CSV LAZIO: LE PROPOSTE PER LA LEGGE REGIONALE SUL TERZO SETTORE

Il Centro di Servizio ha lavorato con la Crevol per una legge che valorizzi la partecipazione in un'ottica di co-progettazione

di Paola Capoleva

CSV Lazio ha sempre lavorato fianco a fianco con la Conferenza del Volontariato, non solo adesso o nella scorsa stagione, che ci ha visto confrontarci sui temi della Riforma del terzo settore, ma anche negli anni precedenti – potremmo dire quasi un ventennio – in cui la Conferenza, con la presidente Zambrini e con Roberto Rosati, hanno animato il dibattito sul volontariato nel Lazio.

Un percorso che il Centro di servizi ha sempre sostenuto, promosso e valorizzato, perché siamo convinti che la capacità delle associazioni di fare rete, di costruire luoghi di rappresentanza e di interlocuzione con la Pubblica Amministrazione e con la Regione, prima grande interlocutrice della Conferenza, sia un aspetto fondamentale della crescita civile di un territorio. Fare rete tra le associazioni migliora la qualità della vita delle persone, pone obiettivi di giustizia sociale, ma soprattutto crea coesione, senso di appartenenza, fa sentire squadra… contro l’individualismo che per troppo tempo ha imperato.

Per questo nel percorso di confronto, promosso nel 2019 dall’assessora Alessandra Troncarelli per la definizione di una nuova Legge regionale del Terzo settore,  è stato naturale trovarci ancora fianco a fianco con la Conferenza, con la presidente e i portavoce a fare questo cammino, sapendo distinguere ambiti e compiti, ma favoriti da una relazione di riconoscimento costruita nel tempo .

Abbiamo così fin da subito predisposto con la presidente Micheli incontri territoriali perché crediamo fortemente che il contributo delle associazioni, piccole o grandi che siano, radicate nei paesi e nelle città, sia un formidabile luogo di democrazia e impegno civico che va sostenuto. Per questo è stato importante, durante la riunione della Conferenza del 15 luglio (ne abbiamo parlato qui), poterci confrontare con con Rodolfo Lena, presidente della VII Commissione cui la legge è stata affidata, sul percorso che avrà questa Legge, decisiva per le sorti di tutto il Terzo settore, ma altrettanto determinante per la vita del volontariato della Regione Lazio.

Le proposte di CSV Lazio

In questo contesto, CSV Lazio ha avanzato, sulla Legge regionale sul Terzo Settore, proposte dettagliate che prevedevano la costituzione di 10 Conferenze territoriali (una per ogni territorio ASL della Regione Lazio). Questa formalizzazione rappresenta il riconoscimento formale di tutte le associazioni ed il loro diritto a partecipare (tutte) alla vita pubblica ed alla relazione con le pubbliche amministrazioni; l’istituzione della Conferenza regionale costruita ed eletta su base rappresentativa dei territori e la costituzione, in analogia con quanto previsto dal Codice del Terzo settore, di un Consiglio regionale del Terzo settore rappresentativo di tutti gli enti, come definiti dalle sezioni del futuro Registro Unico Nazionale del Terzo settore (RUNTS). Nel testo della proposta della giunta è presente il principio della partecipazione e della rappresentanza e molte delle proposte specifiche, pur modificate, avanzate dalla Conferenza regionale del volontariato e dal CSV. Questo obiettivo ci pare di grande rilievo, perché sancisce un principio di partecipazione importantissimo, che non trova eguali in altre esperienze regionali, più imbrigliate in logiche di rappresentanza….

 Una seconda proposta avanzata nel tavolo è stata la necessità di revisionare la legislazione regionale in materia di Terzo settore, al fine di renderla tutta coerente con le nuove norme nazionali. A questo scopo il CSV aveva prodotto un indice delle leggi regionali che necessitavano revisioni, modifiche e/o abrogazioni.  L’obiettivo era di creare un testo completo (Testo Unico?) di facile applicazione, che eliminasse le inevitabili contraddizioni di una legislazione settoriale. Nella proposta presentata ci sono solo alcune abrogazioni e modifiche. In questo senso le più recenti Linee guida sulla co-progettazione e co-programmazione e la sentenza della Corte Costituzionale  n.131 del giugno 2020 ci inducono a ritenere ovviamente necessaria una rilettura , una  armonizzazione della legge regionale alle nuove disposizioni, pur consapevoli che questo percorso è in continua evoluzione.

Una terza proposta era relativa alla centralità da attribuire, nella nuova legge, alle forme di relazione con la tutti gli enti pubblici, su tutte le attività di interesse generale e non solo sulle politiche sociali: co-programmazione, co-progettazione, accreditamento, oltre che alle modalità destinazione delle risorse per la promozione del volontariato e delle loro attività.  Su questo tema il testo contiene gli elementi essenziali previsti dal codice del terzo settore sul rapporto con gli enti pubblici senza prevedere impegni successivi di regolamentazione regionale. Il tema della gestione delle risorse, presente nel testo, è trattato con procedure amministrative precedenti la riforma e, soprattutto, senza poter  tenere conto delle nuove linee guida del Ministro sui Rapporti tra le P.A e gli Enti di Terzo settore (ETS) emanate successivamente.

La formazione congiunta

In questo scenario appare importante che la legge regionale preveda processi di aggiornamento e formazione, possibilmente congiunti, tra amministrazioni, funzionari e personale pubblico e gli enti di terzo settore, per avviare una rivoluzione culturale che vada verso le indicazioni prescritte dalla sentenza della Corte Costituzionale[1] prima richiamata. La Corte costituzionale, infatti, attribuisce un ruolo particolare agli ETS al fine di realizzare i principi costituzionali delle sussidiarietà e della solidarietà sociale.

Per questo vorrei concludere ricordando un importante Protocollo d’intesa, siglato dal CSV lazio con l’Anci pochi mesi fa (ne abbiamo parlato qui), che ha tra i suoi obbiettivi proprio quello di attivare percorsi di formazione con i funzionari dei Comuni, al fine di dare concretezza e seguito alle nuove disposizioni. Ci auguriamo che anche con la Regione Lazio sia possibile intraprendere un percorso analogo, che ci consenta di dare gambe a un percorso lungo, ma di formidabile importanza, per la costruzione di comunità più coese e solidali.

[1] «… superare l’idea per cui solo l’azione del sistema pubblico è intrinsecamente idonea allo svolgimento di attività di interesse generale e si è riconosciuto che tali attività ben possono, invece, essere perseguite anche da una “autonoma iniziativa dei cittadini” che, in linea di continuità con quelle espressioni della società solidale, risulta ancora oggi fortemente radicata nel tessuto comunitario del nostro Paese.»

 

CSV LAZIO: LE PROPOSTE PER LA LEGGE REGIONALE SUL TERZO SETTORE

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