CSV LAZIO: PIÙ SPAZIO ALLE ASSOCIAZIONI E AI TERRITORI
Una struttura flessibile, per rispondere alle esigenze delle associazioni e costruire rapporti con gli enti locali. Intervista con Maurizio Vannini
di Redazione
17 Aprile 2019
CSV Lazio è una realtà complessa, con otto Case del Volontariato e numerosi sportelli sparsi sul territorio della metropoli e della regione, oltre a una struttura centrale, e tutto offre una serie di servizi, attività e progetti assai diversificati. La fusione dei due precedenti Centri di Servizio, Cesv e Spes, è stata un’occasione per ripensare anche l’organizzazione della nuova realtà: è anche così che si migliora e si cresce.
«Uno dei punti su cui si è focalizzata la nuova organizzazione del Centro», spiega Maurizio Vannini, vicepresidente di CSV Lazio, «è quella di dare respiro ai territori, “capacitandoli”, cioè dando strumenti che non solo siano utili per le associazioni, ma che le facciano crescere. Vogliamo fare in modo che siano le associazioni stesse a generare risposte – insieme con il Csv attraverso la sua funzione politica e attraverso gli operatori – per rispondere alle esigenze delle associazioni territoriali, ma anche del rapporto con le istituzioni e con il tessuto sociale ed economico del territorio».
Un problema che, negli incontri organizzati fino ad ora da CSV Lazio per incontrare le associazioni sui territori, è emerso ovunque.
«Dal mio punto di vista, ci sono due livelli di esigenze, cui il Centro deve rispondere. Uno è quello del sostegno alle singole associazioni, e l’altro è quello di riunire le associazioni e i territori. Il primo è un livello molto operativo, legato da una parte alla Riforma del Terzo settore e ai compiti che assegna ai Centri di Servizio e dall’altro a tutte le esigenze concrete che nascono nelle associazioni per operare al meglio, anche secondo i decreti. L’altro livello ci impegna a creare le condizioni affinché i rapporti con le istituzioni e con le altre realtà locali siano fecondi, cioè si giochino non in una logica, diciamo così, di cliente/fornitore, ma in una logica di cooperazione. E questo sia per i piccoli che per i grandi. Quindi i territori sono importanti, perché esprimono le esigenze e i bisogni, di conseguenza il lavoro che si sta facendo come CSV è di fare in modo che i territori, quindi le associazioni e i volontari, siano soggetti attivi di questa trasformazione che avviene in un panorama ancora incerto, sia per la mancanza di alcuni decreti attuativi, sia per la mancanza di certezze sui modi in cui sarà possibile operare all’interno del quadro della riforma».
Sostegno alle singole associazioni significa anche consulenze e servizi. Credo che per questo CSV Lazio sia ben conosciuto e riconosciuto. Forse il secondo livello è la novità: soppianterà la prima?
«No, il CSV lavorerà su entrambi i piani. Ma proprio perché il contesto è ancora variabile, pensiamo al nuovo CSV, non soltanto nella logica dell’erogazione dei servizi, definita dalla legge, ma nella logica di rispondere alle nuove esigenze, e anche al loro mutare nel tempo, essendo reattivi. Significa, per cominciare, valorizzare le specificità locali, senza dimenticare la necessità di far vedere anche oltre quello che si vive momento per momento. In questa logica il rinnovamento nella continuità, che si sta portando avanti, è quello di una diversa organizzazione per l’erogazione dei servizi. Immaginiamo il CSV come un sistema che si adatta alle esigenze dei territori e delle istituzioni, grazie a un’organizzazione interna snella e che non si basa su compiti o responsabilità, ma su funzioni e attività di cooperazione. A fronte di una richiesta che arriva da un territorio, scatta la capacità di dare una risposta, combinando tutte le competenze interne, sia quelle territoriali, sia quelle che possiamo definire come funzioni “centrali”».
Quindi le case del volontariato non saranno sole nel rispondere alle richieste?
«Le case per il volontariato sono elementi di sensibilità territoriali, attive sia nel recepimento delle richieste sia nella capacità di fornire risposte, potendo contare su una rete interna di funzioni cooperative. Se per esempio attraverso una casa arriva al CSV una richiesta, la Casa stessa attiva le diverse funzioni che possono contribuire al risultato finale. Così facendo, queste funzioni generano valore aggiunto, perché non sono autoconsistenti, non sono isolate, sono piuttosto connesse all’interno del sistema più ampio del CSV, quindi generano valore. È come se si costituisse una catena del valore che produce sia maggiore efficienza (quantitativamente più servizi), sia maggiore efficacia (maggiore qualità dei servizi). Questo sistema consente inoltre che le risposte siano più adattabili, perché gli permette di riorganizzarsi velocemente, per dare risposte dove servono. Questo modello è anche un modello di integrazione tra le varie componenti: i due precedenti Centri di servizio, Cesv e Spes, già operavano in stretta collaborazione, ma ora tutti gli operatori sono chiamati a farlo in modo più integrato. Guardandosi non più per compiti, ma per funzioni, competenze, esperienze a capacità, più che per responsabilità verticali, gli operatori hanno la possibilità di offrire il proprio portato di esperienze e competenza, che si ricombina nelle diverse funzioni. Insomma, stiamo cercando di creare un sistema adattivo, flessibile, che punta alle esperienze e alle capacità e le fa crescere».
Un rapporto davvero costruttivo con gli Enti locali passa attraverso la co-progettazione. In che modo impegna CSV Lazio?
«La co-progettazione è il tema nuovo, che ci chiede di dare due risposte. Una rivolta alle istituzioni, che hanno bisogno da una parte di un aggiornamento, di un reminder sugli strumenti e le modalità della co-progettazione – al di là del codice degli appalti – e dall’altra di conoscere tutti i soggetti, che su un determinato tema hanno qualche cosa da dire (non soltanto le solite grandi associazioni). La seconda risposta è invece rivolta alle associazioni, che devono imparare a lavorare insieme non solo alle realtà simili, ma anche a quelle complementari, in modo da dare risposte più coerenti alle esigenze di co-progettazione. Questi sono i servizi aggiuntivi che noi ci impegneremo ad offrire».
Per fortuna non si parte da zero.
«Siamo in una fase di valutazione delle modalità in cui operiamo, per evidenziare i punti critici e i punti di eccellenza. Questo per costruire processi efficaci, caratterizzati da un miglioramento continuo, basato sulle migliori pratiche già esistenti. Il lavoro delle case è positivo ed è da lì che ripartiamo».
Proseguono gli incontri tra CSV Lazio e le associazioni: i prossimi saranno a Roma (il 17 e il 24 maggio, nella sede di CSV Lazio in Via Liberiana 17, dalle 15.30 alle 18.00) e ad Ariccia, il 10 maggio.