MARIA CRISTINA BRUGNANO: GIOVANI E FORMAZIONE SONO LE PRIORITÀ
Maria Cristina Brugnano crede a un CSV che punti sul dialogo intergenerazionale e su un rapporto aperto con tutto il terzo settore. Perché i volontari non siano minoranze attive, ma una maggioranza impegnata a cambiare il tutto
22 Giugno 2022
Maria Cristina Brugnano ha dedicato la sua vita alla formazione e all’educazione, ai giovani e alle periferie. La sociologa, l’educatrice, l’insegnante, l’attivista si sono fuse nell’esperienza di Cemea del Mezzogiorno, di cui oggi è Presidente. Si dice che in educazione non si è mai il ruolo che si gioca, ma la persona che si è. E M. Cristina Brugnano, candidata al direttivo del CSV del Lazio, può portare con sé tutto il vissuto e l’esperienza in questi campi. Crede a un Centro di Servizi che punti forte proprio sui giovani e la formazione, su un dialogo intergenerazionale, e su un rapporto aperto con tutto il terzo settore. Crede che i volontari non debbano essere più solo delle minoranze attive, le persone che fanno le cose per nulla, ma che diventino una maggioranza impegnata a cambiare il tutto.
Continuano gli approfondimenti in vista del rinnovo delle cariche del CSV Lazio. In una prima fase, a partire dai presidenti dell’unificazione e attraverso i pareri e le opinioni dei principali stakeholder del CSV, abbiamo voluto dare il quadro di cosa sia oggi il CSV Lazio e quali siano i principali assi strategici della sua azione, le prospettive future, i punti di forza e le criticità. Con Maria Cristina Brugnano prosegue la serie di contributi dedicata ai candidati al nuovo Direttivo CSV Lazio.
Cosa scriverebbe in una lettera di presentazione? Qual è stato il suo percorso di vita e quello associativo?
«All’Università mi sono appassionata ai metodi dell’educazione attiva iniziando a collaborare prima come volontaria e dal 2000 professionalmente con CEMEA del Mezzogiorno Onlus, realizzando e ideando programmi e progetti per l’infanzia e l’adolescenza, che coinvolgessero la comunità in un’azione sinergica di accoglienza e accompagnamento verso il successo formativo e sociale. Sono cresciuta quindi nei CEMEA, movimento educativo che mi ha permesso di sperimentare le pratiche dell’educazione attiva, non solo in quello che con gli anni è diventato il mio lavoro, ma insegnandomi ad applicare alla mia vita metodologie in grado di tenere insieme, felicemente, diverse parti di me (la sociologa, l’educatrice, l’insegnante, l’attivista). Cerco insomma di non rinunciare alla creatività, provando a non perdermi nel caos».
La sua attività è stata sempre dedicata all’educazione alla formazione, soprattutto di minori, e alla lotta all’abbandono scolastico. Cosa le ha dato questa esperienza, a livello umano e professionale?
«Le periferie e soprattutto i giovani che le abitano mi hanno insegnato e mi insegnano tutti i giorni a vivere vedendo la realtà da punti di vista diversi. Lo scambio e le relazioni di cui mi nutro sono per me una crescita continua. I nostri successi si fondano su un grande lavoro di équipe integrate, che accolgono i linguaggi e i bisogni di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, ma tanti risultati si consolidano solo quando riusciamo ad agganciare il mondo degli adulti, le famiglie e grazie alla partecipazione attiva degli insegnanti. Un mio maestro dice sempre che in educazione non si è mai il ruolo che si gioca, ma la persona che si è. Cerchiamo di rimanere autentici e proviamo a dare spazio e rinforzare l’elaborazione collettiva, stando dentro un percorso personale di formazione continua.».
Quale esperienza ha avuto del Centro di servizio per il volontariato del Lazio negli ultimi anni?
«Conosco il CSV soprattutto attraverso l’esperienza che da molti anni ho maturato all’interno di Rete Scuole Migranti, come docente di italiano L2 e formatrice, e che mi ha fatto conoscere territorialmente le case provinciali del volontariato, associazioni e centinaia di volontarie e volontari coinvolti in tutta la Regione. Questa rete è una realtà ricchissima, oggi tanto cresciuta e molto variegata. Le grandi reti secondo me potrebbero essere una palestra-laboratorio di come si possano mettere insieme le complessità e le differenze a partire da percorsi espliciti e condivisi. Per parlare invece dell’ultimo percorso comune, nell’ultimo triennio con i progetti Tutti a scuola e Radici di comunità, CEMEA e CSV Lazio hanno portato avanti parallelamente un lavoro più sistemico sui patti territoriali come strumento operativo per le comunità, partecipando tra l’altro ad un interessante esperimento di avvio di un dialogo più strutturato tra enti e istituzioni, all’interno del primo Master sulle povertà educative attivato dall’Università di Cassino».
Come utente dei servizi e come partecipante agli orientamenti politici e organizzativi, che opinione ha del CSV?
«Credo che in questo momento possa essere utile fare chiarezza su diverse questioni: in generale i rapporti interni ed esterni con tutto il Terzo Settore, il livello organizzativo e comunicativo, il coraggio nel portare avanti le grandi sfide cui andiamo incontro. Il ruolo del CSV Lazio sarà importante e strategico. Credo si debba saper dialogare con una platea di enti maggiore e che si chiederà, non solo alla dirigenza ma a tutti gli operatori e collaboratori, una nuova capacità di interpretare i territori e coniugare le domande, una grande capacità di fare rete intorno alle necessità non degli enti, ma soprattutto dei territori. Una grossa sfida, in un momento tragico che all’isolamento della pandemia aggiunge il ripiegamento della guerra e che va trasformato in uno slancio verso la capacità di agire e di farlo insieme».
Quali questioni ritiene prioritarie per il CSV Lazio nei prossimi anni?
«I giovani e la formazione per prima cosa, in un dialogo intergenerazionale che sia ricchezza per tutti. Ma appunto anche il rapporto aperto con tutto il Terzo Settore, stimolare il volontariato perché prenda voce e giochi il suo ruolo nei confronti delle altre componenti in una logica di sostegno sinergico. Sostenere l’azione di advocacy verso l’intera popolazione: non basta più chiedere sostegno e supporto per ogni singola fascia sociale in difficoltà, ma bisogna ripensare la società perché sia concretamente garantita una azione di welfare che si sta erodendo come se non ci fossero alternative. La filantropia sta riprendendo il posto del diritto, il privato muove i fondi senza un adeguato governo pubblico, il CSV può giocare un ruolo per stimolare un’inversione di tendenza.».
È tra i soci fondatori di W.A.L.L.S. ed è Presidente di Cemea del Mezzogiorno: vuol dire bellezza, gioco, educazione. Questi elementi sono collegati fra loro? Quanto sono importanti oggi? Che apporto potrebbe dare al CSV una persona con la sua esperienza?
«Credo sia fondamentale portare al centro del dibattito pubblico la voce dei giovani e i temi legati all’educazione, alla ricerca e alla pratica sociale nella lotta alle diseguaglianze e per la promozione di una partecipazione oggi più che mai necessaria. Perché i volontari non siano le minoranze attive, le persone che fanno le cose per nulla, ma che diventino una maggioranza impegnata a cambiare il tutto».
Rimandiamo alle interviste a: Paola Capoleva e Renzo Razzano; Chiara Tommasini; Lorena Micheli; Roberto Giusti; Riccardo Varone.
Le interviste agli altri candidati: Carla Messano, Carlo Quattrocchi , Andreina Ciogli, Danilo Chirico, Vincenzo Carlini, Maurizio Vannini, Roberto Rosati, Sandro Libianchi, Raffaele Castaldo, Sergio Cervo, Giulio Russo, Tiziana Latini, Antonio Felice Fargnoli, Claudio Graziano, Cristina De Luca, Paola Capoleva.