VINCENZO CARLINI. UN CSV SEMPRE PIÙ DI PROSSIMITÀ
Una vita in protezione civile, Vincenzo Carlini è candidato al nuovo Direttivo CSV Lazio. Formazione, progettazione, rapporti con le istituzioni, prossimità alle piccole associazioni le parole chiave nel futuro del CSV.
13 Giugno 2022
Vincenzo Carlini è in protezione civile dai primi anni 2000: è fondatore e presidente dell’associazione di volontariato di protezione civile Praesidium; dal 2013 è presidente del Comitato Regionale Anpas, è formatore nazionale Anpas per la Protezione Civile e Segretario del Comitato Tecnico Consultivo dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile del Lazio. Tuttavia la sua esperienza, la sua vita – possiamo ben dirlo – nel volontariato inizia prima, alla fine degli anni Settata, e in un ambito diverso, quello parrocchiale.
La sua storia di vita e associativa lo ha portato ad affiancare a ruoli più istituzionali un’attivazione continua sul campo, nelle emergenze legate ai terremoti in Abruzzo, Emilia, centro Italia. E poi durante la pandemia da Covid 19, ora nella guerra in Ucraina.
Di sicurezza e protezione si é occupato anche per lavoro, in un’azienda farmaceutica dove per molti anni è stato responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale.
Continuano gli approfondimenti in vista del rinnovo delle cariche del CSV Lazio. In una prima fase, a partire dai presidenti dell’unificazione e attraverso i pareri e le opinioni dei principali stakeholder del CSV, abbiamo voluto dare il quadro di cosa sia oggi il CSV Lazio e quali siano i principali assi strategici della sua azione, le prospettive future, i punti di forza e le criticità. Con Vincenzo Carlini prosegue la serie di contributi dedicata ai candidati al nuovo Direttivo CSV Lazio.
Per Vincenzo Carlini formazione, supporto nella progettazione, rapporti con le istituzioni territoriali, prossimità alle piccole associazioni, co-programmazione e co-progettazione sono le parole chiave nel futuro del CSV Lazio.
La sua è una vita passata nel volontariato. Qual è stato il suo percorso?
«Ho iniziato a fare volontariato in parrocchia dopo essere cresciuto nell’oratorio, un’esperienza di una ventina d’anni che si è rivelata fondamentale per costruire un certo tipo di relazioni, di socialità, di capacità di affrontare i problemi. All’indomani della perdita di mio padre ho sentito l’esigenza di impegnarmi in un volontariato più laico. È iniziata così la mia storia nella protezione civile, dapprima da volontario, poi, nel 2004, da fondatore dell’associazione di protezione civile Pubblica Assistenza Praesidium. Nel 2008, con l’adesione ad Anpas, Praesidium apre le proprie prospettive, con una visione della protezione civile a tutto tondo: dal sanitario, al sociale, alla formazione, alle adozioni internazionali, alla difesa dei valori costituzionali. Nel 2011 entro nel Consiglio regionale Anpas Lazio e a breve divento facente funzione del presidente e poi presidente regionale, ormai da due mandati. Contestualmente entro nel Direttivo Spes, in un momento storico in cui erano ancora attivi nel Lazio due CSV, Cesv e Spes, appunto, che, negli anni, hanno portato avanti il processo di unificazione che, anche in risposta alla Riforma del terzo settore, ha condotto al CSV Lazio che oggi conosciamo. Il mio percorso in Anpas nel frattempo è andato avanti, sono diventato formatore nazionale, faccio parte del Consiglio nazionale, abbiamo aderito a progetti di sensibilizzazione dei cittadini con il Dipartimento di Protezione civile, come la campagna “Io non rischio”. Ci siamo dedicati alla crescita del Comitato, anche interagendo con il Centro di Servizio rappresentando le istanze specifiche di protezione civile. Ho partecipato a molte delle emergenze nazionali. Da L’Aquila in su siamo stati sempre presenti».
Non solo ruoli istituzionali quindi…
«No, ai ruoli istituzionali a cui mi sono sempre dedicato si è sempre affiancata un’attivazione costante: quando posso, nonostante i molteplici impegni, sono quotidianamente in campo con i volontari. Ad esempio nell’ultimo fine settimana eravamo a Scandriglia (RI) dove, come Anpas Lazio, abbiamo testato il piano comunale di protezione civile del paesino, su richiesta del Sindaco. Il nostro compito, infatti, è anche assistere i sindaci nella sensibilizzazione dei cittadini, nella formazione e nella diffusione della cultura della protezione».
Lei ha vissuto da vicino la strada per l’unificazione. Quale esperienza ha avuto del Centro di servizio del Lazio negli ultimi anni?
«Certo, ho vissuto tutto il percorso dalla presidenza di Renzo Razzano, che, con l’unificazione, si è poi alternato con Paola Capoleva. Ho così avuto modo di assistere al grande sforzo messo in campo, a partire dall’impegno comune nell’unificare due realtà che, seppur con obiettivi comuni, lavoravano comunque in modi differenti. Un grande sforzo di raccordo, un processo razionale, rispetto al quale Paola Capoleva e Renzo Razzano hanno fatto un ottimo lavoro. Ora l’auspicio è che il nuovo Direttivo recepisca gli sforzi fatti e trasformi i primi traguardi raggiunti in stimoli ed energie nuove per proseguire sulla via dello sviluppo del CSV Lazio. Del Centro di Servizio abbiamo avuto esperienza prima da utenti: Praesidium aveva esigenze diverse, in risposta alle quali abbiamo ricevuto supporto di informazione, comunicazione, formazione. Eravamo inseriti nel catalogo Scuola e Volontariato, un’iniziativa importante, grazie alla quale venivamo contattati per portare i nostri progetti nelle scuole. Quello sulla formazione è sempre stato un grande lavoro: nella mia vita professionale mi occupavo di sicurezza sul lavoro e quindi ho frequentato corsi riguardo la sicurezza applicata al mondo del volontariato. Tra l’altro parteciperò agli Stati generali del volontariato previsti a breve, proprio nel tavolo di lavoro dedicato alla sicurezza. Ancora, abbiamo partecipato a numerosi incontri territoriali e, come Anpas Lazio, alla prima edizione della manifestazione di Insieme per il bene comune Good Deeds Day, con una tenda e tante attività dedicate soprattutto ai bambini/giovani. Il CSV ci ha dato davvero quello che un’associazione potrebbe aspettarsi da un Centro di Servizi. Ora sono candidato al nuovo Direttivo CSV Lazio. Se sarò eletto metterò al servizio la mia esperienza di volontariato».
Come utente dei servizi e osservatore e partecipante agli orientamenti politici e organizzativi, che opinione ha del CSV?
«Se il CSV Lazio non ci fosse bisognerebbe inventarlo. E non è una banalità: per le associazioni, i presidenti, i volontari è importante sapere che c’è una struttura a cui fare riferimento, anche per un semplice confronto. Il punto, secondo me, è capire quante associazioni sanno di avere a disposizione questo importante strumento sul territorio. Anche perché questo incide sulla qualità delle stesse associazioni, che trovando supporto, hanno modo di crescere e maturare. La mia opinione di utente è assolutamente positiva. Lo è ancor di più come componente del Consiglio Direttivo, perché ho potuto vedere da vicino gli sforzi fatti rispetto all’interpretazione della Riforma del terzo settore, gli sforzi per condurre ad unità i due centri; il confronto con CSVnet e la dimensione nazionale. Paola Capoleva, Renzo Razzano, i componenti del Direttivo sono stati esempi positivi».
Perché quindi ha deciso di candidarsi?
«Come presidente Anpas Lazio sento forte la responsabilità verso le mie associate di avere a disposizione un punto di riferimento, il CSV Lazio, per tutte le problematiche del volontariato. Il mio intento è avere con il CSV una sorta di osmosi: portare esperienze, istanze, modus agendi. Soprattutto ora, dopo una pandemia che ha debilitato le associazioni, ci ha costretti a modificare il nostro modo di essere e la nostra stratificazione sul territorio, ad aumentare i servizi e la formazione. Credo che per il mio Comitato e per le sua associate, essere presente dentro un organismo come il CSV Lazio sia una grande opportunità. Al Covid abbiamo sacrificato anche dei volontari, ci siamo trovati impoveriti nei numeri perché per ragioni di sicurezza abbiamo scelto di lasciare a casa i volontari più esposti al rischio. E ora ci ritroviamo nel post pandemia a ridisegnare gli assetti organizzativi delle associazioni per renderle in grado di far fronte alle nuove esigenze dei cittadini rispetto a prima, ad esempio i servizi di mobilità sul territorio sono aumentati in modo esponenziale. Per tutto questo ho deciso di riproporre la mia candidatura, per portare la voce delle associazioni e per riportare loro un approccio più ampio al volontariato e al terzo settore».
Quali questioni ritiene prioritarie per il CSV nei prossimi anni?
«Abbiamo necessità di implementare la capacità di progettazione, di migliorare i rapporti con le istituzioni. Se ripenso all’emergenza Covid, per alcuni Municipi e per i Comuni del Lazio ove risiedono le nostre associate, siamo stati noi il punto di riferimento perché le associazioni riescono ad arrivare dove l’istituzione non sempre riesce. Sicuramente mi piacerebbe che CSV Lazio continui a porre un’attenzione dedicata alle associazioni medio/piccole, quelle che dal Covid escono nella maniera più disastrata. In questo senso gli incontri territoriali sono un valido strumento di vicinanza. E poi la formazione, nell’ambito della quale, durante la pandemia, sono stati messi a disposizione del volontariato tanti webinar; la progettazione, rispetto alla quale mi augurerei ci fosse una formazione dedicata; la prossimità alle associazioni, anche rispetto al RUNTS. E ancora, il rapporto con gli enti pubblici, le istituzioni territoriali: è emerso in maniera evidente durante il Covid che gli enti di prossimità non sono pronti a sostenere il volontariato come andrebbe invece sostenuto. La co-programmazione, la co-progettazione saranno possibili solo se gli enti si accorgeranno di noi, di quello che possiamo fare, di quello che possiamo essere. In ultimo il discorso importantissimo delle sedi: tante associazioni non hanno sedi o le hanno in veri e propri buchi; spesso sono costrette a pagare il canone di affitto. Ecco io credo che questo non debba accadere, che occorra dare dignità al volontariato, mettendogli a disposizione dei luoghi dove poter esprimere le proprie potenzialità e le loro attività in maniera dignitosa e sicura».
Rimandiamo alle interviste a: Paola Capoleva e Renzo Razzano; Chiara Tommasini; Lorena Micheli; Roberto Giusti; Riccardo Varone.
Le interviste agli altri candidati: Carla Messano, Carlo Quattrocchi , Andreina Ciogli, Danilo Chirico, Maurizio Vannini, Roberto Rosati, Sandro Libianchi, Raffaele Castaldo, Sergio Cervo, Giulio Russo, Tiziana Latini, Antonio Felice Fargnoli, Maria Cristina Brugnano, Claudio Graziano, Cristina De Luca, Paola Capoleva.