensione delle iniziative in presenza e forse da questo punto di vista, pur compatibilmente con la situazione, si poteva fare qualcosa di più e di diverso, anche alla luce di alcune esperienze che sono state realizzate durante le estati in particolare dalle associazioni di Esquilino, ma non solo. Credo inoltre che non sia stata abbastanza focalizzata l’attenzione sull’evoluzione delle esperienze delle organizzazioni di volontariato nella regione, che poteva essere sviluppata di più e prima. E, infine, servirebbe una più ampia presenza locale: il sistema delle Case del Volontariato può permettere una migliore, consolidata e innovativa presenza su tutto il territorio regionale, dai Municipi romani ai Comuni della Regione e alle opportunità di sistema. Ma vorrei aggiungere ancora una cosa».
Quale?
«Penso che nel primo periodo dopo l’unificazione il CSV Lazio abbia un po’ sofferto la pandemia. In questa fase, durante e a causa dell’emergenza Covid-19, mentre i servizi, l’organizzazione delle prestazioni sono continuati, quello che poteva essere il terreno culturale e politico di costruzione del Centro – altra cosa rispetto ai percorsi di Cesv e di Spes – è di fatto rimasto in gran parte sulla carta. Da questo punto di vista un periodo di unificazione vero e proprio comincia ora».
Quali questioni ritiene prioritarie per il CSV Lazio per i prossimi anni?
«Oltre a quanto appena detto, credo che ci si debba muovere su più fronti che si affacciano. Intanto, occorre lavorare sullo sviluppo delle buone pratiche di programmazione, sull’implementazione delle attività, dei servizi alle associazioni, dei rapporti con gli enti pubblici e locali. Ma anche operare sull’estensione delle sperimentazioni di partenariato in sede locale. E ancora, va messa in campo una più esplicita articolazione della programmazione delle attività del CSV Lazio, accettando e ben praticando la sfida strategica delle innovazioni che vanno sperimentate e realizzate. Sarà inoltre necessario l’incremento e la qualificazione di un dialogo costante e ben costruito fra la compagine dei soci e le strutture direttive del Centro Servizi. Tutto questo senza dimenticare le conseguenze della fase di guerra in Ucraina ancora in atto e il rilancio delle ragioni della pace».
Perché ha deciso di ricandidarsi?
«Per contribuire a realizzare un salto di qualità del CSV Lazio, a partire dalla programmazione 2023. Già nei secondi sei mesi del 2022 occorrerà impegnarsi per accompagnare e stimolare ulteriormente le culture delle organizzazioni di volontariato del Lazio, operando anche e insieme ai volontari delle associazioni di promozione sociale per promuovere lo sviluppo e la condivisione di buone pratiche, valorizzando quelle situazioni associative indipendenti dalle tendenze dominanti in atto».
Rimandiamo alle interviste a: Paola Capoleva e Renzo Razzano; Chiara Tommasini; Lorena Micheli; Roberto Giusti; Riccardo Varone.
Le interviste agli altri candidati: Carla Messano, Carlo Quattrocchi , Andreina Ciogli, Danilo Chirico, Vincenzo Carlini, Maurizio Vannini, Roberto Rosati, Sandro Libianchi, Raffaele Castaldo, Sergio Cervo, Tiziana Latini, Antonio Felice Fargnoli, Maria Cristina Brugnano, Claudio Graziano, Cristina De Luca, Paola Capoleva.